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Trump

Perché Trump tamponerà le case auto tedesche (e non solo)

"Voglio che le case automobilistiche tedesche diventino americane", dice Trump, che promette poche tasse e deregolamentazione a chi apre stabilimenti negli Stati Uniti. Tutti gli altri, dovranno fare i conti con dazi elevati. Ecco le proposte del candidato repubblicano.

Durante un comizio a Savannah, in Georgia – uno stato cruciale per le elezioni presidenziali di novembre -, Donald Trump ha preso di mira le case automobilistiche tedesche, dicendo di volere che “diventino case automobilistiche americane”: dovranno cioè aprire stabilimenti negli Stati Uniti e assumere operai statunitensi, altrimenti i loro veicoli verranno sottoposti a pesanti dazi commerciali.

“Vi darò le tasse più basse, i costi dell’energia più bassi, il più basso onere normativo e il libero accesso al migliore e più grande mercato del pianeta”, ha detto, “ma solo se farete i vostri prodotti qui in America”. “Se non produrrete i vostri prodotti qui”, ha poi aggiunto, “dovrete pagare una tariffa, una tariffa molto consistente, quando invierete i vostri prodotti negli Stati Uniti”.

IL PIANO DI TRUMP PER L’INDUSTRIA MANIFATTURIERA

È questo, in pillole, il piano di Trump per rivitalizzare l’industria manifatturiera statunitense attraverso l’attrazione di investimenti stranieri e il ritorno della capacità che si è trasferita all’estero (reshoring, in gergo). “Voglio che General Electric, IBM e tutti gli altri produttori che ci hanno abbandonato siano pieni di rimpianti e tornino di corsa sulle nostre coste”, ha dichiarato infatti l’ex-presidente e candidato del Partito repubblicano.

SOMIGLIANZE E DIFFERENZE CON BIDEN

L’obiettivo di Trump è lo stesso del presidente Joe Biden.

Per favorire l’apertura di fabbriche sul suolo americano, però, Trump non intende puntare sull’offerta di sussidi pubblici e crediti d’imposta ad alcuni settori (come quelli dell’Inflation Reduction Act e del Chips and Science Act), bensì sulla riduzione dei costi e degli oneri per le imprese in modo da rendere più competitiva la produzione statunitense.

Quanto alla concorrenza estera, questa verrà appesantita dai dazi doganali – anche Biden ne ha imposti molti, soprattutto contro la Cina -, che tuttavia potrebbero portare a un aumento dei prezzi per i consumatori.

TRUMP VUOLE PIÙ DAZI

Se è vero che anche Biden ha fatto ricorso ai dazi, Trump sembra però voler fare un uso più esteso di questi strumenti commerciali, che ha definito “la cosa più bella mai inventata” durante un recente comizio in Michigan.

Il candidato repubblicano ha promesso di applicare un dazio del 100 per cento su “ogni singola auto che attraversa il confine messicano”, anche se il paese fa parte dell’accordo di libero scambio nordamericano. Ha anche minacciato l’azienda di macchinari agricoli John Deere con tariffe del 200 per cento se questa sposterà la produzione in Messico, dove i costi sono più bassi.

Trump propone delle tariffe standard del 10-20 per cento su tutte le importazioni, alzando l’aliquota al 60 per cento nel caso di prodotti cinesi. È un’idea che non piace ai repubblicani tradizionalisti come Mitch McConnell, leader del partito al Senato, secondo cui i dazi “fanno salire i prezzi per i consumatori americani”; anche Mike Pence, ex-vicepresidente dell’amministrazione Trump, è contrario alle “tariffe protezioniste”.

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