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Tim Open Fiber

AccessCo, tutti i dettagli sulla (futura) società della rete unica fra Tim, Cdp, Open Fiber e Fastweb

Fatti, numeri, tempi e scenari su AccessCo, l’annunciata società della rete unica nazionale da parte di Tim e Cdp (che con Enel controlla Open Fiber) Via libera da Tim e Cassa depositi e prestiti (Cdp, controllata dal Mef) al percorso per creare una rete unica nazionale di tlc su spinta del governo, mettendo insieme l’infrastruttura…

Via libera da Tim e Cassa depositi e prestiti (Cdp, controllata dal Mef) al percorso per creare una rete unica nazionale di tlc su spinta del governo, mettendo insieme l’infrastruttura del gruppo telefonico ex Telecom Italia con Open Fiber (la società di Enel e Cdp per la fibra ottica). Ecco tutti i dettagli sulla futuribile AccessCo.

CHE COSA HANNO APPROVATO I CDA DI TIM E OPEN FIBER

Ieri i consigli d’amministrazione di Tim e Cdp hanno approvato il «memorandum of understanding», la dichiarazione di intenti, per creare AccessCo, la società per la rete unica nazionale, in cui confluirà la società FiberCop costituita da Tim con Kkr e Fastweb. I consigli nomineranno ora gli advisor per stabilire il valore delle attività che verranno trasferite.

IL RUOLO DI ENEL

Comunque per il progetto di rete unica nazionale di tlc serve l’accordo con l’Enel, che ha l’altro 50% di Open Fiber (l’altro 50% è di Cdp), per portare la Cassa depositi e prestiti in maggioranza e consentire al gruppo guidato da Francesco Starace di vendere la partecipazione residua in Open Fiber, per la quale si è fatto avanti il fondo Macquarie e su cui comunque la Cdp ha diritto di prelazione. Cdp potrà ottenere l’opzione fino al 50% della quota di Kkr in FiberCop, per aggiustare i pesi nell’azionariato di AccessCo: i negoziati a riguardo sono già in corso.

IL COMUNICATO DI TIM

Il gruppo guidato da Gubitosi «deterrà almeno il 50,1% di AccessCo e attraverso un meccanismo di governance condivisa con Cdp Equity sarà garantita l’indipendenza e la terzietà della società. Sono previsti meccanismi di maggioranze qualificate e regole di controllo preventivo», ha spiegato il gruppo telefonico.

LA NOTA DI CDP

«Il progetto prevede che la società della Rete unica — ha aggiunto Cdp — sia controllata congiuntamente da parte di Cdp Equity e Tim, sia aperta al co-investimento di altri operatori e caratterizzata dall’assenza di legami di integrazione verticale rispetto ai servizi di accesso alla Rete».

COME SARA’ LA GOVERNANCE DI ACCESSCO

Tim deterrà – come detto – almeno il 50,1% della società della rete unica nazionale e attraverso un meccanismo di governance condivisa con Cdp sarà garantita l’indipendenza e la terzietà della società. Sono previsti inoltre meccanismi di maggioranze qualificate e regole di controllo preventivo. Tra i nodi da scogliere c’è la valutazione degli asset destinati a confluire in AccessCo e le relative quote di partecipazione nella società. Al lavoro ci saranno gli advisor (Rotschild e Vitale continueranno ad affiancare Tim) che avvieranno i relativi processi di due-diligence su FiberCop e Open Fiber.

I PASSI DI TIM CON FIBERCOP

Prima della fusione, è previsto che Tim conferisca in FiberCop (qui l’approfondimento di Start Magazine) un ulteriore ramo d’azienda che consiste nella rete primaria funzionale alle attività operative di FiberCop. Se l’operazione rete unica andrà in porto l’incumbent apporterà ad area comune anche quella parte della rete di accesso che va dalla centrale al cabinet.

COME SARA’ IL BOARD DI ACCESSCO

Il board di AccessCo avrebbe una composizione “proporzionale”, con il maggior numero di consiglieri (ma non la maggioranza assoluta) a Telecom, ha scritto il Sole 24 Ore: “Presidente e ad sarebbero scelti di comune accordo tra Telecom e Cdp, a Telecom spetterebbe di indicare l’ad, a Cdp il presidente. Sarebbero previsti poi meccanismi di maggioranze qualificate e controlli preventivi per assicurare un vaglio sul piano investimenti.Tabella di marcia stringente: entro fine anno valutazione degli asset con due diligence su FiberCop e Open Fiber; entro il primo trimestre 2021 la firma della fusione. L’iter autorizzativo richiederà però tempo: almeno sei mesi per l’Agcom che dovrà rifare l’analisi di mercato, e si dovrà passare anche dalle autorità Antitrust, italiana e europea”.

I TEMPI

“Ci vorrà tempo per incastrare i tasselli – ha scritto il Corriere della Sera – Per arrivare all’accordo di fusione Tim e Cdp si sono date tempo fino a marzo dell’anno prossimo”.

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IL COMUNICATO DI TIM

IL COMUNICATO DI CDP

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