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Perché Usa e Nato non intervengono in Ucraina. L’analisi di Fabbri (Scenari)

Tutte le conseguenze dell'invasione della Russia in Ucraina e cosa hanno deciso Usa e Ue. L'analisi di Dario Fabbri, curatore del mensile Scenari allegato al quotidiano Domani diretto da Stefano Feltri

 

Perché la Russia ha invaso l’Ucraina? E come reagiscono Usa, Ue e Nato?

“Gli Stati Uniti si mostrano introvertiti, distratti dallo scontro interno tra i cittadini dell’interno, stremati dallo sforzo imperiale, e quelli costieri, ormai ignari di vivere in una superpotenza. Strategicamente concentrati sull’Indopacifico, inclini a risolvere con occhiuta seraficità le beghe esistenti altrove”.

E’ quanto scrive sul primo numero del mensile Scenari in edicola il 25 febbraio Dario Fabbri, l’analisi di geopolitica già alla rivista Limes e ora curatore del mensile allegato al quotidiano Domani diretto da Stefano Feltri.

Le richieste di Zelensky

Il Presidente ucraino Zelensky ha avanzato alcune richieste all’occidente, le più importanti delle quali sono la disconnessione della Russia dal sistema SWIFT (il sistema cruciale per lo scambio delle transazioni finanziarie a livello mondiale) e l’introduzione di una no fly zone sull’Ucraina. “Una no fly zone sull’Ucraina vorrebbe dire guerra aperta alla Russia, ci cacceremmo in una guerra nucleare perché i russi usano le armi nucleari in modo tattico”, ha chiosato Fabbri.

La guerra lampo

Quella che avrebbe in mente Putin sarebbe una “guerra lampo”. Un proposito che in passato è stato fallimentare. “La Russia non ha un numero di uomini necessari per tenere sine die il paese – spiega Fabbri nel corso della ‘maratona Mentana’ su La7-. Putin sa che occupare un paese di questo tipo per lungo tempo può diventare un boomerang. Un conto è l’azione lampo di un esercito superiore allo sfidante, un altro conto è vincere strategicamente la guerra sul territorio. Lì si gioca la vera partita, Putin spera di finire presto e ottenere immediatamente ciò che vuole”.

Perché Putin si sta spingendo fino a questo punto?

La Russia ha atteso almeno tre mesi prima di passare all’attacco armato. “I piani militari sono elaborati nel corso degli anni su molteplici scenari – ha aggiunto Fabbri -. Non si aspettano quasi tre mesi, come ha fatto la Russia, ammassando le truppe al confine ucraino da dicembre per poi entrare adesso, giocandosi l’effetto sorpresa”. Putin ha aspettato la fine delle olimpiadi, come avrebbe promesso al presidente cinese Xi Jinping.

Il fallimento della trattativa

La trattativa tra Mosca e Washington è andata avanti almeno tre mesi e si è arenata sulle richieste impossibili di Putin. “La Russia ha negoziato concretamente con gli americani perseguendo obiettivi massimalisti: neutralità sine die dell’Ucraina, revisione totale dell’impianto securitario nell’Europa centrorientale, cioè la Nato deve smetterla con la politica della porta aperta, via le batterie missilistiche dalla Romania e quelle in costruzione in Polonia, concordare ogni operazione militare, revisione dei trattati balistici – ha sottolineato Fabbri -. Tra la fine di gennaio e metà febbraio gli americani hanno trattato seriamente con i russi, hanno anche fatto promesse che, però, Putin pretendeva nero su bianco. Impossibile per gli Usa.  A questo punto cambia il calcolo di Putin, la svolta è il riconoscimento delle sedicenti repubbliche del Donbass. Non basta questo. A Putin non basta controllare da remoto l’Ucraina impedendole di entrare nella Nato, vuole di più, vuole imporre il cambio di regime a Kiev”.

