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L’Europa continua a posticipare una decisione sul price cap del gas, tutti gli scazzi fra Stati

I leader degli stati Ue non trovano un accordo sul price cap del gas. La Commissione propone un meccanismo "dinamico" con l'Asia per non compromettere le forniture di Gnl. Italia, Francia e Spagna favorevoli al tetto. Germania, Austria e Olanda si oppongono. Tutti i dettagli.

L’ultimo vertice dei leader degli stati membri dell’Unione europea sulla crisi energetica si è concluso nuovamente senza un accordo sul cosiddetto price cap del gas, cioè un “tetto” massimo ai prezzi del combustibile. I rappresentanti dei ventisette hanno concordato solo sulla necessità di proseguire le discussioni sulle varie opzioni.

APPOGGIO ALLE PROPOSTE DELLA COMMISSIONE

Durante il summit – iniziato ieri a Bruxelles, e proseguito fino a tarda notte – i leader hanno appoggiato le proposte della Commissione europea sull’istituzione di un riferimento di prezzo per il gas liquefatto alternativo al TTF e sull’acquisto collettivo (ma su base volontaria) di gas, in modo da negoziare con i fornitori da una posizione di maggiore forza. Le leggi specifiche che dovranno tradurre in realtà queste idee, però, non ci sono, e andranno negoziate nelle prossime settimane.

COSA HA DETTO VON DER LEYEN

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che “ora abbiamo un’ottima e solida tabella di marcia per continuare a lavorare sul tema dei prezzi dell’energia”.

CORRIDO DINAMICO DEI PREZZI DEL GAS E TETTO ALL’ELETTRICITÀ DA GAS

Nelle conclusioni finali del vertice, i leader dell’Unione chiedono ai ministri nazionali e alla Commissione di “presentare decisioni concrete” su un “temporaneo corridoio dinamico dei prezzi sulle transazioni di gas naturale” e su un tetto al prezzo del solo gas utilizzato per produrre l’elettricità.

LE CONSEGUENZE DA EVITARE

I rappresentanti dei ventisette invitano a prestare attenzione alle “analisi costi-benefici” di un tetto ai prezzi del gas per il settore elettrico. Temono infatti che la misura possa incentivare il consumo di combustibile (portando dunque a un rapido esaurimento delle scorte, in un contesto di forniture scarse) e spingere le società energetiche a rivendere l’elettricità in paesi esterni all’Unione che permettono profitti maggiori poiché sprovvisti di cap (il Regno Unito, ad esempio).

APPUNTAMENTO A MARTEDÌ

I ministri dell’Energia degli stati membri europei discuteranno di price cap martedì prossimo, ma non è stata fissata una data di termine dei negoziati.

FAVOREVOLI E CONTRARI

Tra i paesi dell’Unione più contrari alla proposta di un tetto ai prezzi del gas è la Germania. Berlino sostiene che la misura ridurrà gli incentivi al risparmio energetico, viste le bollette meno care, e metterà l’Europa in una posizione di svantaggio competitivo rispetto all’Asia: attirati dai prezzi più alti, i carichi di gas liquefatto potrebbero dirigersi lì, lasciando il Vecchio continente senza abbastanza combustibile.

Per questo la Commissione ha proposto un price cap dinamico e non fisso, che rifletta l’andamento dei prezzi sul mercato asiatico (andamento che è praticamente uguale a quello europeo, benché i prezzi siano inferiori).

Le ragioni dello scetticismo tedesco sono condivise dall’Austria e dai Paesi Bassi: i due paesi ospitano degli hub del gas, rispettivamente il Baumgarten e il TTF.

Favorevole al cap, invece, è un gruppo di quindici paesi di cui fanno parte l’Italia, la Francia, il Belgio, la Spagna, il Portogallo e la Polonia.

COSA SUCCEDERÀ?

Sergio Giraldo, manager del settore energetico, ha parlato di una situazione “in stallo” in sede europea: “Anche se probabilmente”, aggiunge, “si celebrerà l’unica cosa su cui si troverà un accordo, ovvero la procedura di acquisti congiunti di gas che tanto serve alla Germania [è il paese europeo che consuma più gas, ndr], ancora una volta vale la vecchia massima secondo cui ‘stare nell’Unione europea è semplice: 27 capi di stato si siedono attorno a un tavolo, fanno lunghe trattative e alla fine la Germania dice no'”.

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