Competere con la Cina sui veicoli elettrici “è come giocare in undici contro quindici”: “i prezzi [di vendita, ndr] sono più bassi perché ancora si utilizza il carbone, non ci sono limiti di inquinamento e il costo del lavoro è più basso”. Sono parole di Luca de Meo, amministratore delegato della casa automobilistica francese Renault, pronunciate la sera di venerdì scorso durante un incontro informale con la stampa a Locorotondo, in Puglia.
IL VANTAGGIO DELLA CINA SULLA FILIERA DELL’AUTO ELETTRICA
La mobilità elettrica è uno dei cardini della transizione ecologica intrapresa dall’Unione europea ma è anche un terreno di scontro industriale con la Cina, che è (nettamente) la maggiore produttrice di veicoli elettrici e delle batterie che li alimentano, oltre ad avere il controllo dei metalli grezzi e raffinati utilizzati in questi dispositivi. Le case europee e occidentali temono dunque di perdere la sfida con i marchi cinesi come BYD e Xpeng, che possono fare leva sul vantaggio filieristico e sui bassi costi manifatturieri per vendere modelli dal prezzo competitivo: la Seagull di BYD, una berlina elettrica, si vende ad esempio ad appena 11.000 dollari, contro i circa 40.000 dollari della Tesla Model 3.
LA PAURA DELLA CINA NON FA DORMIRE IL PRESIDENTE DI RENAULT
Non solo l’amministratore delegato De Meo, ma anche il presidente del consiglio d’amministrazione di Renault, Jean-Dominique Senard, ha detto recentemente di essere preoccupato per la presa della Cina sulla filiera dell’auto elettrica: il pensiero che Pechino possa vietare le forniture di minerali critici, come il litio per le batterie o le terre rare per i magneti, “mi fa svegliare la notte”. “La Cina”, ha aggiunto, “sta mettendo le mani sulle miniere e soprattutto sulla trasformazione dei metalli utilizzati per costruire le batterie. La guerra del futuro sarà una guerra di metalli”.
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L’ACCORDO (RECENTE) TRA RENAULT E GEELY
Le dichiarazioni di Luca de Meo sono del 4 agosto. Quelle di Jean-Dominique Senard dell’8 luglio. Eppure l’11 luglio scorso Renault e Geely, un produttore automobilistico cinese, hanno annunciato un investimento da 7 miliardi di euro nella creazione di una joint ventura paritaria dedicata allo sviluppo di motori a combustione interna più efficienti e sistemi di alimentazione ibridi.
Renault ha specificato che la joint venture – di cui non si conosce ancora il nome, e che pare verrà lanciata nella seconda metà dell’anno – avrà 19.000 dipendenti, suddivisi tra diciassette stabilimenti e cinque centri di ricerca e sviluppo. La produzione stimata è di cinque milioni di motori a combustione interna, ibridi e ibridi plug-in all’anno.
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DE MEO CRITICA L’ELETTRICO E LODA GLI E-FUEL: ECCO PERCHÉ
Al di là della scelta di un partner cinese, visti i timori della dirigenza, è curioso che Renault abbia deciso di investire in tecnologie endotermiche e ibride in una fase di generale transizione all’elettrico dell’industria automobilistica.
Il motivo l’ha forse spiegato indirettamente Luca de Meo alla stampa italiana, sostenendo che la Commissione europea abbia una visione parziale sul futuro della mobilità, che non è solo elettrica ma prevede altre soluzioni low-carbon come l’ibrido, appunto, e gli e-fuel (sono carburanti sintetici in grado di circolare nei motori tradizionali). Nei mesi scorsi la Commissione ha previsto una deroga per i veicoli alimentati esclusivamente con e-fuel dal divieto di vendita di nuove vetture a benzina e gasolio dal 2035.
Ad oggi, le case automobilistiche più avanti sugli e-fuel – dei quali, comunque, non esiste ancora una produzione su larga scala – sono Porsche e BMW: considerato il prezzo elevato e l’utilizzo in veicoli di lusso, gli e-fuel sono stati definiti dei carburanti “per ricchi”.
I combustibili sintetici sono visti con favore anche dalle aziende che producono componenti automobilistici, che verrebbero danneggiate dalla mobilità elettrica perché i veicoli a batteria contengono molte meno parti di quelli tradizionali. Oltre a ricoprire la carica di amministratore delegato di Renault, Luca de Meo è anche presidente di ACEA, l’associazione dei produttori europei di automobili che rappresenta gli interessi della filiera del Vecchio continente.