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Conte Renzi

Conte rottamerà Renzi con la benedizione di vescovi e Mattarella

Che cosa ha detto e che cosa non ha detto Conte alla Camera. Il corsivo di Michele Arnese, direttore di Start

 

“Precisazione che arriva dai consiglieri di Mattarella: se Conte chiederà la fiducia, per tirare avanti gli basterà ottenere la maggioranza dei voti espressi. Non sarà necessario che al Senato superi «quota 161». Né la Costituzione pretende una maggioranza assoluta”.

Quanto oggi scritto dal quotidiano La Stampa – grazie ai sussurri ovviamente autorevolissimi del Quirinale – spazza tutto il chiacchiericcio politico-mediatico di queste ore: il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, può stare davvero serenissimo. Italia Viva si sfila dal governo? Addio, con qualche nuovo ingresso in maggioranza, e con la prospettiva di un partito contiano alle prossime elezioni che possa candidare chi è a rischio sicuro di rielezioni, il corso del governo Conte è bello e assicurato.

Non è un caso che alla Camera stamattina Conte ha pronunciato un discorso verso Matteo Renzi (mai citato, dunque schifato) per nulla accomodante: anzi piuttosto baldanzoso.

Altro che porte aperte e disponibilità a esaudire attese e richieste di Italia Viva: “Non si può cancellare quello che è accaduto – ha sibilato Conte – ora si volta pagina”.

E il bello è che, a parte il Mes sanitario, su alcune questioni sollevate in questi giorni dai renziani come motivo di sbuffi e critiche contro il governo, il presidente del Consiglio ha mostrato disponibilità: in particolare sul Recovery Plan e sui Servizi segreti (pronto da designare l’autorità delegata).

D’altronde c’è una ghiotta poltrona da assegnare per attrarre attenzioni: il ministero dell’Agricoltura lasciato dalla renziana Teresa Bellanova è sempre stato ambito anche dal punto di vista elettorale. Ci sarà un ritorno di qualche ex o post democristiano al dicastero storico appannaggio della Dc?

Chissà, intanto un po’ di vescovi – in primis monsignor Giancarlo Bregantini – auspicano senza tanti giri di parole un partito cattolico filo Conte che ha già un progetto avviato, anche se non mancano le prime diversità (o sono convergenze parallele?).

Ma gli ambienti più filo americani borbottano non poco per il discorso del presidente del Consiglio. Indicativo quanto scritto da Marco Mayer, già consigliere dell’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti per la cybersecurity: “Nessun riferimento alla storica vittoria di Biden e all’avventurismo di Trump, nessun appello alla liberazione di Navalny e alla liberazione dei dissidenti di Hong Kong. Un europeismo quasi equidistante tra Stati Uniti e Cina. Nei panni del Pd chiederei chiarezza su questi punti”.

I super contiani sottolineano che nella replica Conte ha citato la “speranza Biden” in precedenza il passaggio in cui il premier ha chiesto “una chiara scelta di campo contro derive nazionalistiche e logiche sovraniste”. Praticamente una critica al governo Conte 1 sovranista – come ha rimarcato su Twitter Giorgio Meloni, presidente di Fratelli d’Italia – da parte del Conte 2 in attesa del Conte 3.

Conte, però, più che a codesti temi di principio è volato rasoterra a Montecitorio per raccattare voti e persone, invocando: “Sarebbe un arricchimento di questa alleanza poter acquisire contributo politico di formazioni che si collocano nella più alta tradizione europeista: liberale, popolare, socialista”.

Basterà? Basterà. Anche perché le mancate aperture verso Italia Viva potranno senz’altro indispettire il già imbufalito Renzi ma potrebbero provocare smottamenti nei gruppi parlamentari di Italia Viva, a beneficio di qualche tifoso precoce del Conte 3.

Ma il Quirinale – come dice Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa – ha consigliato Conte di promuovere un nuovo gruppo parlamentare di contiani doc di altri gruppi.

Conte, però, non ha voluto o potuto finora adoperarsi: forse perché ancora troppo legato all’ala governista del Movimento 5 Stelle.

“Oggi si è istituzionalizzato il suk”, taglia corto Alessandro De Angelis, vicedirettore di Huffington Post Italia.

Nel frattempo dal Pd trapelano cautele e preoccupazioni del segretario Nicola Zingaretti sulla stabilità del quadro politico: una voluta drammatizzazione per festeggiare la fiducia al governo con meno di 161 senatori?

