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Swift, ecco la guerra finanziaria minacciata da Biden a Putin

In caso di invasione dell'Ucraina, tra le sanzioni che gli Stati Uniti imporranno contro la Russia c'è anche l'esclusione dallo Swift, il sistema che regola i pagamenti internazionali. Ecco cosa c'è da sapere.

 

Gli Stati Uniti di Joe Biden promettono di rispondere duramente a un’eventuale invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che ha schierato circa centomila truppe lungo il confine comune. Tra le sanzioni e le penalità varie che Washington vorrebbe imporre, coordinandosi con gli alleati europei, c’è l’esclusione di Mosca dalla rete SWIFT per i pagamenti: si tratta uno standard rilevantissimo all’interno del sistema finanziario internazionale.

CHE COS’È LO SWIFT?

Come spiega Bloomberg, lo SWIFT (acronimo che sta per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) è l’equivalente di Gmail per il sistema bancario globale. È un codice che garantisce di inviare in sicurezza messaggi finanziari tra oltre undicimila istituzioni e aziende in più di duecento paesi.

Con “messaggi” – che viaggiano nell’ordine dei 42 milioni al giorno – si intendono ordini, conferme di pagamento, scambi commerciali e di valuta. Il sistema SWIFT fa capo a un’omonima società belga, fondata nel 1973 per rimpiazzare il sistema Telex, nato negli anni Trenta e al tempo ancora utilizzato per la comunicazione tra aziende, benché si fosse fatto antiquato.

COSA COMPORTA L’ESCLUSIONE DALLO SWIFT

Per un paese, vedersi tagliato fuori dallo SWIFT può significare serissime ripercussioni economiche. È successo per esempio all’Iran nel 2012, quando le banche nazionali persero l’accesso alla rete per via delle sanzioni dell’Unione europea contro il programma nucleare di Teheran: lo hanno riottenuto in gran parte nel 2016, con la rimozione delle sanzioni.

L’Occidente ha già minacciato la Russia di esclusione dallo SWIFT nel 2014, anno dell’annessione della Crimea ucraina. Al tempo Alexei Kudrin, ministro delle Finanze molto vicino al presidente Vladimir Putin, stimò per il prodotto interno lordo russo una perdita annua del 5 per cento.

L’esclusione di Mosca dallo SWIFT a seguito di un ipotetico attacco all’Ucraina potrebbe però avere conseguenze anche per altre nazioni, in particolare per quelle europee: la Russia è la maggiore fornitrice di gas naturale del Vecchio continente (e dell’Italia: vale circa il 40 per cento del totale delle importazioni); i pagamenti per il combustibile vengono effettuati proprio tramite il sistema SWIFT.

CI SONO ALTERNATIVE?

Non ci sono alternative allo SWIFT, almeno al momento. Dal 2014 la Banca centrale russa ha implementato un proprio sistema per i messaggi finanziari tra le banche nazionali e quelle straniere, ma è poco utilizzato: gli utenti sono appena quattrocento, circa.

Nel 2021 la banca centrale della Cina ha annunciato la creazione di una joint venture con SWIFT (la società che gestisce la rete) che alcuni analisti hanno interpretato come una sorta di “garanzia” nel caso in cui Pechino dovesse venire esclusa dal sistema finanziario globale.

Le valute digitali e la tecnologia blockchain che utilizzano per le transazioni sono state a volte ritenute delle potenziali minacce al dominio dello SWIFT, ma non sono attualmente in grado di sostituirvisi.

CHI LO REGOLA

Lo SWIFT non è regolamentato allo stesso modo di una banca, perché non detiene depositi. Il sistema è supervisionato dalla banca centrale del Belgio e da rappresentanti di quelle degli Stati Uniti, dell’Unione europea, del Regno Unito, del Giappone e di altre grandi economie.

Bloomberg spiega che lo SWIFT escluderebbe un certo paese solo se l’Unione europea vi imponesse contro delle sanzioni. Nel 2018, però, lo SWIFT ha sospeso la partecipazione di alcuni soggetti iraniani sanzionati dagli Stati Uniti, ma si parlò di “un evento isolato” deciso “nell’interesse della stabilità e dell’integrità del sistema finanziario globale nel complesso”.

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