CHI HA VINTO E CHI HA PERSO IN SENATO. IL CORSIVO DI ARNESE
Articolo aggiornato alle ore 22,40 del 19 gennaio 2021
Il premier Giuseppe Conte ottiene 156 sì alla fiducia sulle sue comunicazioni in Senato. I no sono stati 140, 16 gli astenuti.
La votazione è stata palese ed è avvenuta per appello nominale.
La senatrice di Forza Italia-Udc, Maria Rosaria Rossi ha votato la fiducia al governo, nell’aula del Senato. Anche Andrea Causin, senatore di Forza Italia ha votato la fiducia al governo nell’aula del Senato. Subito dopo, si è sentito un mezzo applauso e una voce che urlava “Bravo”. Drago, Martelli e Giarrusso (Misto) votano no.
No anche di Paola Binetti, senatrice Udc, e di Minuto FI.
Matteo Renzi si è astenuto nel voto di fiducia in Senato. Si è astenuta anche l’ex ministra Teresa Bellanova.
CHI HA VINTO E CHI HA PERSO IN SENATO. IL CORSIVO DI ARNESE
Causin e Rossi, i due senatori di Fi che hanno votato sì alla fiducia, “sono fuori dal partito: votare con il governo in questo caso non è una questione di coscienza”. Lo dice Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, interpellato in transatlantico al Senato. Tajani spiega di aver informato Silvio Berlusconi, insieme alla capogruppo Anna Maria Bernini.
Nelle dichiarazioni di voto la ministra Bellanova ha confermato l’astensione di Italia Viva. Deciso il No di Forza Italia ribadito dalla capogruppo Anna Maria Bernini, così come nella maggioranza netto il Si del Pd annunciato dal capogruppo Ancrea Marcucci. “Non state cercando dei volenterosi, dei responsabili, ma dei complici per non perdere la poltrona”.
“Se hanno qualche voto in più è grazie a due di Forza Italia che hanno votato come i 5s e hanno votato i senatori a vita”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, al Tg1, mentre ancora non si sa il risultato finale. “Ditemi voi se questo minestrone può portare avanti l’Italia”, aggiunge: “Ci rivolgeremo a Mattarella: c’è un governo che non ha la maggioranza al Senato e sta in piedi con chi cambia casacca”.
“Rispetto alle premesse e alle speranze di Conte e Casalino le cose non sono andate come speravano: sentivo parlare di decine di responsabili ma al netto di casi singoli, dall’altra parte ce ne sono di più, il centrodestra ha mantenuto la sua compattezza e non era scontato. Ho parlato con Salvini, parlerò con Berlusconi. Ora dobbiamo chiedere un colloquio con il Colle”. Così la leader di FdI, Giorgia Meloni a Rete 4.
CHI HA VINTO E CHI HA PERSO IN SENATO. IL CORSIVO DI ARNESE
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LA REPLICA DI CONTE
“Un tema toccato dalla senatrice Drago è il calo demografico: è un problema serissimo, è uno dei cali tra i più severi degli ultimi anni. Anni fa in Germania successe la stessa cosa. Se non interveniamo adesso in tempo, rischiamo di compromettere il futuro dei nostri figli. Occorrono investimenti economici strutturati, dobbiamo investire sul futuro e non possiamo farlo creando una crisi di governo o cercando di far cadere un governo. Da luglio partirà tra l’altro la riforma dell’assegno unico mensile per oltre 12 milioni di bambini, un progetto avviato dalla ministra di Iv Bonetti”. Lo ha detto il premier, Giuseppe Conte, nella replica al Senato.
“Molte osservazioni hanno riguardato il nostro calo del Pil e la consistenza dei ristori. Non corrisponde affatto al vero che l’Italia sia prima per caduta più forte del Pil. Nonostante siamo stati colpiti per primi dalla pandemia nei primi tre trimestre del 2020 il calo tendenziale del Pil è stato lo stesso che in Francia, inferiore alla Spagna e al Regno Unito”, ha aggiunto Conte
“Il rimbalzo del terzo trimestre è stato tra i più alti d’Europa, il 15,9% – ha affermato ancora il presidente del Consiglio -. Gli ultimi dati ci spingono a confermare per il 2020 un calo del 9%, sensibilmente inferiore a quello previsto in estate e minore di altri Paesi europei. Si è detto che abbiamo dato meno ristori di altri Paesi? E’ un’affermazione destituita di fondamento. Grazie a quella rete di protezione il pil è calato meno del previsto ed è stato compensato anche il deficit”.
Il premier ha parlato anche di covid e scuola: “Un intero capitolo del Recovery è dedicato all’istruzione – ha sottolineato -. La curva epidemiologica non accenna a migliorare. Ci preoccupa ma continueremo a fare di tutto, l’obiettivo è la didattica in presenza”.
“Renzi ha ricostruito le ragioni del discutere la fiducia oggi. A me però non sembra che quando abbiamo trattato dei temi concreti non si sia trovata una soluzione. Il Recovery Plan non è stato elaborato in qualche oscura cantina di Palazzo Chigi ma in incontri bilaterali con tutti i ministri, anche quelli di Iv – ha aggiunto Conte-. La bozza, che avete voluto distruggere anche mediaticamente, era frutto di un primo confronto a livello bilaterale con i ministri”.
“Sul Recovery occorreva un confronto, un momento collegiale, perché restava il problema di scelte strategiche, tirare fuori la politica, dare una visione. Ma il confronto collegiale si può fare anche con toni tranquilli e leale collaborazione. L’effetto finale – ha rilevato – è stato bloccare per 40 giorni il Recovery: avremmo potuto incontrarci e in una ventina di giorni dare al Parlamento una versione aggiornata che è stata migliorata anche grazie al vostro contributo, ma grazie a tutte le forze di maggioranza e nessuno può avere la pretesa della verità nelle soluzioni più proficue per il Paese”.
“Avete ritenuto che la cabina di regia non era accettabile – ha domandato polemicamente il presidente del Consiglio -? Ma quando mai non è stata discussa? Il risultato è che ora dobbiamo affrettarci e il lavoro è urgente, perché ce lo chiede anche l’Ue. Quando si sceglie la via del dialogo, e voi lo sapete, non avete mai trovato porte chiuse. A un certo punto avete scelto la strada dell’aggressione e degli attacchi mediatici, avete cominciato a parlare fuori e non dentro. La rispettiamo ma possiamo dire che forse non è la scelta migliore negli interessi del Paese?”.
