Mentre l’Ue porta avanti timidamente la sua indagine sull’anti dumping cinese, con possibili ispezioni nelle sedi della Byd, della Geely e della Saic ( “In questo momento i mercati globali sono inondati da economiche auto elettriche cinesi – aveva detto a settembre la presidente della Commissione Ursula von der Leyen – E il loro prezzo è tenuto artificialmente basso da enormi sussidi statali. Questo distorce il nostro mercato”), nel 2023, secondo gli ultimi dati disponibili della China Association of Automobile Manufacturers (Caam), nel Paese del Dragone le vendite di veicoli sono aumentate del 12% a 30,09 milioni di unità, con un balzo nei volumi produttivi dell’11,6% e 30,16 milioni di veicoli assemblati e, dato per noi più importante, l’export è aumentato del 58%, fino a 4,91 milioni di veicoli spediti ai quattro angoli del globo. Per avere una idea delle proporzioni, il Giappone, che fino a oggi era il Paese che nel comparto auto esportava più vetture, si è fermato a 4,3 milioni circa nei primi 11 mesi dell’anno scorso. E nel 2024 la Cina si prepara a sbarcare in pompa magna in Europa.
LE AUTO CINESI DI BYD ARRIVERANNO DAL MARE, SU UNA SUPER NAVE
Uno sbarco in grande stile, da far impallidire il D-Day. Tramite il proprio profilo sul social network cinese WeChat (l’equivalente di WhatsApp, con maggiori funzioni e intromissioni governative), la società di cantieristica navale China International Marine Containers Group (CIMC) ha fatto sapere di aver consegnato all’armatore Zodiac Maritime la Byd Explorer No. 1, un cargo specializzato nel carico e nello scarico di veicoli (Ro-Ro, “Roll on-Roll off”) prodotto unicamente per essere noleggiato, come mostrano le serigrafie sulla fiancata, dal costruttore cinese Byd per commercializzare i propri veicoli verso i mercati esteri, a partire dall’Europa.
LA STRATEGIA DI BYD PER COLONIZZARE IL VECCHIO CONTINENTE
Il Byd Explorer No. 1, come lascia intendere il nome, sarà solo il primo di una lunga serie di mercantili che faranno spola tra l’Asia e l’Europa. La rivale Saic, per esempio, ha detto che intende servirsi di una flotta di 13 navi per il suo presidio dei mercati occidentali. Quanto alla nuova nave appena battezzata da Byd, è lunga circa 200 metri, vanta una capacità di carico fino a 7 mila mezzi ed è stata costruita per il trasporto di veicoli elettrici.
L’evento, come si usa in Cina, è stato festeggiato in grande stile dall’azienda come pure dall’esecutivo cinese, che per il varo della super nave nel porto di Yantai, nella provincia nordorientale dello Shandong, hanno predisposto una festa con tanto di stampa, coreaografia ed “esercito” di migliaia di veicoli sapientemente disposti lungo le banchine ben più capienti di Shenzhen per essere caricati sulla nave e spediti alla volta del Vecchio continente.
I NUMERI CHE DOVREBBERO INQUIETARE L’UE
C’è chi, guardando le foto diffuse dai media asiatici, ha malignato che si trattasse persino di veicoli di cartone, dato che se ne intuivano le carrozzerie mentre solitamente le vetture vengono caricate “imballate” in container. A ogni modo le foto aeree non permettono di verificare. E comunque poco importa perché al posto dei simulacri usati per il colpo d’occhio delle foto presto ci saranno le vetture reali che stanno per approdare in Europa. La Cina del resto è il campione indiscusso quando si parla di Nev, ovvero di veicoli a nuova energia. L’anno scorso ne ha esportati 1,2 milioni di esemplari, il 77,6% in più rispetto al 2021, con le elettriche pure in salita dell’80,9% e le ricaricabili in aumento del 47,8%.
L’AVANZATA DI BYD
Byd da parte sua ha concluso il 2023 dimostrando di essere il primo costruttore al mondo per volumi di auto elettriche, operando un sorpasso dal sapore storico sull’americana Tesla (che però produce soprattutto a Shanghai). Per la verità il produttore di automobili di Shenzhen aveva già sorpassato il colosso di Elon Musk nel corso degli ultimi ventiquattro mesi ma con i dati del quarto trimestre ’23 è stato confermato il distacco agevolato dal fatto che il marchio texano si sia fermato a 484.000 auto contro le 526.000 di Byd.
La società cinese, inoltre, ha annunciato il 22 dicembre che realizzerà uno stabilimento di assemblaggio automobilistico in Ungheria. Non sono noti al momento né le dimensioni dell’impianto, né l’entità dell’investimento di BYD e nemmeno i tempi di costruzione. Le stime riportate dal New York Times parlano di due-tre anni di lavori e un volume di produzione di 200.000 auto all’anno una volta che entrerà a regime.
L’UNGHERIA APRE LE PORTE AI CINESI
Byd già possiede uno stabilimento in Ungheria: è quello di Komárom, nel nord-ovest del paese, dedicato però all’assemblaggio di autobus elettrici. È stato aperto nell’aprile del 2016. Sempre in Ungheria ma a Debrecen (circa 220 chilometri a nord di Seghedino) sorgerà una fabbrica di batterie per i veicoli elettrici di un’altra grossa compagnia cinese, Catl: la struttura, che si estenderà su una superficie di 220 ettari, sarà situata in prossimità degli stabilimenti di Mercedes-Benz, BMW, Stellantis e Volkswagen. L’investimento ammonta a 7,8 miliardi di dollari ed è stato agevolato dal governo di Viktor Orbán, politicamente vicino a Pechino, che nonostante l’aggressiva politica autarchica sembra più interessato ad agevolare gli affari cinesi di quelli europei.