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Byd Ungheria

Auto elettriche, Byd aggirerà i dazi anticinesi grazie all’Ungheria?

La casa automobilistica cinese Byd ha firmato il contratto per l'acquisto del sito in Ungheria dove sorgerà uno stabilimento per veicoli elettrici. La Cina si prepara già ad aggirare gli eventuali dazi europei. Tutti i dettagli.

La società cinese BYD, specializzata nella produzione di veicoli elettrici e batterie, ha firmato il contratto d’acquisto per il sito in cui sorgerà il suo stabilimento automobilistico di Seghedino, nel sud dell’Ungheria. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri e del commercio ungherese, Péter Szijjártó, definendolo un investimento di rilevanza storica.

LE AMBIZIONI AUTOMOBILISTICHE DELL’UNGHERIA

L’Ungheria ha l’ambizione di diventare un polo industriale europeo della mobilità: quello di BYD non sarà infatti il primo stabilimento del paese ma il quinto, assieme a quelli di Suzuki (giapponese), Mercedes-Benzi, BMW e Audi (tedesche). Szijjártó sostiene che l’Ungheria sia “uno dei campioni mondiali della transizione verde dell’auto elettrica, e la costruzione della fabbrica di BYD […] è una conferma”.

Per incoraggiare il passaggio alla mobilità elettrica e favorire il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, l’Unione europea ha vietato l’immatricolazione di veicoli a benzina e gasolio dal 2035. Questa decisione, tuttavia, rischia di mettere l’Europa in una situazione di dipendenza industriale dalla Cina, poiché Pechino domina la manifattura e le filiere di pressoché tutte le “tecnologie pulite” per la transizione ecologica, incluse le automobili elettriche e le batterie, che ne costituiscono il componente principale.

GLI INVESTIMENTI CINESI

L’Ungheria, in particolare, è diventata una meta molto attraente per gli investimenti cinesi in Europa, grazie a un’apposita politica di incoraggiamento portata avanti dal governo di Viktor Orbán. Ad esempio CATL, la più grande azienda produttrice di batterie al mondo, ha in programma una fabbrica di batterie a Debrecen, circa 220 chilometri a nord di Seghedino.

BYD IN UNGHERIA È UN RISCHIO PER L’EUROPA?

Lo scorso settembre la Commissione europea ha annunciato l’apertura di un’inchiesta anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina, che hanno prezzi di vendita molto più di bassi di quelli prodotti in Europa. A detta della Commissione, le aziende cinesi usufruiscono di “enormi sussidi statali”, ma in realtà la loro competitività è anche il frutto dell’expertise industriale e del dominio sull’intera filiera della mobilità elettrica, fin dai materiali di base.

I dati di Bruxelles dicono che in media le auto elettriche cinesi sono del 20 per cento più economiche di quelle europee. Al fine di riequilibrare il mercato, l’inchiesta della Commissione potrebbe concludersi con l’imposizione di dazi. Ma le aziende cinesi potrebbe aggirare le eventuali tariffe installando capacità manifatturiera direttamente all’interno dei confini europei, proprio come sta già facendo BYD. L’Unione, dunque, rischia di diventare l’assemblatrice dei veicoli elettrici altrui, perdendo rilevanza tecnologico-industriale in un settore critico per la sua economia e la sua occupazione.

BYD, peraltro, è la prima azienda di veicoli elettrici per vendite totali, anche prima di Tesla. Nei giorni scorsi BYD ha dichiarato di prevedere, per il 2023, un utile netto compreso tra i 4 e i 4,3 miliardi di dollari: si tratterebbe di una crescita del 74,4-86,4 per cento su base annua.

– Leggi anche: Byd all’arrembaggio. Così il costruttore cinese si prepara ad abbordare l’Europa

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