Quindi la replica a Renzi sulle ‘poltrone’: “Poltrone? Quando sento questa parola – ha detto – io non mi vergogno di dire che stiamo seduti su queste poltrone. Non è importante – lo dico ai cittadini – dire ‘non sono interessato alla poltrona’ ma essere interessati a star seduti con disciplina e onore”. “Ho spesso difeso le vostre istanze -dice il premier a Italia Viva – ma a un certo punto avete preso una strada diversa, che non è quella della leale collaborazione. Diciamolo di fronte a tutti”. “Stavamo già lavorando sul patto di fine legislatura. Subito dopo l’eventuale fiducia valuteremo un tema di cui stavamo già discutendo: come rafforzare la squadra di governo” conclude Conte la replica al Senato.
L’AFFONDO DI RENZI
Matteo Renzi va all’attacco del premier nel suo intervento al Senato. “Signor presidente , se lei parla di crisi incomprensibile, le spiego le ragioni che hanno portato la nostra esperienza al termine – esordisce il leader Iv -. Non è il governo più bello del mondo: pensiamo ci sia bisogno di un governo più forte, non pensiamo possa bastare la narrazione del ‘gli altri paesi ci copiano’. Non è stata aperta ancora una crisi istituzionale perché lei non si è dimesso”.
“Lei ha avuto paura di salire al Colle perché ha scelto un arrocco che spero sia utile per lei ma credo sia dannoso per le istituzioni”, ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio. “La crisi istituzionale non è aperta ma l’Italia vive una crisi sanitaria ed economica”, spiega Renzi sottolineando come l’Italia sia il Paese con il “più alto numero di morti di Covid in rapporto alla popolazione”. “Sono mesi che chiediamo una svolta, non è vero che siamo stati irresponsabili, siamo stati fin troppo pazienti. Questo è un “kairos”, un momento opportuna, ora o mai più si può fare una discussione”, ha proseguito.
“Ha cambiato la terza maggioranza in tre anni, ha governato con Matteo Salvini – ha aggiunto ancora Renzi -. Oggi so che è il punto di riferimento del progressismo e ne sono contento, ma ha firmato i decreti Salvini e quota 100. Ora si accinge alla terza maggioranza diversa ma ci risparmi di dire che l’agenda Biden è la sua agenda dopo aver detto che l’agenda di Trump era la sua sua agenda. Se va all’assemblea generale dell’Onu e rivendica il sovranismo, non può dirsi antisovranista, se va alla scuola di Siri e si dice populista, ora non può dirsi antipopulista. Non può cambiare le idee per mantenere la poltrona”.
“Quando si fa politica – ha detto ancora – si può anche rinunciare a una poltrona non a un’idea, mi auguro che metta al centro le idee e non lo scambio di poltrone perché il Paese non si merita un mercato indecoroso”.
L’assemblea dei senatori di Iv con Matteo Renzi ha confermato che si asterrà sul voto di fiducia.
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IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DI CONTE AL SENATO:
Gentile Presidente, gentili Senatrici e gentili Senatori,
anche io mi associo a nome del Governo innanzitutto a questo ricordo del senatore Emanuele Macaluso che è stato qui per tantissimi anni, ha svolto attività da questi scranni e poi per tantissimi altri anni come stimato giornalista. Io credo che anche chi non ne ha condiviso le idee politiche possa convenire che è stato un grande protagonista della vita politica italiana, della vita culturale italiana.
All’inizio di questa esperienza di governo, il 9 settembre 2019, prefigurai proprio in quest’Aula un chiaro progetto politico per il Paese.
Precisai subito che il programma sul quale mi accingevo a chiedere la fiducia al Parlamento non si risolveva, non poteva risolversi, in una mera elencazione di proposte eterogenee né tantomeno in una sterile sommatoria delle posizioni assunte da ciascuna delle forze politiche che avrebbero sostenuto la maggioranza.
Già allora ero consapevole che un’alleanza tra formazioni politiche provenienti da storie, tradizioni, esperienze, culture differenti, che per giunta si erano anche contrapposte a tratti anche in maniera aspra nel più recente passato, poteva nascere questa alleanza solo sulla base di due discriminanti fondamentali:
a) Non una estrinseca adesione ma un convinto ancoraggio ai valori costituzionali (cito solo il primato della persona, lavoro, uguaglianza nella duplice veste formale e sostanziale, tutela dell’ambiente);
b) e poi ancora la solida vocazione europeista del nostro Paese, in modo da realizzare a pieno l’interesse nazionale, in modo da consentire all’Italia di tornare protagonista nello scenario europeo e contribuire a fare recuperare all’Unione europea intera la posizione di leadership nell’attuale contesto geo-politico internazionale.
Sin dal momento dell’elaborazione del programma alla quale mi dedicai anche io insieme alle delegazioni delle forze politiche di maggioranza – perché facemmo tutti in modo, insieme, che si delineasse la prospettiva di un disegno riformatore ampio e coraggioso.
Affermai allora che quel progetto politico avrebbe segnato l’inizio di una nuova – che abbiamo sperato tutti e speriamo ancora – risolutiva stagione riformatrice, orientata all’edificazione di una società più equa e più inclusiva, capace di coniugare l’obiettivo primario della crescita economica, del rilancio e della modernizzazione con le esigenze imprescindibili della sostenibilità, della coesione sociale e territoriale, nell’orizzonte del pieno sviluppo della persona umana.
Ancora oggi, dopo più di un anno, a riguardare quei ventinove punti programmatici, ravviso che nel progetto di Paese che abbiamo condiviso e delineato insieme, seppure in circostanze e condizioni complesse, c’era visione.
C’era una forte spinta ideale.
C’era un chiaro investimento di fiducia.
Agli inizi del 2020 le condizioni per l’attuazione di quel progetto si sono misurate purtroppo con l’uragano della pandemia, è stato un uragano ed è un uragano che ha sconvolto e sta sconvolgendo in profondità la nostra società, le nostre abitudini di vita, il nostro destino collettivo.
La pandemia ci ha costretto a ridefinire le priorità, a ripensare il nostro modello di sviluppo, la dinamica stessa delle nostre relazioni.
Stiamo affrontando una sfida di portata epocale. Ci stiamo misurando con l’esigenza di definire le linee ricostruttive di una società segnata – di nuovo – sembra un riprecipitare al passato, da paure primordiali, più spesso conosciute da generazioni del passato, paure legate al rischio di perdere beni essenziali, come la vita e la salute, e di tornare a sentirci tutti profondamente fragili.
Alcune nostre pur radicate certezze sono state improvvisamente messe in discussione.
La “politica” stessa è stata costretta a misurarsi pressoché quotidianamente – forse come mai prima aveva fatto – con la scienza e con la tecnica, nella difficoltà di offrire risposte efficaci e rapide rispetto a una travolgente emergenza sanitaria e a una severa recessione economica.
Anche le nostre più consolidate cognizioni giuridiche sono state severamente interrogate. In virtù dello stato di emergenza siamo stati costretti a introdurre per primi in Occidente con tutti i dubbi e le perplessità, le difficolta ovviamente poco dopo seguiti da tutti gli altri Paesi – abbiamo dovuto introdurre misure restrittive dei diritti della persona, operando delicatissimi e faticosissimi bilanciamenti dei princìpi e dei diritti costituzionali.