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IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DI CONTE ALLA CAMERA (FONTE: GOVERNO.IT):

Gentile Presidente, gentili Deputate, gentili Deputati,

all’inizio di questa esperienza di governo, il 9 settembre 2019, prefigurai in quest’Aula un chiaro progetto politico per il Paese.

Precisai subito che il programma sul quale mi accingevo a chiedere la fiducia al Parlamento non si risolveva, non poteva risolversi,  in una mera elencazione di proposte eterogenee né tantomeno in una sterile sommatoria delle posizioni assunte da ciascuna delle forze politiche di maggioranza.

Già allora ero consapevole che un’alleanza tra formazioni politiche provenienti da storie, esperienze, culture di differente estrazione, che per giunta in passato si erano anche contrapposte delle volte anche in maniera aspra, poteva nascere solo sulla base di due discriminanti fondamentali:
a) il convinto ancoraggio ai valori costituzionali (cito solo il primato della persona, lavoro, uguaglianza formale e sostanziale, tutela dell’ambiente);
b) e poi la seconda discriminante fondamentale, la solida vocazione europeista del nostro Paese, in modo da consentire all’Italia di tornare protagonista nello scenario europeo e contribuire a fare recuperare alla medesima all’Unione europea il ruolo di la leadership che le spetta nel contesto geo-politico internazionale.

Sin dal momento dell’elaborazione del programma di governo, mi sono adoperato, insieme alle delegazioni delle forze politiche di maggioranza – lo ricorderanno i delegati – perché si delineasse la prospettiva di un disegno riformatore ampio e coraggioso.

Affermai allora che quel progetto politico avrebbe segnato l’inizio di una nuova – che speravamo e confidiamo ancora –  risolutiva stagione riformatrice, orientata all’edificazione di una società più equa e più inclusiva, capace di coniugare l’obiettivo primario della crescita economica, del rilancio e della modernizzazione con le esigenze imprescindibili della sostenibilità, della coesione sociale e territoriale, sempre nell’orizzonte del pieno sviluppo della persona umana.

Ancora oggi, dopo più di un anno, a riguardare quei ventinove punti programmatici, ravviso che nel progetto di Paese che abbiamo condiviso e delineato insieme, seppure in circostanze e condizioni complesse, c’era visione.

C’era una forte spinta ideale.

C’era un chiaro investimento di fiducia.

Agli inizi del 2020 le condizioni per l’attuazione di quel progetto si sono complicate, si sono dovute misurare con l’uragano della pandemia, che ha sconvolto in profondità la nostra società, le nostre abitudini di vita, il nostro destino collettivo.

La pandemia ci ha costretto a ridefinire le priorità, a ripensare il nostro modello di sviluppo, la dinamica delle nostre relazioni.

Stiamo affrontando una sfida di portata epocale. Ci stiamo misurando con l’esigenza di definire le linee ricostruttive di una società segnata – di nuovo – da paure addirittura primordiali, più spesso conosciute da generazioni del passato, paure legate al rischio di perdere beni essenziali, come la vita e la salute, e di tornare a sentirci profondamente fragili.
Alcune nostre pur radicate certezze sono state improvvisamente poste in discussione.

La “politica” è stata costretta a misurarsi pressochè quotidianamente – forse come mai prima aveva fatto – con la scienza e con la tecnica, nella difficoltà di offrire risposte efficaci e rapide nel corso di una travolgente emergenza sanitaria e di una severa recessione economica.

Anche le nostre – e lo dico da giurista – più consolidate cognizioni giuridiche sono state severamente interrogate. In virtù dello stato di emergenza siamo stati costretti a introdurre –  lo ricordo per primi in Occidente, poi seguiti da tutti gli altri Paesi – misure restrittive dei diritti della persona, operando delicatissimi bilanciamenti dei princìpi e dei diritti costituzionali.

In questi mesi così drammatici, pur a fronte di una complessità senza precedenti, questa maggioranza ha dimostrato grande responsabilità, raggiungendo – certamente anche con fatica – convergenza di vedute e risolutezza di azione, anche nei passaggi più critici.

Abbiamo coltivato un costante e serrato dialogo con tutti i livelli istituzionali, a partire dalle Autorità regionali sino a quelle comunali, nella consapevolezza che solo praticando indefessamente il principio di “leale collaborazione” sarebbe stato possibile perseguire strategie di intervento efficaci, considerato – a tacer d’altro – che le competenze in materia di gestione sanitaria sono rimesse primariamente alle Regioni.

Non solo.

L’esperienza della pandemia ha rafforzato, nelle forze politiche che con lealtà hanno sostenuto il Governo, la consapevolezza del valore del dialogo e del confronto dialettico tra posizioni anche distanti, presupposto ineludibile per compiere le scelte più giuste e per assumere le decisioni fondamentali, alle quali – per la gravità dell’ora – non potevamo certo sottrarci.

