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Open Fiber

Open Fiber, ecco perché il Mef borbotta sui numeri di Macquarie

Il fondo australiano Macquarie (con i consigli di Costamagna e Conti) punta su Open Fiber, offrendo all'Enel 2,65 miliardi di euro per rilevare il 50% della società controllata. Fatti, nomi, numeri e rumors

Fulvio Conti – ex numero uno dell’Enel – fanno innervosire il governo.

Il fondo australiano Macquarie (con i consigli appunto di Conti) punta su Open Fiber, offrendo all’Enel 2,65 miliardi di euro per rilevare il 50% della società controllata da Enel e Cdp nata per la realizzazione della rete in fibra ottica.

La proposta, considerando i circa 2 miliardi di euro di debito, attribuisce all’operatore di rete un valore d’impresa di circa 7,3 miliardi e garantirebbe a Enel una plusvalenza di quasi 2 miliardi, a testimonianza del valore creato con Open Fiber.

Il consiglio di amministrazione di Enel, ha fatto sapere il gruppo presieduto da Michele Crisostomo, “è stato informato” dell’offerta e resta “in attesa di essere aggiornato circa i dettagli che dovessero emergere a valle delle necessarie attività di approfondimento” con gli australiani e per le quali, ha chiarito l’amministratore delegato Francesco Starace, serviranno “settimane intere, un mese”.

“Sono offerte che vanno guardate, capite, esaminate – ha spiegato ieri il capo azienda dell’Enel -, non c’è niente di urgente, non abbiamo un calendario (non abbiamo un calendario, ndr) che ci corre dietro. Gestiremo la cosa con i tempi necessari”.

Macquarie punta a mettere un piede in Open Fiber anche con FiberCorp, la società in cui confluiranno la rete secondaria di Tim.

L’offerta degli australiani, riferiscono fonti finanziarie, è “compatibile” con l’obiettivo di creazione della rete unica, i cui sviluppi Macquarie monitora da vicino.

Se Enel dovesse accettare l’offerta di Macquarie, Cdp, che sta negoziando con Kkr anche un’opzione call sul 19% di FiberCorp, potrebbe esercitare la prelazione su parte della quota ceduta agli australiani, salendo in maggioranza in Open Fiber, di cui già detiene il 50%, con l’obiettivo di assicurarsi il ruolo di secondo socio in AccessCo, la futura società della rete (qui l’approfondimento di Start Magazine).

Per la Cassa depositi e prestiti si parla di un ulteriore 10% di Open Fiber anche se i pesi finali dipenderanno dalla valutazione dei vari asset coinvolti, per la quale Cdp e Tim hanno concordato che le attività di due diligence si concludano entro l’anno.

Ma con il valore attribuito di fatto da Macquarie a Open Fiber, gli esborsi della Cassa (controllata dal Mef) ovviamente saliranno, tra i borbottii del Tesoro.

Per gli analisti di Intesa Sanpaolo, l’offerta di Macquarie per la quota di Enel in Open Fiber implica un equity value di 5,3 miliardi e, assumendo un debito di 2 miliardi, l’enterprise value è pari a circa 7,3 miliardi. Questo si confronta con valutazione di 3,4-5,3 miliardi prima delle sinergie con la rete di Tim, calcolata da Intesa Sanpaolo, e con i 7,7 miliardi dell’enterprise value assegnati a FiberCop nel deal con Kkr.

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