In questi mesi così drammatici, pur a fronte di una complessità senza precedenti, questa maggioranza è riuscita a dimostrare grande responsabilità, raggiungendo – certamente anche con fatica – convergenza di vedute e risolutezza di azione, come era richiesto, soprattutto nei passaggi più critici.
Abbiamo coltivato un costante e serrato dialogo con tutti i livelli istituzionali del nostro ordinamento, a partire dalle Autorità regionali sino a quelle comunali, nella consapevolezza che solo praticando in modo direi indefesso il principio di “leale collaborazione” sarebbe stato possibile perseguire strategie di intervento efficaci, considerato – a tacer d’altro – che le competenze in materia di gestione sanitaria sono rimesse, nel nostro ordinamento, primariamente alle Regioni.
Non solo.
L’esperienza della pandemia ha rafforzato, nelle forze politiche che con lealtà hanno sostenuto il Governo, la consapevolezza del valore del dialogo e del confronto dialettico tra posizioni anche distanti, presupposto ineludibile per compiere le scelte più giuste, per operare quelle sintesi superiori, al superiore interesse collettivo, per assumere le decisioni fondamentali, alle quali – per la gravità dell’ora – non potevamo sottrarci.
Abbiamo operato sempre le scelte migliori? Abbiamo assunto sempre le decisioni più giuste?
Ciascuno sul punto esprimerà le proprie valutazioni, siamo nel campo dell’opinabile. Per parte mia posso dire che il Governo ha operato i delicati bilanciamenti degli interessi costituzionali di volta in volta coinvolti, con il massimo scrupolo e con la massima attenzione, nella consapevolezza delle conseguenze di immane portata che si sarebbero prodotte nella vita dei singoli e per il futuro della nostra comunità.
E se oggi a Voi che siete qui in quest’aula e ai cittadini che ci seguono da casa posso parlare a nome di tutto il governo a testa alta non è per l’arroganza di chi ritiene di non avere mai sbagliato, ma per la consapevolezza di chi, insieme a tutta la squadra di governo, ha impegnato tutte le proprie energie fisiche e intellettive per offrire la migliore protezione possibile alla comunità nazionale.
In tutti questi mesi si è elevato un dibattito politico, un dibattito politico anche di un certo spessore che riguarda il ruolo della Politica.
Ci siamo tutti interrogati sul ruolo della politica.
Ecco.
Ho già rilevato chiaramente che il dialogo tra la politica e scienza è diventato particolarmente intenso, particolarmente fitto, pressoché quotidiano.
In realtà, mai come in questo periodo la “politica” è stata chiamata ad assolvere alla sua più nobile missione, di operare scelte per il bene comune, alcune delle quali di portata “tragica”.
È stata “politica” la scelta di tutelare in via prioritaria la salute, e questa è stata una intuizione, una convinzione che si è da subito radicata nel governo: non solo in quanto la salute è diritto fondamentale della persona e interesse primario della collettività, ma anche nella consapevolezza che solo tutelando quel bene primario si potesse preservare e si può preservare il tessuto produttivo del Paese.
Tutta “politica” è stata la scelta di destinare – anche ricorrendo a ripetuti e progressivi scostamenti di bilancio – ingenti risorse (più di 100 miliardi di euro in termini di indebitamento netto) al sostegno di lavoratori, imprese, famiglie e categorie fragili, con ristori in qualche misura correlati rispetto alle perdite subite, anche se come ho precisato ieri, non intendo certo dire che questi ristori sono sufficienti a compensare integralmente le perdite subite.
E sono questi interventi che ci hanno concesso di poter erigere una cintura di protezione sociale ed economica che è stata apprezzata anche da illustri economisti, come il premio Nobel Paul Krugman.
Fortemente “politica”, ancora, è stata la determinazione con la quale il Governo, primo fra i governi europei, ha chiesto, ha promosso una iniziativa, ha chiesto all’Unione europea di rispondere alla crisi in modo radicalmente diverso rispetto al passato e di farsi promotrice di politiche espansive, finanziate da strumenti di debito comune, orientate al raggiungimento di strategie condivise.
Lo storico accordo sul programma Next generation EU, per il raggiungimento del quale l’Italia ha avuto un ruolo propulsivo e decisivo, spendendosi a ogni livello, in ogni sede, formale e informale, non solo ci consente di disporre di 209 miliardi di euro, ma ha impresso – e questo è forse ancora più importante in prospettiva – perché ha impresso alla politica europea una svolta irreversibile, inaugurando un nuovo corso, suscettibile di mutare profondamente i paradigmi delle politiche economiche e il volto stesso dell’Unione europea.
E ne discuteremo di questa svolta, prossimamente, nell’ambito della conferenza sul futuro dell’Europa.
Non è questo l’esito, anch’esso eminentemente politico, della scelta europeista che ha rappresentato una delle ragioni fondative dell’alleanza di Governo?
Ancora “politica” è stata la scelta di accompagnare le misure emergenziali con interventi strutturali, suscettibili – nel medio e lungo periodo – di generare effetti virtuosi.
Anche nei momenti più complessi dell’emergenza sanitaria ed economica non abbiamo mai rinunciato a porre le basi per il rilancio del Paese. E già con la legge di bilancio per il 2020, ricordo, il Governo:
– ha introdotto il taglio del cuneo fiscale a beneficio dei lavoratori (reso poi strutturale), pensate anche al taglio del superticket sanitario e i bonus per gli asili nido, i bonus edilizi, i vari interventi per la sostenibilità ambientale e la rigenerazione urbana e taccio di altre misure.
Abbiamo da subito raccolto la sfida di trasformare le difficoltà in opportunità.
Consapevoli delle deficienze strutturali del nostro Paese abbiamo posto le basi per un deciso rilancio della crescita realizzando un ambiente più favorevole agli investimenti privati, più propenso alla ricerca e all’innovazione, più attento alla costruzione e al rafforzamento delle competenze. E se esaminate, e andiamo con la mente a tutti i decreti-legge emanati durante le prime fasi dell’emergenza e sino all’ultima legge di bilancio, troveremo misure anche strutturali che si leggono e possono essere interpretate in questa prospettiva.
Pensate ai 21 miliardi, dal 2020 al 2026, di risorse disponibili, al fine di potenziare la rete di assistenza ospedaliera e territoriale, valorizzare il personale medico-infermieristico, assumere personale sanitario e investire nella formazione di medici e infermieri.
