I Paesi dell’Unione Europea stanno preparandosi a tenere un approccio ben più duro stavolta in vista di una possibile nuova guerra commerciale con gli Stati Uniti, nel caso Donald Trump dovesse vincere un secondo mandato alle elezioni presidenziali del prossimo mese, e ancor di più se a guidare le politiche commerciali Usa dovesse andare il “falco” protezionista Robert Lighthizer. Dopo aver imparato la lezione durante il primo mandato di Trump, i leader Ue sono determinati a reagire con fermezza. Questo è quanto emerge da colloqui riservati con diplomatici e funzionari di alto livello a Bruxelles e nelle capitali europee, riportati da Politico.
COSA MEDITA L’UE
“Questa volta risponderemo in modo rapido e duro”, ha affermato un diplomatico europeo di alto livello, riferendosi al piano dell’Ue per affrontare una possibile guerra commerciale con gli Stati Uniti. Un secondo diplomatico ha confermato che i Paesi dell’Ue stanno coordinando una strategia comune, sotto la guida della Commissione Europea. “Bruxelles ha già pronta una lista di contromisure, e sono fiduciosi di poter vincere questa guerra commerciale”, ha aggiunto.
L’Ue ha creato una task force speciale per prepararsi agli esiti delle elezioni Usa del 5 novembre prossimo, con l’incarico di valutare entrambi gli scenari di una vittoria repubblicana o democratica. Tuttavia, a Bruxelles, viene ufficiosamente chiamata “Trump task force”, indicando chiaramente quale scenario preoccupa di più i leader europei.
Nel 2018, l’Ue fu colta di sorpresa quando Trump impose dazi sull’acciaio e l’alluminio europei, e rispose solo parzialmente, nella speranza di evitare un’escalation. Tuttavia, Trump rilanciò minacciando di imporre dazi anche sulle esportazioni di automobili europee, colpendo duramente uno dei settori più importanti per l’economia europea. Anche se questi dazi non entrarono mai in vigore, l’episodio mostrò quanto Trump fosse assolutamente disposto a mettere in discussione le catene di approvvigionamento globali e i rapporti con gli alleati storici degli Stati Uniti.
UNA REAZIONE PIU’ PREPARATA
“All’epoca non ci aspettavamo che Trump sarebbe arrivato così lontano”, ha spiegato un diplomatico. “Questa volta ci siamo preparati a dovere. L’Europa è cambiata molto e siamo pronti ad agire”. La strategia europea, secondo funzionari e diplomatici, è chiara: una reazione rapida e dolorosa per costringere Trump a negoziare. L’obiettivo è quello di infliggere un danno tale da farlo sedere al tavolo delle trattative immediatamente, mettendo l’Ue in una posizione di forza.
Il conflitto sui dazi sull’acciaio è attualmente in una fase di stallo, dopo che l’Ue ha prorogato la sospensione delle tariffe lo scorso dicembre per 15 mesi. Questa pausa scadrà a marzo del prossimo anno, il che significa che, indipendentemente da chi siederà alla Casa Bianca, ci sarà una resa dei conti entro poche settimane dall’insediamento del prossimo presidente americano.
LE MINACCE DI TRUMP
Trump non ha mai nascosto le sue intenzioni di imporre dazi su larga scala, tra il 10% e il 20%, su amici e nemici degli Stati Uniti, se rieletto. Nei suoi comizi elettorali, ha riservato critiche particolari all’Europa, con un accento particolare sull’industria automobilistica tedesca. Ha promesso infatti di ridurre il deficit commerciale americano imponendo dazi massicci sui prodotti europei, puntando a danneggiare l’industria del continente e costringendo le aziende a trasferire la produzione negli Stati Uniti.
Recentemente, Trump ha criticato anche le indagini europee sulle grandi aziende tecnologiche americane, lamentandosi della recente sentenza della Corte di Giustizia UE che ha obbligato Apple a pagare 13 miliardi di euro di tasse arretrate all’Irlanda. Trump ha promesso di affrontare queste decisioni se dovesse essere rieletto.
I TIMORI PER L’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA EUROPEA
Funzionari europei e dirigenti d’azienda sono particolarmente preoccupati per quella che descrivono come un’ossessione di Trump per l’industria automobilistica tedesca. Se Trump dovesse mantenere le sue minacce, le conseguenze potrebbero essere disastrose non solo per la Germania, ma per gran parte delle principali economie dell’Ue.
Produttori come Volkswagen, BMW e Daimler gestiscono impianti in diversi Paesi dell’Unione, tra cui Regno Unito, Spagna, Polonia, Belgio, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania. Inoltre, i componenti delle automobili sono forniti da aziende sparse in tutta Europa, con l’indotto italiano che subirebbe un impatto durissimo. Gli Stati Uniti infatti sono il principale importatore di automobili tedesche, superando persino la Cina in termini di valore, e di conseguenza eventuali dazi colpirebbero uno dei pilastri dell’economia europea.
“Siamo particolarmente preoccupati per la fissazione di Trump sulle automobili, perché l’industria automobilistica tedesca è profondamente intrecciata con quella di ogni Paese dell’Ue”, ha dichiarato un diplomatico europeo.
UNA POSSIBILE SOLUZIONE NEGOZIATA
Alla fine, l’obiettivo dell’UE è trovare una soluzione negoziata. Sebbene Trump possa essere incline a imporre dazi, i diplomatici europei ritengono che sia anche un negoziatore nato, come dimostrato con l’accordo di scambio con Messico e Canada che ha mandato in pensione il NAFTA, e gli accordi con Corea del Sud, Giappone e Cina.
Parte di queste trattative, secondo diplomatici e funzionari, potrebbe riguardare una maggiore cooperazione tra UE e Stati Uniti sulla Cina. “Gli americani dovrebbero essere più collaborativi con Ursula von der Leyen se vogliono davvero affrontare la Cina insieme”, ha suggerito un funzionario europeo.
Le aziende su entrambe le sponde dell’Atlantico si stanno già preparando a quello che potrebbe essere un processo doloroso per raggiungere una soluzione negoziata. “Bruxelles sta elaborando piani di emergenza nel caso vengano imposti nuovi dazi. Non è sorprendente”, ha dichiarato Marjorie Chorlins della Camera di Commercio degli Stati Uniti. “La domanda è: ci sarà spazio per una soluzione negoziata che sia accettabile per entrambe le parti? Al momento, non è possibile saperlo, anche se non conviene a nessuna delle due parti percorrere quella strada”.