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Sharing economy, un disegno di legge su Uber e Airbnb

Presentata alla Camera una proposta di legge per regolamentare Airbnb, Uber e altre piattaforme della sharing economy Una proposta di legge relativa alla sharing economy,  Uber e Airbnb prima di tutto, è stata firmata e presentata alla Camera dei Deputati mercoledì 2 marzo, da alcuni parlamentari dell’Intergruppo innovazione (Veronica Tentori, Antonio Palmieri, Ivan Catalano, Lorenzo Basso, Sergio…

Presentata alla Camera una proposta di legge per regolamentare Airbnb, Uber e altre piattaforme della sharing economy

Una proposta di legge relativa alla sharing economy,  Uber e Airbnb prima di tutto, è stata firmata e presentata alla Camera dei Deputati mercoledì 2 marzo, da alcuni parlamentari dell’Intergruppo innovazione (Veronica Tentori, Antonio Palmieri, Ivan Catalano, Lorenzo Basso, Sergio Boccadutri, Francesca Bonomo, Vincenza Bruno Bossio, Paolo Coppola, Adriana Galgano, e Stefano Quintarelli).

La nuova normativa intende porre fine alle eterne discussioni sul tema e regolamentare una situazione bloccata ormai da troppo tempo (il servizio Pop di Uber è stato sospeso dal maggio del 2015). I Parlamentari sono convinti che serve un aggiornamento del quadro normativo: la proposta di legge, consultabile online fino al 16 maggio, è stata già ribattezzata Sharing Economy Act e ha lo scopo di ‘disciplinare le piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi’ e ‘promuovere l’economia della condivisione’.

L’avvento della sharing economy ha conquistato sempre più persone, tanto da portare l’economia della condivisione a diventare un vero e proprio business (si pensi, appunto, ad Uber), ma il quadro normativo non è adeguato a questa rivoluzione: non tutela le nuove aziende né quelle esistenti (i tassisti, per esempio). Serve un compromesso.

Cosa prevede la proposta di legge sulla sharing economy?

La proposta va a regolamentare uno dei punti che ha fatto più discutere fino ad oggi, la parte fiscale: gli introiti generati dalle piattaforme come Uber e Airbnb dovranno essere tassati con una aliquota del 10%. Così fino a un massimo di 10 mila euro annui (anche sommabili da diversi servizi). ‘Il reddito percepito dagli utenti operatori mediante la piattaforma digitale è denominato « reddito da attività di economia della condivisione non professionale » ed è indicato in un’apposita sezione della dichiarazione dei redditi. Ai redditi fino a 10.000 euro prodotti mediante le piattaforme digitali si applica un’imposta pari al 10 per cento. I redditi superiori a 10.000 euro sono cumulati con i redditi da lavoro dipendente o da lavoro autonomo e a essi si applica l’aliquota corrispondente‘.

airbnb

Le piattaforme dovranno agire da sostituto d’imposta, trattenendo la cifra e versandola direttamente all’erario per conto degli iscritti.

Altro punto fondamentale del documento è l’eliminazione delle tariffe fisse. Tutto ciò che è sharing economy non offre servizi per i quali il gestore stabilisce una tariffa fissa. Si tratta di una norma che chiama in causa anche Uber, che fonda il suo business sulle decisioni relative alle tariffe.

A vigilare il mercato sarà l’Agcm, che sarà chiamata a valutare i singoli casi.

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