Pensate alle misure per la scuola e l’università, abbiamo ulteriormente rafforzato gli interventi sugli organici e sulla digitalizzazione, gli investimenti nell’edilizia scolastica e universitaria e nella ricerca, abbiamo ampliato la no-tax area per gli studenti universitari e per il personale scolastico. E abbiamo già i primi risultati per quanto riguardo l’inversione nel numero degli immatricolati, è un segnale importante, nelle università meridionali; era sempre negativo, è cresciuto del 6,7%.
A partire dal prossimo luglio partirà una grande riforma: l’assegno unico mensile per ciascun figlio a carico, fino a 21 anni di età, che coinvolgerà circa 12,5 milioni di bambini e ragazzi. E’ una misura che si colloca in una cornice più ampia di interventi, volta ad alleggerire la pressione economica sulle famiglie e a ridurre il carico di cura che grava in particolare sulle donne, stimolando anche l’occupazione femminile.
Abbiamo introdotto robusti incentivi agli investimenti privati, privilegiando in particolare: la transizione verde e digitale, l’occupazione femminile, quella giovanile. Anche in quest’ottica si comprende il rafforzamento del pacchetto “Transizione 4.0”, con una particolare attenzione agli investimenti in nuove tecnologie digitali. Anche in quest’ottica va interpretato il superbonus al 110% per l’efficientamento energetico e l’adeguamento antisismico degli edifici.
Abbiamo azzerato per 3 anni i contributi per le assunzioni dei giovani sotto i 35 anni in tutta Italia e abbiamo introdotto una decontribuzione totale per l’assunzione delle lavoratrici donne.
Abbiamo introdotto e portato a regime, fino al 2029 la fiscalità di vantaggio per tutte le imprese che operano nel Mezzogiorno. Noi non siamo meridionalisti per vocazione intellettuale. Per colmare il gap che non fa correre l’Italia, perché se non corre il Mezzogiorno, l’abbiamo chiarito sempre, non può correre l’Italia, abbiamo quindi introdotto un taglio dei contributi previdenziali del 30% per i primi 5 anni. E poi ancora vorrei ricordare due misure per dare il senso di interventi che guardano e danno una visione per il Paese volta a migliorare la competitività del nostro tessuto produttivo che è fatto soprattutto di piccole e medie imprese, ma ovviamente anche le grandi imprese stentano in questo conteso di crisi.
Mi riferisco al Fondo Patrimonio PMI, gestito da Invitalia, che favorisce la capitalizzazione delle piccole e medie imprese che investono sul proprio rilancio, e al Patrimonio Destinato, gestito da Cassa Depositi e Prestiti, che potrà contribuire non solo al sostegno, ma anche alla crescita delle imprese con fatturato superiore a 50 milioni di euro.
Anche in vista della grande sfida del Recovery Plan, abbiamo voluto ridefinire con chiarezza il quadro normativo a supporto degli investimenti, in particolare quelli infrastrutturali.
Il decreto-legge “semplificazioni” è volto proprio a preparare l’ambiente giuridico più idoneo per dare la possibilità a queste nuove misure, questi nuovi investimenti di poter essere messi a terra efficacemente. Abbiamo definito infatti un percorso accelerato per la realizzazione delle opere pubbliche e siamo intervenuti a ridefinire, in modo molto accorto, il regime di responsabilità della pubblica amministrazione con particolare riguardo alla ridefinizione della responsabilità erariale, alla delimitazione del reato di abuso d’ufficio. Abbiamo creato le premesse perché i funzionari, gli incaricati dei pubblici servizi possano operare in un quadro di maggiori certezze giuridiche, secondo logiche di maggiore efficienza.
E a questo riguardo sento spesso sollevata l’obiezione, devo dire il vero è successo anche ieri alla Camera, secondo cui a distanza di alcuni mesi, le opere, pur ritenute prioritarie nel quadro del decreto semplificazioni, sarebbero ancora bloccate perché mancherebbe la designazione dei relativi Commissari.
A parte che adesso dei commissari la lista c’è, ma non è così. Queste opere non sono mai state bloccate perché è stato applicato l’articolo 2 del decreto semplificazioni che attribuisce poteri speciali propri dei commissari ai RUP, a responsabili unici di progetto. E lo testimonia il fatto che nel 2020, pensate, pur in questo contesto economico così difficile, gli appalti, soprattutto quelli di Anas e Rfi, sono cresciuti. Siamo arrivati a un totale di 43,3 miliardi rispetto ai 39,4 del 2019.
Non avremmo potuto realizzare tutto questo, e ovviamente è un piccolo florilegio delle misure introdotte, se non ci fosse stata condivisione, collaborazione e responsabilità in ciascuna forza politica, ciascuna forza politica.
Perché vedete quando si soffre così tanto il Paese è più unito, il senso di comunità si è risvegliato. E si è rafforzata anche l’unità del Governo, si è elevato anche il tenore della nostra alleanza, si sono rafforzate anche le ragioni del nostro stare insieme.
In questa prospettiva, è stato fondamentale il senso di responsabilità dimostrato anche dalle forze politiche di opposizione, che – pur nella chiara differenziazione, nella dialettica politica delle differenti posizioni che hanno, avete contribuito ad affrontare con responsabilità alcuni passaggi critici. Penso alle varie occasioni in cui avete votato lo scostamento di bilancio, avete avanzato proposte concrete e qualificanti, alcune delle quali sono state convintamente accolte e condivise dalle forze di maggioranza.
Anche grazie a questo dialogo con le opposizioni abbiamo potenziato, in occasione dell’ultima legge di bilancio, le misure di sostegno ad esempio per i lavoratori autonomi e le partite Iva.
Proprio nei momenti più critici della storia di un Paese dobbiamo ritrovare le ragioni alte della politica, quelle che ispirano le scelte più autentiche, le ragioni che muovono l’impegno di chi crede che la politica sia essenzialmente servizio per la comunità nazionale: non la politica come esercizio del potere, né la politica come mera gestione del contingente, ma la politica come pensiero e azione orientati all’uomo, ai suoi bisogni, alle sue aspettative.
Dopo aver attraversato questo tornante della storia umana che alla nostra generazione è capitato di vivere, nulla sarà come prima.
Il Governo deve essere all’altezza di questo elevato compito.
Purtroppo al culmine di alcune settimane di attacchi anche mediatici molto aspri, devo dirlo a volte anche scomposti, alcuni esponenti di Italia Viva hanno anticipato e poi confermato di volersi smarcare da questo percorso comune.
Ne è seguita un’astensione delle ministre di Italia Viva al momento dell’approvazione, in Consiglio dei Ministri, del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, con la motivazione sostanziale, o comunque principale che non contempla le risorse del Mes, che però come sapete è uno strumento di finanziamento che nulla ha a che vedere con il Recovery Fund.
Da ultimo, lo scorso 13 gennaio è stata indetta una conferenza stampa nel corso della quale sono state poi confermate le dimissioni delle ministre.
