Nel Colosseo, secondo i progetti senz’altro kitsch di Airbnb, ci sarebbero dovuti finire solo ricchi turisti in vacanza a Roma, la cui cultura sull’impero fondato da Romolo rischia di limitarsi al film di Russell Crowe e a qualche caracollante serie statunitense prodotta per i colossi dello streaming. Invece, a sorpresa, nell’Anfiteatro Flavio sono finiti a darsela di santa ragione il presidente della Commissione Cultura alla Camera, Federico Mollicone (Fratelli d’Italia), la firma di Repubblica Francesco Merlo. Ma anche la stessa Repubblica che fronteggia AdnKronos. Per la gioia, si fa per dire, di noi spettatori.
AIRBNB AFFITTA IL COLOSSEO
Tutto ha avuto inizio, si diceva, con la proposta di Airbnb di sfruttare il sito emblema della città eterna, tutelato dall’Unesco e annoverato tra le sette meraviglie del mondo, come sfondo di uno show per pubblicizzare l’uscita del film Gladiatore II del regista Ridley Scott in cui i combattenti se la dovranno vedere, grazie alla computer grafica e a una buona dose di immaginazione, persino con gli squali.
Airbnb e Paramount vorrebbero inscenare un finto combattimento tra turisti il 7 e l’8 maggio 2025, con una persona che sarà incaricata di condurre i partecipanti all’interno dell’anfiteatro, nell’ipogeo e infine nei sotterranei del Colosseo. A quel punto, viene spiegato dai numerosi media che ne hanno dato conto, i vacanzieri dovranno scegliere quale armatura indossare per calarsi negli striminziti panni dei gladiatori.
LE IMMANCABILI POLEMICHE
I commenti politici sono fioccati e i più benevoli parlano di un Colosseo svilito a stregua di parco divertimenti, dimenticandone il valore di immenso museo a cielo aperto. Il Parco Archeologico del Colosseo preferisce parlare di “rievocazione storica” e si è schierato dalla parte di Airbnb anche perché se l’iniziativa dovesse andare in porto incasserebbe un assegno da 1,5 milioni di euro.
IL COMMENTO DI FRANCESCO MERLO SU REPUBBLICA
Tutto qui? No. Perché il quotidiano Repubblica, dopo aver dedicato alla notizia un paio di pezzi, lo scorso 15 novembre ha pubblicato anche un editoriale tagliente: Siamo uomini o gladiatori, firmato da Francesco Merlo. “Inutile parlare di disfacimento estetico o spiegare al presidente della Commissione Cultura, Federico Mollicone, che il Colosseo è memoria universale. Chiunque dovrebbe entrarvi in punta di piedi, anche quelli del Parco archeologico con le loro clientele di ancient romans che si sono messi a sniffare la romanità spacciata da Mollicone”, si legge nell’articolo.
MOLLICONE ATTACCA MERLO PASSANDO PER ADNKRONOS
Una chiamata in causa che al diretto interessato è rimasta sul gozzo: “Caro Merlo, sei un ‘deficiente’ perché manchi della conoscenza sui temi di cui scrivi. E non perdo tempo a inviare repliche al giornale che ti ospita perché, come sempre, non le avrebbe mai pubblicate”. La risposta apparentemente sintetica (in realtà cappello di una missiva assai più lunga) che Mollicone affida all’AdnKronos perché la recapiti a Merlo.
Una missiva in cui insulti e sfoggi di latinorum si alternano magistralmente, o forse solo manzonianamente: “Forse – attacca Mollicone – pensi di far ridere con l’ennesimo pezzo radical chic che trasuda elitismo ma sei un ‘deficiente’ – ovviamente nel senso etimologico: defici della conoscenza storica dell’identità del Colosseo e del ruolo che la rievocazione ha nei luoghi archeologici e del suo utilizzo come forma di archeologia sperimentale, come nelle arene di Nimes e Lugdunum”.
