Che Carlo De Benedetti, patron del quotidiano Domani, non ami troppo i nuovi proprietari della sua vecchia Repubblica non è certo un mistero. Difficile dimenticare le parole con cui l’ingegnere salutò la decisione di John Elkann di affidare la direzione del giornale fondato da Eugenio Scalfari a Maurizio Molinari, arrivato dal quotidiano torinese La Stampa. Non deve quindi sorprendere se l’attuale testata finanziata dall’imprenditore nato a Torino (ma ben poco sabaudo nei modi) dia volentieri ospitalità ad articoli contro Stellantis come quello in pagina oggi: “Le amnesie di Elkann sugli aiuti di stato al gruppo Fiat“.
DEL DOMANI DI STELLANTIS IN ITALIA NON V’È CERTEZZA
“Per il clan Agnelli l’Italia è da sempre un parente povero; se ne vergogna, non trovandolo alla sua altezza”, è l’incipit sferzante dell’editoriale firmato dall’economista Salvatore Bragantini. “Al Festival Internazionale dell’Economia John Elkann ha detto: «Gli stati entrano nelle imprese quando vanno male e Stellantis va molto bene…nella nostra storia che nasce come Fiat tre secoli fa che poi è evoluta con Fca e oggi è Stellantis, non abbiamo mai avuto nessun bisogno di avere lo stato nel nostro capitale». Tali parole – chiosa l’editorialista – non avrebbero sorpreso, nella loro fintamente candida spudoratezza, il defunto salvatore della Fiat, il ruvido Sergio Marchionne”.
“Che Fiat sia nata tre secoli fa è lo svarione, ridicolo e irrilevante, d’un affannato copywriter; che però non abbia mai dovuto far entrare lo stato in azienda è una mezza verità legale e, se non una reale balla, una sicura burla”, si legge sul quotidiano di De Benedetti.
Quindi l’economista ricorda: “Nella sua storia Fiat ha avuto più volte bisogno d’una partecipazione statale ma, potendo scegliere, ha preferito incassare in modi meno vincolanti. Dal tradizionale freno al trasporto su ferro, ad Alfa Romeo, che Fiat comprò dallo Stato non per svilupparla, ma per ridurla in soggezione, levare di mezzo un concorrente e tener fuori Ford dalla riserva di caccia italiana, agli eco-incentivi ecc. Per Massimo Mucchetti (Corriere, 6 febbraio 2010) «…la storia della Fiat gronda di aiuti pubblici, com’è stato ampiamente documentato anche dall’indagine parlamentare del 2002».”
“Vera è l’affermazione di Elkann – sentenzia Bragantini – per il Codice, falsa invece per le finanze pubbliche, donde nell’ultimo mezzo secolo sono sgorgati 200 miliardi di euro. Del tutto errata è infine la prima affermazione; gli stati non entrano nelle imprese solo perché vanno male, mossa sbagliata e frequentissima, ma anche per altre ragioni, legate all’idea – per molti sfuggente come un noùmeno – dell’interesse dello stato. Per difenderlo – chiosa l’economista – sarebbe desiderabile che Cdp, o altra entità pubblica nostra, assumesse una partecipazione in Stellantis, analoga al 6 per cento lì detenuta dalla Francia tramite Bpi France.”
TUTTI GLI AIUTI DI STATO NEL SERBATOIO FIAT
Del resto, quanto riportato sul Domani corrisponde al vero. Anzi, a voler mettere qualche numero di contorno, si può ricordare un vecchio articolo di Start che elencava nel dettaglio gli aiuti di Stato incassati da Fca in un solo lustro, 2005 – 2010, grazie all’elaborazione del giornalista e saggista Marco Cobianchi:
28 luglio 2005: 81 milioni per investimenti in Campania, Molise e Piemonte
2005: 40,5 milioni per investimenti ad Atessa (Chieti)
26 giugno 2009: 300 milioni di euro dal Cipe per investimenti a Pomigliano
19 gennaio 2010: 1,8 milioni a Fiat Powertrain
29 aprile 2009: 37,3 milioni per la Lancia Ypsilon
2011: 22,5 milioni alla Powertrain; 18,7 all’Iveco di Foggia; 11,2 alla Sevel di Chieti
Una delle società maggiormente finanziate dallo Stato è stato il Crf, il Centro Ricerche Fiat. Ecco una parte (infinitesimale rispetto al totale) dei soldi incassati:
2008: 1,1 milioni di contributo e 5,9 di credito agevolato
2008: 10,3 milioni
2009: 5 milioni di contributo alla spesa
2009: 9,3 milioni di contributo alla spesa
2010 1,9 milioni
2010: 5 milioni (dalla Regione Piemonte)
NON SOLO IL DOMANI, ANCHE IL SOLE ASSESTA SCHIAFFI A STELLANTIS
Tornando invece all’oggi e alle frasi pronunciate da John Elkann a Torino, l’oggetto del contendere è quanto sollevato da esponenti di spicco di Confindustria attraverso le colonne del Sole 24 Ore: Marco Bonometti, presidente del Gruppo OMR, Officine Meccaniche Rezzatesi, realtà storica del comparto auto specializzata nella produzione di basamenti per motori, trasmissioni, telaio e sospensioni, qualche giorno fa ha solleticato FdI spolverando una loro recente proposta di ingresso di Cdp per bilanciare una Stellantis sempre più francocentrica.
L’esecutivo al momento tace, ma nel frattempo è arrivato il sì entusiastico di Paolo Scudieri, presidente dell’Anfia, l’Associazione delle imprese della filiera automotive, amministratore delegato del Gruppo Adler Hp Pelzer, azienda di famiglia fondata dal padre, Achille, nel 1956 dal fatturato sui 2 miliardi di euro attiva nella progettazione, nello sviluppo e nella produzione di componenti e sistemi per l’industria del trasporto ma, soprattutto, membro dell’Advisory Board di Confindustria. Ed Elkann nel frattempo ha risposto a brutto muso – seppure indirettamente – agli esponenti confindustriali e alla campagna del quotidiano confindustriale