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Meloni Trattato

Meloni snobba e sega il Trattato del Quirinale con la Francia

Durante la conferenza stampa di fine anno, Meloni ha detto che il trattato del Quirinale con la Francia non è operativo e che i suoi contorni "non sono ancora chiarissimi". Ecco dichiarazioni e posizioni precedenti (anche del ministro Urso).

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato oggi che il cosiddetto “trattato del Quirinale”, ossia l’accordo di cooperazione rafforzata tra Italia e Francia firmato a Roma il 26 novembre 2021, non è “ancora pienamente operativo” e che non si è consultata a questo proposito con il presidente francese Emmanuel Macron.

COSA HA DETTO MELONI SUL TRATTATO DEL QUIRINALE

Durante la conferenza stampa di fine anno, Meloni ha dichiarato che “i contorni del trattato non mi sono ancora chiarissimi, perché non ho avuto la possibilità di approfondirlo come avrei voluto. Mi pare che non sia ancora pienamente operativo, in ogni caso non lo è in questo momento, nel senso che io e Macron nelle ultime settimane, pur avendo parlato di mille cose, non ci siamo consultati sulle materie che erano oggetto”.

“Mi riservo di valutare se il trattato è operativo o non è operativo”, ha aggiunto la presidente, “e sulla base di questo deciderò come andare avanti”.

LE POSIZIONI PASSATE

Prima di diventare presidente del Consiglio, la posizione di Giorgia Meloni e del suo partito, Fratelli d’Italia, nei confronti del trattato del Quirinale era di sostanziale chiusura e scetticismo.

Meloni, in particolare, aveva sottolineato molto il fatto che il Parlamento non era stato coinvolto nelle trattative –  sono iniziate nel 2018, quando il capo del governo era Paolo Gentiloni – tra le amministrazioni italiana e francese.

– Leggi anche: Tutte le divergenze nel centrodestra sul trattato Italia-Francia

“Ho contestato il trattato del Quirinale”, ha ricordato oggi Meloni in conferenza stampa, “perché il Parlamento non era stato minimante coinvolto in questa vicenda”.

LE CRITICHE DEL COPASIR (QUANDO C’ERA URSO)

Nella relazione dello scorso febbraio il COPASIR (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) aveva sottolineato alcuni aspetti critici del trattato del Quirinale, scrivendo ad esempio che l’accordo dovrebbe prevedere “un’adeguata tutela degli asset strategici in ambito finanziario e industriale italiani”.

Il Comitato evidenziava infatti i rischi per la sicurezza nazionale rappresentati dalla penetrazione economica francese in Italia, per esempio nel settore automobilistico (Stellantis), delle telecomunicazioni (Tim-Vivendi) e bancario (Crédit Agricole).

Al tempo il COPASIR era presieduto da Adolfo Urso, membro di Fratelli d’Italia e attualmente ministro delle Imprese e del made in Italy.

Nella relazione il COPASIR arrivava a paragonare il trattato del Quirinale al memorandum sulla Belt and Road Initiative, l’accordo politico firmato con la Cina dal governo di Giuseppe Conte nel 2019. In quest’ultimo caso, si leggeva, “il governo intese preventivamente coinvolgere l’organo parlamentare in un confronto sui temi della sicurezza nazionale interessati, analogo preventivo coinvolgimento non si è verificato nel caso del trattato con la Francia”.

A differenza di Pechino, tuttavia, la Francia è membro assieme all’Italia dell’Unione europea e della NATO. L’Unione europea, inoltre, considera la Cina un concorrente economico e un rivale sistemico.

CHE COS’È IL TRATTATO DEL QUIRINALE

Il trattato del Quirinale – o, formalmente, il Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata – si compone di dodici articoli, ed più un elenco di intenzioni che una raccolta di progetti ben definiti.

Si prefigge di potenziare la cooperazione tra Roma e Parigi in ambiti quali la politica estera ed europea, la difesa, la gestione delle migrazioni e delle frontiere, l’industria e lo spazio.

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