IL MANIFESTO ENTRA NELL’AGONE? NO, VIENE IGNORATO
Basterebbe la lettera dell’ennesimo politico che, non riconoscendo ai giornalisti il diritto di scrivere ciò che vogliono, strepitano, per farci perdere l’interesse a raccontare la vicenda. Anche perché, che la si pensi o meno come Mollicone, occorre puntualizzare anzitutto che quello fondato da Scalfari non è il solo quotidiano a essersi schierato contro l’iniziativa di Airbnb (Il Manifesto ha titolato in modo eloquente: Se il Colosseo è una dépendance di Airbnb), come pure occorre riconoscere a Merlo di avere appena sfiorato l’esponente di FdI.
IL GLADIATORE MERLO COLPISCE A DESTRA E A MANCA
Nel lungo pezzo pubblicato su Repubblica l’editorialista ha infatti assestato scappellotti a destra come pure a manca: “Questa è pure una patacca che viene da lontano – si legge -: gli scontri-spettacolo al Colosseo, in stile Las Vegas, non sono stati immaginati da Sangiuliano e da Giuli, ma dall’allora ministro Franceschini, con un ripristino creativo dell’antichità e del mito di Roma che nemmeno Mussolini. Tutto cominciò dieci anni fa, quando l’archeologo Daniele Manacorda, suscitando appunto l’entusiasmo di Franceschini, si spinse a ipotizzare «ogni possibile evento della vita moderna, magari gare di lotta greco-romana, o una recita di poesie, o un volo di aquiloni»”.
LA ZUFFA TRA REPUBBLICA E ADNKRONOS
Senonché, se lo scontro tra i gladiatori Merlo e Mollicone appariva già noioso sul nascere (nemmeno la minaccia finale – “Merlo, inizia a studiare e documentarti: in una sola frase, inizia a fare il giornalista e approfondire ciò su cui scrivi, cosa che evidentemente non hai fatto. La pazienza è finita. Davvero” – sortiva più di qualche sbadiglio), a ravvivare lo spettacolo gladiatorio ci hanno pensato le due testate che hanno ospitato i rispettivi scritti.
Accusa infatti Repubblica: “Con una lunga lettera di insulti, dettata all’Adnkronos che, senza prendere le distanze, ne ha riproposto sin nel titolo lo stile offensivo (‘Merlo sei un deficiente’), il presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, ha risposto a un nostro garbato articolo di dissenso sulla decisione di mettere in scena, nell’arena del Colosseo, combattimenti di gladiatori interpretati in costume d’epoca dai turisti di Airbnb”.
Replica a stretto giro l’Adknronos: “Sorprende leggere oggi La Repubblica e scoprire che al quotidiano, fondato dal grande Eugenio Scalfari, ignorino che le agenzie stampa siano per definizione già distanti da tutti. Tra i loro compiti c’è quello di riportare i fatti che accadono e le dichiarazioni rilasciate in particolar modo da esponenti politici e istituzioni. Racconteremo ovviamente anche gli annunciati risvolti giuridici che seguiranno questa vicenda. Con vivo interesse”.
BATTAGLIA DI INSULTI AL COLOSSEO
Insomma, c’è chi deficie in quanto deficiente e c’è chi ignora perché ignorante. Gli insulti volano da tutte le parti. Il magro spettacolo è assicurato e questa pantomima gladiatoria, a differenza di quella che vorrebbe inscenare Airbnb, va mediaticamente in onda senza nemmeno che il portale degli affitti brevi debba aggiungere altri soldi al milione e mezzo già messo sul tavolo. In compenso rischia di avere una risonanza persino maggiore.
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Tra i quattro gladiatori, dunque, Airbnb se la ride e se la gode. Specie visti i trascorsi tutti italiani del portale ben ricordati dal Manifesto: “Chi è rimasto deluso dal mancato combattimento gladiatorio tra Elon Musk e Mark Zuckerberg, previsto l’estate scorsa nell’Anfiteatro di Pompei e caldeggiato dall’ex ministro Sangiuliano, potrà trovare nuova linfa sovranista nelle competizioni indette da Fratelli d’Italia con la complicità di un’azienda che tra il 2017 e il 2021 ha evaso il fisco italiano per un totale di 779 mila euro”.