Si è aperta così una crisi che oggi deve trovare qui, in questa sede istituzionale, il proprio chiarimento, secondo i princìpi di trasparenza del confronto e se mi permettete di linearità di azione che hanno sin qui caratterizzato il mio mandato e che peraltro sono canoni essenziali di una democrazia parlamentare.
E’ una crisi che avviene in una fase cruciale del nostro Paese, quando ancora la pandemia è in pieno corso e tante famiglie che stanno soffrendo per la perdita dei propri cari. E io l’ho confessato ieri, ho confessato di avvertire un certo disagio. Sono qui oggi non per illustrare, semmai discutere con voi, le nuove misure di sostegno per i cittadini e le imprese, non per illustrare e discutere con voi la nuova versione del Recovery Plan, ma per provare a spiegare una crisi di cui immagino i cittadini, ma, devo confessarlo, io stesso, non ravviso alcun plausibile fondamento.
Le nostre energie dovrebbero essere tutte e sempre concentrate sulle risposte urgenti alla crisi che attanaglia il Paese, appaiono così, agli occhi dei cittadini, dissipate in contrappunti polemici e spesso sterili, del tutto incomprensibili rispetto a chi ogni giorno si misura con la paura della malattia, con lo spettro dell’impoverimento, con il disagio sociale, anche psicologico, con l’angoscia del futuro.
L’ho detto anche ieri, con questa crisi, rischiamo di perdere il contatto con la realtà.
C’era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase?
Ritengo di no. E, infatti, i ministri e gli alleati di governo che hanno potuto seguire da vicino le vicende di queste ultime settimane sono testimoni del fatto che abbiamo compiuto ogni sforzo, con la massima disponibilità, per evitare che questa crisi potesse esplodere.
Nonostante continue pretese, critiche sempre più incalzanti, continui rilanci concentrati spesso e non casualmente sui temi palesemente divisivi rispetto alle varie sensibilità delle forze di maggioranza. Di qui poi le accuse rivolte a tutto il Governo, ma in particolare anche al mio ruolo, ad un tempo, di immobilismo e di correre troppo, di accentrare i poteri e di non avere la capacità di decidere. Vi assicuro che è complicato, molto complicato governare in queste condizioni con chi continuamente dissemina mine sul percorso comune. E mira a logorare un equilibrio politico pazientemente raggiunto dalle forze di maggioranza.
Questa crisi di governo ha aperto una ferita profonda all’interno della compagine di governo e tra le forze di maggioranza, ma ha provocato anche sgomento nel Paese.
E’ una crisi rischia di produrre danni alla nostra immagine, ha attirato l’attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere.
Arrivati a questo punto non si può cancellare quel che è accaduto o pensare di poter recuperare quel clima di fiducia e quel senso di affidamento che sono condizioni imprescindibili per poter lavorare, tutti insieme, nell’interesse del Paese.
Adesso bisogna voltar pagina. Questo Paese merita un governo coeso, dedito a tempo pieno a lavorare esclusivamente per il benessere dei cittadini e per favorire una pronta ripartenza della nostra vita sociale e una incisiva ripresa della nostra economia.
I compiti sono molteplici e sono tutti urgenti.
Innanzitutto dobbiamo continuare a lavorare tutti insieme per mettere in sicurezza il Paese e portarlo fuori da questa pandemia.
Il piano di distribuzione dei vaccini sta procedendo spedito. Siamo i primi in Europa, ma dobbiamo continuare a lavorare con la massima determinazione, in attesa che si rendano disponibili i nuovi vaccini e di potere sperimentare le nuove terapie degli anticorpi monoclonali. Tra le altre cose nei prossimi mesi sarà importante rafforzare la politica di testing anche dando seguito all’ultima risoluzione approvata dal Senato.
Dobbiamo completare il Recovery Plan, con urgenza.
Abbiamo inviato al Parlamento il documento aggiornato, aggiornato in virtù del contributo di tutte le forze di maggioranza, che le ringrazio per questo miglioramento. E adesso restiamo in attesa di ricevere le preziose indicazioni che saranno contenute nelle risoluzioni del Parlamento.
Voglio approfittare di questa occasione per rivolgere un pensiero di ringraziamento, a nome del governo, a tutte le associazioni che rappresentano le categorie produttive, al sindacato italiano. Durante questa pandemia, tutte queste associazioni stanno offrendo un contributo indispensabile a rendere i nostri interventi ancora più efficaci. Ho dato anche atto che stanno contribuendo a una funzione importantissima di questi tempi: la tenuta sociale del Paese. Peraltro, con i protocolli di sicurezza, insieme al CTS e, da ultimo, con la disponibilità a collaborare per velocizzare la somministrazione dei vaccini, hanno posto tutte le associazioni tutte le premesse perché tutela della salute, sicurezza nei luoghi di lavoro e ripresa economica possano marciare all’unisono. Anche loro saranno coinvolte in questo processo. Immagino da voi in audizione e anche dal governo perché illustreremo anche a loro questa nuova versione aggiornata e del Recovery Plan. Ci aspettiamo anche da loro un contributo. Tengo poi a sottolineare che una volta poi ricevute le preziose indicazioni nel Parlamento contenute nelle risoluzioni, noi lavoreremo alla versione definitiva del Recovery Plan. Lo riporteremo in Parlamento per l’approvazione definitiva. Quindi ci sarà ampia possibilità di interloquire e di raccogliere tutte le vostre indicazioni. Attenzione però, perché questo sforzo collettivo possa produrre i suoi effetti, e non dobbiamo abbassare la soglia di attenzione perché è uno sforzo per il nostro Paese non da poco, dovremo anche accompagnare il piano con un provvedimento normativo contenente percorsi procedurali in grado di superare ostacoli burocratici e di assicurare tempi celeri e certi alla realizzazione degli investimenti e del piano di riforme. Insomma dovremo rinforzare quei presidi che ci consentono di rispettare i tempi e di monitorare attentamente l’esecuzione dei lavori.
Dobbiamo lavorare con urgenza, nei prossimi giorni, già da domani, per varare il nuovo decreto ristori. Il Parlamento sarà chiamato a pronunciarsi sulla nuova richiesta di scostamento, che si è resa necessaria in ragione anche dell’attuale evoluzione della curva epidemiologica che prefigura nuove restrizioni per le attività economiche. La somma che troverete indicata nella nostra richiesta, nella nostra relazione, è molto consistente: 32 miliardi di euro di indebitamento netto. Sono risorse di tutti, dei cittadini, dobbiamo programmare le misure con la massima oculatezza per offrire una ulteriore cintura di protezione sociale ed economica e di rilancio per il Paese. Dobbiamo ovviamente tra queste somme, lo dico già anticipatamente, accantonare le riserve necessarie ad attivare gli ammortizzatori sociali per tutto il 2021.
