Il Partito popolare europeo – il gruppo (di centrodestra) più grande del Parlamento europeo, al quale appartengono molti membri della Commissione, inclusa la presidente Ursula von der Leyen – ha chiesto una revisione delle politiche comunitarie sull’automobile.
RIVEDERE LE REGOLE SULLE EMISSIONI DI CO2 (2025)
La proposta, espressa in un documento, consiste innanzitutto nel posticipo di due anni – o nell’ammorbidimento – delle regole sulle emissioni di CO2 dei veicoli a livello di gamma previste per il 2025. Considerata infatti la debolezza generale della domanda di automobili in Europa, e considerate soprattutto le vendite più basse del previsto dei modelli elettrici, le case produttrici potrebbero non essere in grado di adempiere alla norma, rischiando multe fino a 15 miliardi di euro che potrebbero pregiudicare gli investimenti nelle nuove tecnologie.
Luca de Meo, amministratore delegato di Renault e presidente di Acea (l’associazione dei costruttori europei di automobili) ha accusato i regolatori europei di non aver “fornito le condizioni di mercato, le infrastrutture di ricarica, gli schemi di incentivazione stabili e i prezzi dell’energia necessari” a mettere il settore nelle condizioni di rispettare le nuove regole.
RIVEDERE IL DIVIETO ALLE AUTO ENDOTERMICHE (2035)
Il Partito popolare europeo ha chiesto inoltre alla Commissione di modificare il divieto di immatricolazione delle auto con motore termico dal 2035. Il regolamento, cioè, dovrebbe prevedere delle deroghe per i veicoli alimentati con carburanti carbon neutral (cioè che rilasciano CO2 al momento della combustione, ma il loro impatto emissivo è complessivamente neutro) come i biocarburanti; inoltre, andrebbero inserite delle misure di incentivazione alle auto ibride, dotate sia di batteria che di motore a combustione interna.
Il Partito popolare ha proposto poi di anticipare di un anno – al 2025 anziché al 2026 – la revisione dello stop alle immatricolazioni di veicoli endotermici.
LA PROPOSTA DEL PPE È UGUALE AL PIANO DI URSO?
Nella sostanza, il contenuto della proposta del Partito popolare europeo è molto simile al piano italiano per l’automotive, presentato dal ministro delle Imprese Adolfo Urso durante il Consiglio Competitività di fine settembre scorso.
– Leggi anche: Non solo biocarburanti: cosa c’è nel piano di Urso per l’automotive
LA COMMISSIONE EUROPEA NON VUOLE MODIFICARE I PIANI PER L’AUTO
La Commissione europea, tuttavia, non pare disposta a rivedere le sue politiche per la neutralità climatica.
Già prima di venire formalmente confermata per un secondo mandato, infatti, Ursula von der Leyen aveva manifestato l’intenzione di “continuare a perseguire gli obiettivi fissati dal Green Deal europeo”, incluso il divieto alle immatricolazioni di auto endotermiche dal 2035: un target che, a suo dire, “dà prevedibilità agli investitori e ai produttori”. È però favorevole all’utilizzo degli e-fuel (sono carburanti carbon neutral di origine sintetica, spinti dalla Germania) nei motori a combustione interna, mentre non ha rilasciato dichiarazioni di apertura ai biocarburanti (di origine organica, promossi dall’Italia).
LE DICHIARAZIONI DI HOEKSTRA E DI RIBERA…
Il commissario per l’Azione climatica Wopke Hoekstra la pensa come von der Leyen: modificare le regole significherebbe rimuovere un contesto prevedibile per gli investimenti.
Una decina di giorni fa la commissaria alla Transizione ecologica Teresa Ribera ha ribadito che la Commissione non sta valutando un rinvio del divieto del 2035; piuttosto, pensa che sia necessario “accompagnare l’industria automobilistica europea in un processo di trasformazione in atto e in una corsa industriale globale”.
… E LE PAROLE DI SÉJOURNÉ
Meno netta, invece, sembra essere la posizione di Stéphane Séjourné, commissario per il Mercato interno, che in un’intervista al Corriere della Sera ha detto che sull’automotive “dobbiamo essere pragmatici […]. Sono pronto a iniziare a lavorare sulla clausola di revisione nel 2025 in modo da essere pronti nel 2026, perché se iniziamo nel 2026, saremo pronti nel 2027”.
Pur specificando che “i target fissati non sono in discussione”, Séjourné ha aggiunto che la questione delle multe per il mancato rispetto degli obiettivi sulle emissioni al 2025 “deve essere risolta in modo pragmatico per non penalizzare i produttori”.