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Sussidi

Come e perché Francia e Germania si scazzottano su energia, difesa e non solo

Le due nazioni più importanti dell'Unione europea, Francia e Germania, sono in crisi: a dividerle è l'energia (tra price cap, sussidi da 200 miliardi e veti ai gasdotti), la difesa e la Cina. Tutti i dettagli e le opportunità per l'Italia, secondo Dario Fabbri.

 

A far muovere la grande macchina europea è stato, storicamente, il cosiddetto “motore franco-tedesco“, che combina le due economie più grandi dell’Unione. Ma una serie di tensioni geopolitiche, dalla crisi energetica ai rapporti con la Cina, sembrano oggi stare allontanando Francia e Germania.

CONSEGUENZE GIÀ VISIBILI

Come nota il Wall Street Journal, questa spaccatura si è palesata con la decisione di ridimensionare un grande incontro tra le delegazioni francese e tedesca – che si sarebbe dovuto tenere mercoledì a Fontainebleau e che invece è stato rimandato a gennaio -, sostituendolo con un più modesto pranzo di lavoro all’Eliseo tra il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

IL VIAGGIO DI SCHOLZ IN CINA

Stando a un funzionario francese, i due hanno discusso dello stato dei rapporti bilaterali e delle rispettive posizioni sull’energia, la difesa e la Cina: Scholz vi si recherà in visita, accompagnato da una delegazione di imprenditori, il mese prossimo.

Il viaggio di Scholz non piace molto agli altri leader europei, che temono che Pechino voglia mettere Berlino contro i suoi vicini. L’ultima volta che il presidente cinese Xi Jinping visitò Parigi – era il 2019 -, Macron invitò l’allora cancelliera tedesca Angela Merkel e l’allora presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker proprio per mostrare un fronte unito (o meglio: franco-tedesco). Scholz, invece, andrà da solo.

L’ACCORDO CON COSCO PER IL PORTO DI AMBURGO

Macron ha espresso delle riserve sugli investimenti della Cina nelle infrastrutture strategiche europee, dopo che il governo Scholz ha permesso alla compagnia cinese di spedizioni marittime COSCO di acquisire una parte del porto di Amburgo, il più grande della Germania. “Abbiamo commesso degli errori strategici in passato con la vendita di infrastrutture alla Cina”, ha detto Macron.

LO “SCUDO” TEDESCO ANTI-GAS DA 200 MILIARDI

Le divisioni più grandi tra Parigi e Berlino, comunque, non riguardano la Cina ma l’energia, e nello specifico lo “scudo” da 200 miliardi di euro annunciato dal governo Scholz per mitigare l’impatto del caro-gas sui consumatori e sulle imprese: una misura accolta male dalla Francia e dagli altri paesi europei, perché potrebbe mettere le loro aziende in una posizione di svantaggio competitivo rispetto a quelle tedesche.

La Germania, peraltro, si oppone alla proposta della Commissione – appoggiata invece da Francia, Italia, Spagna e una decina di altri stati membri – per imporre un tetto ai prezzi del gas, o price cap.

– Leggi anche: L’Europa continua a posticipare una decisione sul price cap del gas, tutti gli scazzi fra Stati

Una settimana fa, giunto a Bruxelles per riunirsi con gli altri leader europei, Macron disse che l’isolamento della Germania non è un bene né per il singolo paese né per l’intera Europa. Scholz, tuttavia, sostiene di essere solidale con gli altri membri dell’Unione, e di potersi permettere lo “scudo” grazie alla sua disciplina fiscale: un probabile riferimento alla situazione della Francia, il suo, che ha un debito pari al 115 per cento circa del prodotto interno lordo.

LO SCONTRO TRA FRANCIA E GERMANIA SUL MIDCAT

A infastidire Berlino, invece, è stato il rifiuto francese alla realizzazione del MidCat, un gasdotto con la Spagna che avrebbe garantito nuove forniture di gas alla Germania, estremamente dipendente dal combustibile russo; per Parigi, invece, l’opera non sarebbe stata altrettanto conveniente o strategica perché la propria politica energetica si basa sulle centrali nucleari. Il progetto del MidCat è stato definitivamente cancellato, sostituito da quello del BarMar, una tubatura pensata per l’idrogeno ma che nel breve termine trasporterà anche gas fossile.

LE DIVERGENZE SULLA DIFESA

Ai tedeschi non piacciono nemmeno le resistenze di Macron all’invio di sostanziosi aiuti militari all’Ucraina e i suoi toni più conciliatori nei confronti del presidente russo Vladimir Putin.

Sempre in tema di difesa, Parigi ha criticato la decisione di Berlino di dotarsi di sistemi d’arma statunitensi e israeliani per rafforzare le capacità missilistiche in caso di degenerazione dei rapporti con Mosca. La mossa non ha fatto bene al Fcas/Scaf, il programma franco-tedesco-spagnolo per il caccia di sesta generazione e al progetto per il carro armato del futuro (Main Ground Combat System-Mgcs).

E L’ITALIA? L’ANALISI DI FABBRI (DOMINO)

Intervistato da Startmag, Dario Fabbri – analista geopolitico e direttore della rivista Domino – ha commentato le possibili direzioni in politica estera del nuovo governo di Giorgia Meloni, soffermandosi in particolare sui rapporti con la Francia.

“Ci sono certamente interessi in comune tra Francia e Italia”, ha spiegato, “a partire da quello comune ad arginare la potenza tedesca che si sta dimostrando, come inevitabile, unilaterale, vedi ad esempio l’assegnazione di 200 miliardi di euro da parte della Cancelleria di Berlino per schermare le aziende locali dal caro energia”.

“Altro interesse comune”, ha concluso Fabbri, “è impedire il ritorno dell’austerity voluto dalla Germania e che è funzionale ai suoi interessi”.

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