L’Italia ha bisogno di una serie di interventi e di riforme in campo economico-sociale che prevedono un rinnovato impegno del Governo, da qui alla fine della legislatura. Non voglio entrare nel dettaglio per non tediarvi, però bisognerà intervenire per il lavoro.
Dobbiamo completare la razionalizzazione del sistema degli ammortizzatori sociali, una grande impegnativa riforma complessiva. Dobbiamo offrire solide proposte di politiche attive del lavoro. Marzo è già domani e sapete che la cassa integrazione, il blocco dei licenziamenti vale fino alla fine di marzo.
Dobbiamo ancora rafforzare la salute, gli interventi sulla salute, non mi soffermo.
Ancora, lavorare per l’istruzione e ricerca.
La rivoluzione verde, sostenibilità ambientale e tutela del territorio: dobbiamo accelerare la decarbonizzazione della produzione di energia elettrica; dobbiamo promuovere il rinnovo del parco rotabile pubblico e dei mezzi di trasporto privati e commerciali; rafforzare la rete idrica e la messa in sicurezza del territorio; rigenerazione urbana, tanti altri capitoli;
La politica industriale: Qui meriterebbe una digressione ma semplifico. Dobbiamo continuare in questo periodo di recessione a proteggere e a presidiare quelli che sono gli investimenti più strategici del Paese, dobbiamo favorire una strategia industriale volta a rilanciare la competitività del sistema produttivo, finalizzata a generare un cambiamento strutturale verso attività economiche ad alto valore aggiunto; dobbiamo evitare di concentrare gli interventi secondo una logica agevole, accessibile, degli incentivi, che rischiano però di essere distribuiti in modo indiscriminato, senza apportare adeguato valore aggiunto; dobbiamo rafforzare politiche di intervento sulla base di filiere produttive, quelle che sono la nostra forza: penso ad esempio al turismo, l’automotive, l’agro-industriale e altre ancora;
dobbiamo favorire il partenariato pubblico-privato;
dobbiamo rafforzare in una prospettiva di economia sociale anche il Terzo settore, le attività del terzo settore, l’intervento degli enti non-profit in modo da calibrare meglio gli interventi sui bisogni sociali che restano ancora non pienamente soddisfatti – penso ai servizi abitativi, i servizi per l’infanzia, le famiglie, i servizi di cura a beneficio delle vulnerabilità e degli anziani. Grande attenzione, costante attenzione, continueremo a riporre alle persone con disabilità, alle fasce della popolazione più fragili, e alle loro famiglie. Dobbiamo rafforzare le politiche per la vita autosufficiente, lavorare e finalmente riconoscere, ci sono già iniziative in Parlamento, la figura del caregiver, tutti gli strumenti e le iniziative utili a rafforzare l’inclusione sociale.
Politiche di genere ed empowerment femminile: dobbiamo contrastare i divari di genere promuovendo azioni volte a incrementare l’occupazione femminile, livellare i gap salariali, liberare le donne dagli squilibri nei carichi di cura, rafforzare il sostegno alle donne vittima di violenza, imprimere una svolta nei paradigmi culturali ed educativi per quanto riguarda la questione di genere, favorire una più trasversale e integrata partecipazione delle donne all’interno della società;
Un grande capitolo di riforma sarà la riforma fiscale: c’è già una discussione avviata, c’è un concreto progetto di riforma. Dobbiamo pervenire a questo, per razionalizzare il quadro esistente, essenziale anche per ricostruire appieno la fiducia tra cittadini, imprese, istituzioni, nonché per orientare il nostro sistema fiscale alla competitività, alla crescita sostenibile.
Dobbiamo proseguire nel percorso della digitalizzazione del Paese: Abbiamo fatto grandi passi avanti. Nel settembre 2019, Spid, che è l’identità digitale, era conosciuta ed era stata attivata solo da 4 milioni di cittadini. Adesso siamo a 16 milioni e centomila. L’app Io, che consente di avere i servizi digitalizzati con la pubblica amministrazione, quindi comodamente stando a casa, non esisteva nel settembre 2019. Siamo adesso a 9 milioni 365 mila cittadini. Il nostro obiettivo è ridurre queste diseguaglianze, le varie diseguaglianze, anche per tendere all’uguaglianza dei punti di partenza. Tra queste diseguaglianze, oltre a quelle di genere menzionate, territoriali, generazionali, vi è una grande diseguaglianza, un grande fattore di diseguaglianza, il digital divide, la possibilità di accedere o meno agli strumenti infotelematici. Dobbiamo lavorare in questa direzione.
Cultura e turismo: C’è tanto da fare, sono tra i settori più in sofferenza, più colpiti da questa pandemia, dobbiamo valorizzare i principali asset culturali del Paese, dobbiamo lavorare per formare il personale, rafforzare l’offerta turistica, anche attraverso l’attrazione di nuovi investimenti. Ieri alla Camera abbiamo applaudito tutti alla notizia di Procida, l’isola di Arturo. E’ la nuova capitale italiana della cultura nel 2022.
Su tutti questi temi, chiaramente ho operato una sintesi, c’è la possibilità tra le forze parlamentari di operare una convergenza di prospettive riformatrici e di proposte concrete, sulle quali orientare, per il rilancio del Paese, l’azione futura di governo. Lavoreremo nei prossimi mesi per realizzare queste riforme, questi interventi per consentire all’Italia di percorrere un sentiero di crescita con l’obiettivo di ridurre le diseguaglianze esistenti, accrescere la concorrenza contrastando anche le rendite di posizione. Lavoreremo su questo, in questa direzione.
Occorre poi dedicare un particolare impegno per proseguire convintamente anche il percorso delle riforme istituzionali, precondizione essenziale per modernizzare il Paese e la maggiore funzionalità delle sue istituzioni.
Tanto più, a seguito della storica riforma costituzionale che ha determinato una riduzione consistente del numero dei parlamentari approvata dalla decisa maggioranza dei cittadini in sede di referendum confermativo. Ieri ho annunciato anche alla Camera, in materia di legge elettorale l’impegno anche del Governo, ma ovviamente rispettando le autonome determinazioni delle forze parlamentari, di promuovere e contribuire, a pervenire a una riforma elettorale, per quanto di competenza, a una riforma elettorale di impianto proporzionale, quanto più possibile condivisa, perché si tratta di una legge di sistema, che possa coniugare efficacemente le ragioni del pluralismo della rappresentanza con l’esigenza, pur ineludibile, di assicurare una complessiva stabilità al sistema politico.
