Intervenuto al Consiglio Competitività dell’Unione europea, tenutosi oggi a Bruxelles, il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha anticipato il piano dell’Italia per l’industria automobilistica, che verrà poi meglio definito in un documento – un non-paper, per la precisione – redatto assieme ad altri paesi membri che condividono le stesse posizioni.
COSA VUOLE OTTENERE L’ITALIA
Già nell’incontro con i sindacati e le associazioni di categoria e poi, mercoledì, nella conferenza organizzata dall’Ungheria, Urso aveva spiegato l’obiettivo del governo di Giorgia Meloni: ottenere un rinvio delle nuove regole sulle emissioni delle auto, previste per il 2025, e una revisione della messa al bando del motore a combustione interna, fissato per il 2035. In questo modo, l’Italia spera di tutelare la capacità manifatturiera e i livelli occupazionali in un settore che conta circa 165.000 addetti e che già risente della crisi europea dell’automotive: nei primi sette mesi dell’anno la produzione automobilistica italiana è calata di oltre un terzo rispetto allo stesso periodo del 2023 e le vendite di veicoli elettrici sono scarse.
L’EUROPEAN AUTOMOTIVE ACT
Al Consiglio Competitività Urso ha chiesto l’introduzione di un European Automotive Act, ossia di una legge dedicata all’industria automobilistica europea per sostenerla nella transizione all’elettrico.
Il governo Meloni chiede innanzitutto che la Commissione anticipi di un anno – al 2025 anziché al 2026 – la revisione dello stop alle immatricolazioni di veicoli endotermici dal 2035. “L’Italia”, ha spiegato il ministero delle Imprese in un comunicato, “considera questo termine raggiungibile solo se si realizzano tre condizioni fondamentali”:
- l’istituzione di un fondo di sostegno per la filiera automobilistica e per i consumatori che acquistano vetture elettriche prodotte in Europa;
- più attenzione ai vettori alternativi all’elettrico, come i biocarburanti, gli e-fuel e l’idrogeno, secondo il principio di neutralità tecnologica;
- la definizione di una strategia europea sulle batterie e i minerali critici, in modo da ridurre la dipendenza dalla Cina.
Trascurare la filiera dei materiali intermedi e dei componenti – come anche i magneti in terre rare – comporta per l’Unione il rischio “di passare dalla dipendenza dai combustibili fossili russi alla dipendenza da materie prime critiche provenienti, prodotte o lavorate in Cina”, ha dichiarato Urso al Financial Times.
LE PAROLE DI URSO E IL RAPPORTO DI DRAGHI
“Il rischio concreto che corre il settore” dell’automobile, ha detto Urso, “è la scomparsa di interi segmenti industriali e la distruzione di numerosi posti di lavoro. Se non interveniamo subito, tra qualche mese troveremo in piazza gli operai dell’industria europea, così come avvenuto qualche mese fa con gli agricoltori”. “È necessario, come dice Draghi, affrontare la tematica senza paraocchi, senza ideologie, ma con una visione di neutralità tecnologica. Altrimenti l’Europa non reggerà la sfida”, ha aggiunto.
Nel suo rapporto sulla competitività Mario Draghi ha scritto che “il settore automobilistico è un esempio chiave della mancanza di pianificazione dell’UE, che applica una politica climatica senza una politica industriale. Il principio di neutralità tecnologica non è sempre stato applicato al settore automobilistico”.
L’APPOGGIO A METÀ DELLA GERMANIA
Per bocca del ministro dell’Economia Robert Habeck, la Germania – il primo paese dell’Unione europea per produzione automobilistica, con 780.000 occupati nel settore – si è detta favorevole ad anticipare al 2025 la revisione del bando al motore a combustione interna, senza però mettere in discussione la data del 2035. A detta di Urso, il governo tedesco “è disponibile a discutere di tutte le condizioni per giungere a quell’appuntamento con un’industria europea competitiva” e a “discutere su quali risorse [utilizzare], anche risorse comuni”.
La Germania ha ottenuto dalla Commissione una deroga per gli e-fuel dal 2035: si tratta di combustibili sintetici, prodotti dall’idrogeno e dall’anidride carbonica catturata, in grado di circolare nei motori endotermici tradizionali ma dalle emissioni “neutre”. Hanno un costo molto elevato e non sono diversi nella sostanza dai biocarburanti, che però si trovano a uno stadio di sviluppo più avanzato.
NON SOLO AUTOMOTIVE: UN FONDO PER LA COMPETITIVITÀ DEDICATO ALLA TRANSIZIONE
La proposta di politica industriale presentata da Urso al Consiglio Competitività non si limita all’automotive ma tocca anche altri settori strategici interessati dalla transizione energetica come la siderurgia e la chimica, che sono difficili da decarbonizzare ed esposte alla concorrenza internazionale.
Urso ha dunque suggerito la creazione di un “Fondo per la competitività” a supporto di questi comparti, oltre a un nuovo strumento di politica industriale dedicato alle piccole e medie imprese.