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Unione Europea

Unione Europea? O cambia o muore

Adesso per l'Europa non c'è più tempo di dormire, c'è da rifare un Trattato europeo perché i parametri e i pilastri di Maastricht non funzionano più. O forse non hanno mai funzionato. L'intervento di Alessandro Albanese Ginammi

 

Lo aveva detto nel 2020 Alessandro Roncaglia nel suo intervento “The European Union: Strengthen or Perish” in occasione della Luigi De Rosa Lecture: l’UE o si rafforza o muore.

Il professore di Economia politica lo aveva anche scritto in un contributo dal titolo “L’Unione Europea e l’euro: crescere o perire” pubblicato su Moneta e Credito sempre nel 2020, considerando l’impatto della crisi causata dal Covid e la risposta di politica economica rispetto alla crisi dei debiti pubblici.

Il punto è sempre lo stesso: la sopravvivenza dell’Europa dipende dalla capacità dei Paesi membri di rimediare ad alcune carenze nell’architettura istituzionale UE e di completare il processo di unificazione, soprattutto tramite la costituzione di una fiscalità comune.

L’alternativa è il perdurare degli squilibri economici e sociali che hanno attanagliato soprattutto l’area dell’euro sin da prima della crisi, e il rischio – oggi molto concreto – di fallimento dell’intera Unione.

Dopo più di trent’anni dal Trattato di Maastricht, che nel 1993 ha dato vita alla UE, ci troviamo a constatare che quelle fondamenta non hanno retto la costruzione di una vera casa comune. Manca un governo europeo, una politica interna e una politica estera comune, manca un esercito europeo e mancano soprattutto una politica economica condivisa e una unione fiscale.

Sulla questa linea intendo le recenti parole di Mario Draghi, riportate da Policymakermag. Frasi di un europeista che sta perdendo la pazienza. “È l’ora delle riforme, non si può dire sempre no […] un contesto geopolitico in rapida evoluzione, caratterizzato da una maggiore tendenza al conflitto – sia in termini economici che militari – sta costringendo l’UE a riesaminare il proprio approccio alla globalizzazione”.

Anche il professor Vittorio Emanuele Parsi qualche giorno ha spiegato che l’UE si è svegliata di soprassalto da un dolce sonnellino che è durato più di trent’anni, ma che adesso è finito. Il sogno europeo era di poter continuare a essere difesi dalla potenza militare statunitense e al tempo stesso comprare le merci cinesi a buon prezzo e riscaldarsi con l’energia russa a basso costo. Questo triangolo amoroso però poteva durare solo nei sogni dei soffici letti europei, che la guerra in Ucraina ha interrotto come una sveglia sul comodino che riproduce il suono delle bombe.

Adesso per l’Europa non c’è più tempo di dormire, c’è da rifare un Trattato europeo perché i parametri e i pilastri di Maastricht non funzionano più. O forse non hanno mai funzionato.

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