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Matteo Renzi

Fiducia al Senato per Conte: chi ha perso e chi ha vinto

Che cosa è successo davvero al Senato con la fiducia striminzita a Conte? Il corsivo di Michele Arnese, direttore di Start

 

Matteo Renzi ha perso, Giuseppe Conte non ha vinto.

Renzi non voleva rafforzare programmi e assetto dell’esecutivo, ma ha tentato di rottamare il governo giallo-rosso per costruire un esecutivo ex novo magari con un altro presidente del Consiglio (Mario Draghi?).

Il tentativo, però, è fallito, forse perché il leader di Italia Viva pensava di trovare una sponda nel Pd retto da Nicola Zingaretti e magari in settori del Movimento 5 Stelle che non sono entusiasti dell’avvocato Conte.

Questo significa che con la fiducia striminzita al Senato (156 sì, 140 no, 16 astenuti) il presidente del Consiglio può gioire?

No.

Il governo può essere considerato più robusto se passa da una composizione a 4 (con Italia Viva) a una composizione a 3 senza Italia Viva?

No.

Anche perché nelle commissioni parlamentari la maggioranza M5s-Pd-Leu ballerà.

Dice Enrico Zanetti, ex viceministro all’Economia e alle Finanze: “Avanti con Conte? Ok, ma quando poi in commissione bilancio vai sotto e passano emendamenti che, ad esempio, azzerano i 4,7 miliardi di cashback stanziati sul 2021 e 2022 per chi già paga con carta di credito e li usano per finanziare 4,7 miliardi in più di ristori a chi non sta incassando un euro, forse ti rendi conto che non stai governando un bel niente”.

Un bel niente è quello che ha anche raccolto Conte alle Camere.

In vista dei voti di fiducia in Parlamento le cronache dei quirinalisti dicevano, in sostanza: se si sfila Italia Viva, la solidità della maggioranza può essere assicurata da un nuovo gruppo frutto di adesioni di neo contiani ora iscritti ad altri gruppi.

Non a caso Conte ha fatto appello ai parlamentari europeisti di tradizione liberale, popolare e socialista per rafforzare la maggioranza di governo.

Ma un nuovo gruppo non è stato creato e quello che ha racimolato al Senato – per bilanciare l’astensione di Italia Viva – è il sì della forzista Maria Rosaria Rossi e poco più.

Beninteso: cattolici sparsi si stanno dando un gran daffare – sotto gli auspici di molti vescovi della Cei di Bassetti – per orchestrare un movimento contiano sulla base di quello da tempo coltivato dall’ex senatore Ivo Tarolli (vicinissimo all’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio) che prima ancora di nascere davvero già ha diverse sfumature, per non dire correnti.

Certo, ci sono un po’ di posti a disposizione da assegnare (i ministeri della Famiglia e dell’Agricoltura, in primis), ma il “nuovo progetto politico” agognato e evocato dal presidente del Consiglio in Parlamento può nascere da coloro che non hanno votato la fiducia a Conte nel momento di maggior difficoltà dell’avvocato ex sovranista e populista?

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