Abbiamo operato sempre le scelte migliori? Abbiamo assunto sempre le decisioni più giuste?

Ciascuno esprimerà le proprie valutazioni. Per parte mia posso dire che il Governo ha operato i delicati bilanciamenti degli interessi costituzionali di volta in volta coinvolti, con il massimo scrupolo e con la massima attenzione, nella consapevolezza delle conseguenze di immane portata che si sarebbero prodotte nella vita dei singoli e per il futuro della nostra comunità.

Vedete, se oggi, a Voi che siete in quest’aula e ai cittadini che ci seguono da casa, posso parlare a nome di tutto il governo a testa alta non è per l’arroganza di chi ritiene di non avere mai sbagliato, ma per la consapevolezza di chi, insieme a tutta la squadra di governo, ha impegnato tutte le proprie energie fisiche e intellettive per offrire la migliore protezione possibile alla comunità nazionale.

Nel dibattito pubblico che si è levato in questi mesi, vi è anche un altro elemento da chiarire.

Alcuni ritengono che la pandemia abbia oscurato la “politica”.

Ho già rilevato poco fa che il dialogo tra la politica e la scienza si è infittito particolarmente.

In realtà, mai come in questo periodo la “politica” è stata chiamata ad assolvere alla sua più nobile missione, di operare scelte per il bene comune, alcune delle quali di portata oserei dire “tragica”.

È stata “politica” la scelta di tutelare in via prioritaria la salute, non solo in quanto diritto fondamentale della persona e interesse primario della collettività, ma anche nella consapevolezza che solo – e questa è stata una intuizione che poi è diventata radicata convinzione – tutelando quel bene primario si potesse preservare il tessuto produttivo del Paese.

Tutta “politica” è stata la scelta di destinare – anche ricorrendo a ripetuti e progressivi scostamenti di bilancio – ingenti risorse (più di 100 miliardi di euro in termini di indebitamento netto) al sostegno di lavoratori, imprese, famiglie e categorie fragili, con ristori proporzionati alle perdite subite.

Questi interventi – attenzione – ci hanno permesso di erigere una cintura di protezione sociale ed economica che è stata apprezzata anche da illustri economisti, come il  premio Nobel Paul Krugman.

Fortemente “politica” è stata la determinazione con la quale il Governo, primo fra tutti i governi europei, ha chiesto all’Unione di rispondere alla crisi in modo radicalmente diverso rispetto al passato e di farsi promotrice di politiche espansive, finanziate da strumenti di debito comune, orientate al raggiungimento di strategie condivise.

Lo storico accordo sul programma Next generation EU, per il raggiungimento del quale l’Italia ha avuto un ruolo propulsivo e decisivo, spendendosi in ogni sede, a ogni livello formale e informale, non solo ci consente di disporre di 209 miliardi di euro, ma ha impresso alla politica europea una svolta irreversibile, inaugurando un nuovo corso, suscettibile di mutare profondamente i paradigmi delle politiche economiche e il volto stesso dell’Unione europea.

Non è questo l’esito, anch’esso eminentemente politico, della scelta europeista che ha rappresentato una delle ragioni fondative dell’alleanza di Governo?

Ancora “politica” è stata la scelta di accompagnare le misure emergenziali con interventi strutturali, suscettibili – nel medio e lungo periodo – di generare effetti virtuosi.

Anche nei momenti più complessi dell’emergenza sanitaria ed economica non abbiamo mai rinunciato – pur scontando le note debolezze strutturali accumulate nell’ultimo ventennio – a porre le basi per il rilancio del Paese. Ricordo ad esempio che già con la legge di bilancio per il 2020, il Governo:

– ha introdotto il taglio del cuneo fiscale a beneficio dei lavoratori (reso poi strutturale), il taglio del superticket sanitario e i bonus per gli asili nido, in particolare per i redditi medio-bassi;

– a sostegno degli investimenti privati, abbiamo confermato i principali bonus edilizi, per dare respiro al settore delle costruzioni, in forte crisi da anni, e restituire un volto nuovo alle nostre città;

– abbiamo stanziato importanti risorse per la sostenibilità ambientale e la rigenerazione urbana e trascuro tutti gli altri interventi.

Abbiamo da subito raccolto la sfida di trasformare le difficoltà in opportunità.