Vorrei chiarire su questo punto, perché leggo delle interpretazioni diciamo maliziose. Negli anni passati abbiamo vissuto una frantumazione della rappresentanza. Il quadro delle forze politiche si è venuto differenziando, sono emersi nuovi processi che si sono affermati in modo completamente nuovo, anche prorompente. Se vogliamo ricomporre questo quadro non è possibile farlo con una legge elettorale che costringa in uno stesso involucro sensibilità pur così diverse. Questo artificio condurrebbe all’instabilità, alla precarietà politica, non stabilizzerebbe il quadro. Piuttosto mi appare urgente offrire uno strumento, contribuire per quanto di ragione a perseguire uno strumento che possa dispiegare appieno anche la sua capacità di favorire la rappresentanza democratica di tutte le differenze che sono sul campo, in modo che le varie forze politiche possano esprimere tutte le loro potenzialità, che recuperino anche dall’astensionismo i cittadini sfiduciati, che definiscano il loro profilo certo credibile. Ovviamente poi queste forze politiche per governare saranno chiamate a definire accordi programmatici di alto profilo, di forte contenuto ideale, in modo da generare governi fondati su programmi chiari, in grado di offrire una prospettiva solida, feconda, a tutti i cittadini.
Alla modifica del sistema elettorale potranno essere efficacemente affiancate anche alcune innovazioni del sistema istituzionale, tanto più necessarie alla luce dell’avvenuta riduzione del numero dei parlamentari, in coerenza con gli indirizzi già condivisi dai gruppi parlamentari di maggioranza, nell’accordo raggiunto nell’ottobre 2019.
Occorre introdurre alcuni correttivi alla forma di Governo, ispirati al modello di un parlamentarismo razionalizzato, che garantisca una più sicura stabilità all’esecutivo e, al contempo, restituisca al Parlamento un ruolo centrale nella definizione dell’indirizzo politico nazionale.
Per quanto attiene in particolare al procedimento legislativo, potranno essere introdotte alcune previsioni volte a razionalizzare l’iter di approvazione delle leggi, anche allo scopo di ridurre il ricorso alla decretazione d’urgenza che proprio in questo ultimo anno, in ragione della pandemia, ha ancor di più sensibilmente accresciuto e condizionato l’attività parlamentare.
L’esperienza della pandemia impone un’attenta riflessione, pacata, meditata riflessione riguardante la revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione. Lavoriamo tutti insieme, meditiamo insieme, sull’attuale riparto delle competenze legislative di Stato e Regioni, come pure lavoriamo tutti insieme per l’individuazione di meccanismi e istituti che consentano di coordinare più efficacemente il rapporto tra i diversi livelli di governo.
In questo contesto, occorre garantire e tutelare, con la massima intensità, anche le autonomie speciali e le minoranze linguistiche. L’interesse nazionale è più che mai connesso, nel solco della nostra migliore tradizione storica e costituzionale, a un sistema che valorizzi, nel quadro dell’unità della Repubblica, le specifiche esigenze economiche e sociali delle diverse realtà territoriali,
alcune delle quali – per ragioni geografiche, specificità linguistiche e culturali – indubbiamente meritano tutta la nostra attenzione e cura.
Sul piano internazionale, l’Italia si è mossa in piena coerenza con i tradizionali pilastri della propria politica estera, a partire dall’appartenenza all’Unione Europea e all’Alleanza Atlantica, in seno alle quali abbiamo svolto un’azione di impulso e di mediazione all’altezza del nostro ruolo di Paese fondatore.
Quale autorevole membro dell’Unione Europea – funzione pienamente recuperata in questo tratto di legislatura – abbiamo la possibilità di offrire anche un importante contributo a un’utile azione di raccordo fra i principali attori internazionali, a partire viamente dagli Stati Uniti – nostro principale alleato e fondamentale partner strategico. Guardiamo con grande attenzione alla presidenza Biden, con la quale inizieremo a lavorare subito, in vista anche della nostra presidenza del G20. Abbiamo una fitta agenda in comune, che spazia dal multilateralismo che vogliamo entrambi efficace, ai cambiamenti climatici, alla transizione verde, quella digitale, l’inclusione sociale. Con gli Stati uniti e con gli altri partner dell’Unione europea ci adopereremo anche al fine di avere rapporti con la Cina, che è un player di rilievo sul piano globale che siano coerentemente ancorati al nostro sistema di valori e principi.
È appena iniziata la Presidenza italiana del G20: avremo la possibilità di indirizzare l’agenda globale sulle priorità che abbiamo già anticipato e che ruotano sulla triade: Persona, Pianeta, Prosperità. Come ho già ricordato in diverse occasioni, porremo al centro dell’attenzione dei leader del mondo, tra gli altri, i temi dell’empowerment femminile, dell’Africa e del digital divide.
Quest’anno avremo anche la responsabilità di condividere con il Regno Unito l’organizzazione della COP26. A Milano avremo due eventi veramente molto importanti in questa direzione: la PreCop e la Youth4Climate. Per la prima volta parteciperanno centinaia e centinaia di giovani, saranno direttamente coinvolti in quello che è l’evento più per quanto riguarda i cambiamenti climatici e la tutela dell’ambiente.
Ugualmente forte e coerente è stata e sarà poi la nostra azione sul piano regionale, anch’essa in linea con il nostro interesse consolidato alla stabilizzazione e allo sviluppo del Mediterraneo – con particolare riguardo a una soluzione politica alla crisi della Libia, nel pieno rispetto della sua sovranità – e al processo di integrazione dei Balcani occidentali, nella convinzione di un destino legato alla loro appartenenza alla famiglia europea.
Specifico rilievo abbiamo infine riservato ad un’intensa azione di sostegno all’internazionalizzazione delle imprese e del nostro sistema economico generale, attraverso un impegno collettivo del governo ed in particolare della Farnesina.
Abbiamo inoltre il privilegio di ospitare un altro evento significativo globale, il Global Health Summit, il prossimo 21 maggio qui a Roma, che ci consentirà di rimarcare, solennemente, la rilevanza di un coordinamento globale degli sforzi per affrontare malattie e pandemie e per garantire la più efficace tutela della salute.
Ovviamente ci accingiamo a dare il nostro contributo, forte e chiaro, programmatico, strategico, in vista dell’imminente Conferenza per “Futuro dell’Europa”, che ci darà l’occasione di dare un nuovo impulso all’evoluzione della nostra casa comune europea.
È un calendario fitto di impegni, lo vedete, che si caratterizza per la alta densità di eventi e per il rilievo anche politico.
Non possiamo farci trovare impreparati o distratti. Siamo tutti chiamati a compiere, ciascuno per il proprio ruolo, uno sforzo collettivo per essere all’altezza di tutte queste sfide. Ed è per questo che il Governo ha bisogno della massima coesione possibile e del più ampio consenso in Parlamento.
Per fare tutto questo servono un Governo, forze parlamentari volenterose, consapevoli delle difficoltà che stiamo attraversando e della delicatezza dei compiti, servono persone disponibili a riconoscere l’importanza della politica.