La Russia agisce per paura

L’Ucraina ha una posizione strategica, tanto che il suo stesso nome vuol dire “terra di confine”. “La Russia ha una percezione di sé molto insicura perché oltre ad avere un territorio estremamente vasto, il più vasto del pianeta, vive su una lunghissima pianura, la pianura sarmatica dove si trova anche l’Ucraina che rende la Russia indifendibile come tutti i paesi enormi che non hanno le montagne – ha chiosato il curatore del mensile Scenari -. Questo non è un dettaglio perché forma la psicologia dei russi che hanno la necessità di sottomettere i paesi limitrofi per evitare che un attacco arrivi in casa loro. Quindi agiscono per profonda paura”.

Gli Usa non intervengono a difesa dell’Ucraina

Le sanzioni economiche prese nei confronti della Russia non si affiancheranno a un supporto di tipo militare all’Ucraina. “Gli Usa non intervengono in Ucraina perché non considerano l’Ucraina così strategica – aggiunge l’esperto di geopolitica -. Non sono nemmeno più convinti che il contenimento della Russia fino a queste latitudini sia funzionale alla loro causa. Cioè l’idea di allargare la Nato e condurla fino a lambire i confini della Russia non è più ritenuta in molti degli apparati americani funzionale, forse è più un rischio che un vantaggio”.

L’Occidente e la Nato non vogliono la guerra

La Nato e tutto l’occidente non correranno in aiuto dell’Ucraina attraversata dall’esercito russo. “La posizione della Nato e dell’occidente non è quella della guerra. Fare la guerra alla Russia vuol dire cacciarsi in una guerra dalle potenzialità nucleari. È evidente però che quello che sta succedendo avrà un riverbero di tipo strategico sulla Nato – sottolinea Dario Fabbri -. La Nato non ne esce benissimo perché, non nascondiamocelo, la Nato ha flirtato a lungo con l’Ucraina, non è un paese che le è estraneo. Già dal vertice di Bucarest quando l’Ucraina fu inserita, insieme alla Georgia, nella lista di paesi che avrebbe dovuto accedere alla Nato. Oggi misconoscere tutto questo è impossibile, resta un’impotenza assoluta sul piano militare che tutto sommato era già stata dimostrata in Georgia nel 2008. Qui le dimensioni sono più grandi, e Putin lo sapeva bene per questo ha agito in questa maniera”.

 

Le ricadute economiche e finanziarie su Mosca

Guerra vuol dire incertezza e l’incertezza non piace per nulla ai mercati. All’indomani dell’inizio della guerra la borsa di Mosca ha perso un terzo della sua totale capitalizzazione. Il logoramento di interessi economici di oligarchi e uomini d’affari può essere la pedina in grado di far scricchiolare l’operazione di Putin. “Ci sono stati pareri diversi anche nell’entourage di Putin – ha rimarcato Fabbri -. In un video del consiglio nazionale russo Putin umilia il capo dell’intelligence perché semplicemente non era d’accordo con lui nel passare alle azioni militari, a testimonianza del fatto che c’era un fronte putiniano che non d’accordo con l’opzione militare”.

Le incognite per Putin in Ucraina

“La prova militare in corso potrebbe rivelarsi sterile nel medio lungo periodo, giacché quanto realizzato inevitabilmente intensificherà il sentimento nazionalistico ucraino in funzione antirussa, una tendenza che in futuro dovrebbe allontanare la stessa Kiev da Mosca – ha scritto Fabbri sul primo numero di Scenari – Processo simile ai fatti di Georgia, paese che 14 anni dopo l’invasione resta lontano dalla Nato e dall’occidente ma tuttora animato dalla volontà di ripensare la propria postura strategica, mai fissa su quella del Cremlino. Le vibrazioni culturali ed etniche in Ucraina, in atto da molti anni, potrebbero aver trovato una ragione per resistere, per cristallizzarsi. Certo, Putin potrebbe riscrivere la storiografia nazionale ponendosi come l’eroe che recuperò il luogo dove il principe Vladimiro prescrisse il battesimo ai sudditi. Abbastanza evidentemente per concludere la propria carriera in maniera soddisfacente. Ma tra qualche tempo la Russia rischia di affrontare i medesimi problemi al cospetto di vicini e nemici ormai distanti dalle sua pretese, alla prese con un estero vicino temporaneamente sedato mentre sotto cova il fuoco della rivincita”.

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