Nella parte iniziale del mio intervento ho rivendicato il carattere politico delle scelte operate, delle decisioni assunte.
La politica è la più nobile tra le arti e tra i saperi, perché se declinata nel giusto spirito che indirizzata sempre e comunque al benessere dei cittadini e al miglioramento della loro qualità di vita diventa uno strumento molto efficace anche per ricomporre i conflitti della società, per conoscere e far convivere le differenze, per interpretare le istanze, anche quelle più diverse e più distanti. Quando la politica si eclissa queste istanze finiscono per restare ai margini, con il rischio che rimangano afone, e quindi inascoltate, o che si traducano peggio in rabbia, sfocino nello scontro violento. Abbiamo l’urgenza di fare politica. Tanto più in questo contesto di diffuse privazioni, di profonda sofferenza. Perché solo la politica ci offre la possibilità di interpretare il malessere della società, impedendo che esso esploda in contrapposizioni distruttive. La politica può contribuire a rendere questo malessere un elemento addirittura produttivo, positivo, fattore di avanzamento della Nazione. Spetta a noi quindi promuovere, mettere in forma politica le contraddizioni, le aspirazioni, i bisogni, la volontà da parte di tutti di esprimere le proprie potenzialità. Penso a tutti i lavoratori, alle forze produttive che sono le componenti decisive da incoraggiare e promuovere per il futuro della Repubblica.
Questo Governo intende perseguire un progetto politico chiaro e preciso, che mira a modernizzare il Paese, migliorando le sue infrastrutture materiali e immateriali, compiendo la transizione energetica e digitale, potenziando l’inclusione sociale, il tutto nel segno dello sviluppo sostenibile. Sarà la nostra stella polare.
Chi ha idee, progetti, volontà di farsi costruttore insieme a noi di questa alleanza votata a perseguire lo “sviluppo sostenibile”, sappia che questo è il momento giusto per contribuire a questa prospettiva.
Questa alleanza sarà chiamata a esprimere una imprescindibile vocazione europeista. Ne potranno far parte solo le forze politiche disponibili a operare questa chiara scelta di campo contro le derive nazionaliste e le aspirazioni sovraniste.
Questa alleanza esiste già perché c’è già una base solida di dialogo alimentata dal Movimento5stelle, da Pd e da Leu, che sta dimostrando la saldezza del suo ancoraggio e l’ampiezza del suo respiro proprio in occasione della temperie generata da questa crisi.
Sarebbe un arricchimento per questa alleanza, lo voglio affermare molto chiaramente, poter acquisire anche il contributo politico di formazioni che anche storicamente si collocano nel solco delle migliori tradizioni europeiste: penso a quella liberale, popolare, socialista.
Ma chiedo un appoggio limpido e trasparente, che si fondi sulla convinta adesione a un progetto politico. Certo i numeri sono importanti. Oggi ancor di più. Questo è un passaggio fondamentale nella vita istituzionale del nostro Paese. I numeri sono importanti, ed oggi lo sono in modo particolare. Però ancora più importante è la qualità del progetto politico. E noi chiediamo a tutte le forze politiche e parlamentari che hanno a cuore il destino dell’Italia, aiutateci a ripartire con la massima celerità. Aiutateci a rimarginare al più presto la ferita che la crisi ha prodotto nel “patto di fiducia” instaurato nel patto con i cittadini. Perché “patto di fiducia” con i cittadini? Perché la fiducia tra istituzioni e cittadini deve essere reciproca, un moto perpetuo. Deve svilupparsi in una relazione biunivoca.
Noi abbiamo chiesto e ancora stiamo chiedendo ai cittadini tanti sacrifici, grandi, piccoli, perché – abbiamo detto, ne siamo tutti convinti – sono necessari a superare la pandemia.
E i cittadini hanno offerto una grande risposta, una risposta di grande responsabilità, che ha dimostrato la grandezza, la resilienza, della nostra Nazione. Rispettando le regole, accettando di fare i sacrifici richiesti state dimostrando di riporre grande fiducia anche nelle istituzioni.
Ecco con il voto di oggi confido che anche le istituzioni sappiano ripagare la fiducia dei cittadini, in modo da porci alle spalle il più rapidamente possibile il grave gesto di irresponsabilità che ci ha precipitato in questa condizione di oggettiva incertezza.
Alle forze di maggioranza che sostengono questo Governo voglio preannunciare che nei prossimi giorni vi chiederò di completare il confronto già avviato per definire un patto di fine legislatura e concordare insieme, in un clima di piena lealtà e fiducia, le condizioni e le forme più utili per rafforzare anche la squadra di governo.
Per parte mia, ieri ho già preannunciato, che viste le nuove sfide che quest’anno mi attendono, anche gli impegni internazionali, che quest’anno saranno fittissimi e pressanti, che non intendo mantenere la delega all’agricoltura se non lo stretto necessario e mi avvarrò anche della facoltà, che la legge mi accorda, di designare un’autorità delegata di mia fiducia, come prescrive la legge, che possa seguire l’operato quotidiano delle donne e degli uomini del comparto di intelligence.
Su questo rivolgo a tutti un invito, l’ho rivolto già ieri ai parlamentari della Camera, evitiamo polemiche strumentali che coinvolgono ile donne e gli uomini del comparto di intelligence. Siete tutti parlamentari, se avete dei dubbi e delle perplessità, legittime in democrazia, anzi vi invito ad assumere l’iniziativa, però avete due possibilità: una, se la regolamentazione attuale non vi soddisfa, c’è il percorso di un iter normativo per eventuali modifiche; la seconda, se avete perplessità sui profili gestionali, c’è una sede, il Copasir. Rivolgetevi ai vostri colleghi del Copasir: hanno l’obbligo di vigilare e controllare.
Da parte mia assicuro la massima disponibilità e l’impegno a guidare, con il contributo di tutti, questa fase così decisiva per il rinnovamento del Paese.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo messaggio di fine anno al Paese ha detto, “la fiducia di cui abbiamo bisogno si costruisce così: tenendo connesse le responsabilità delle Istituzioni con i sentimenti delle persone”.
Se il Parlamento vorrà accordare la fiducia al Governo, garantisco a voi tutti e a tutti i cittadini che non solo continueremo a impiegare tutte le nostre energie, fisiche e intellettive, per assolvere al nostro compito. Ma ci aggiungeremo anche, come sempre, il nostro cuore, perché la politica senza la “sympatheia”, quel sentimento di reale condivisione, rimane una disciplina senz’anima.
Dobbiamo costruire questo nuovo vincolo politico, rivolto alle forze parlamentari che hanno sostenuto con lealtà il Governo e aperto a tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia. Io sono disposto a fare la mia parte.
Viva l’Italia.
Grazie.