Consapevoli delle deficienze strutturali del nostro Paese abbiamo posto le basi per un deciso rilancio della crescita realizzando un ambiente più favorevole agli investimenti privati, più propenso alla ricerca e all’innovazione, più attento alla costruzione e al rafforzamento delle competenze.

La risposta del Governo a queste sfide è visibile sin dai decreti-legge emanati durante le prime fasi dell’emergenza sanitaria e giunge fino alle misure adottate con la legge di bilancio per il 2021, anch’esse di natura strutturale.

Mi riferisco, agli oltre 21 miliardi, ad esempio, da spalmare fra il 2020 e il 2026, di risorse disponibili, al fine di potenziare la rete di assistenza ospedaliera e territoriale, valorizzare il personale medico-infermieristico, assumere personale sanitario e investire nella formazione di medici e infermieri.

 

Per la scuola e l’università, abbiamo ulteriormente rafforzato gli interventi sugli organici e sulla digitalizzazione, gli investimenti nell’edilizia scolastica e universitaria e nella ricerca, oltre ad aver ampliato la no-tax area per gli studenti universitari e per il personale scolastico.

A partire dal prossimo luglio partirà una grande riforma: l’assegno unico mensile per ciascun figlio a carico fino a 21 anni di età, che coinvolgerà circa 12,5 milioni di bambini e ragazzi. Non è un intervento isolato, perché si colloca in una cornice più ampia di interventi, volta ad alleggerire la pressione economica sulle famiglie e a ridurre il carico di cura che grava in particolare sulle donne, stimolando – in prospettiva – anche l’occupazione femminile.

Abbiamo promosso l’introduzione di robusti incentivi agli investimenti privati, privilegiando alcune direttrici fondamentali, quindi esprimendo una chiara visione strategica: la transizione verde e digitale, l’occupazione femminile e giovanile.

Ecco perché abbiamo ulteriormente potenziato il pacchetto “Transizione 4.0”, con una particolare attenzione al supporto agli investimenti in nuove tecnologie digitali, e abbiamo introdotto – a partire dal decreto “Rilancio” e poi con varie migliorie – il superbonus al 110% per l’efficientamento energetico e l’adeguamento antisismico degli edifici.

Abbiamo azzerato per 3 anni i contributi per le assunzioni dei giovani sotto i 35 anni in tutta Italia e abbiamo introdotto una decontribuzione totale per l’assunzione di lavoratrici donne.

Abbiamo introdotto e portato a regime, fino al 2029, per la prima volta, la fiscalità di vantaggio per tutte le imprese che operano nel Mezzogiorno, con un taglio dei contributi previdenziali del 30% per i primi 3 anni e poi a calare.

Vorrei inoltre ricordare due misure molto significative che anche qui hanno espresso ed esprimono una chiara visione strategica per quanto riguarda il rilancio del nostro tessuto produttivo e la maggiore efficacia, produttività, competitività delle nostre imprese.

Mi riferisco al Fondo Patrimonio PMI, gestito da Invitalia, che favorisce la capitalizzazione delle piccole e medie imprese che investono sul proprio rilancio, e al Patrimonio Destinato, gestito da Cassa Depositi e Prestiti, che potrà contribuire non soltanto al sostegno, ma anche alla crescita delle imprese con fatturato superiore a 50 milioni di euro.

Anche in vista della grande sfida rappresentata dal Recovery Plan, abbiamo voluto ridefinire con chiarezza il quadro normativo a supporto degli investimenti pubblici, in particolare quelli infrastrutturali.

Abbiamo preparato il terreno con il decreto-legge “semplificazioni”, abbiamo definito un percorso accelerato per realizzare le varie opere pubbliche e siamo intervenuti a ridefinire il regime di responsabilità della pubblica amministrazione. Sono due traguardi importanti, sia quello che riguarda la ridefinizione della responsabilità erariale, sia quello che riguarda una più puntuale delimitazione del reato di abuso d’ufficio.

Abbiamo creato le premesse, quindi, affinché i funzionari e gli incaricati di pubblici servizi possano operare in un quadro di maggiore certezza giuridica, secondo logiche di maggiore efficienza.

Non avremmo potuto realizzare tutto questo se non ci fosse stata condivisione, collaborazione e responsabilità in ciascuna, ciascuna forza politica.

Pur nella sua tragicità, l’esperienza della pandemia ci ha restituito un forte senso di unità, ha elevato il tenore della nostra alleanza e ha rafforzato le ragioni del nostro stare insieme.

In questa prospettiva, è stato fondamentale il senso di responsabilità manifestato anche dalle forze di opposizione, che – pur nella chiara differenziazione, nella dialettica politica delle differenti posizioni che hanno assunto – hanno contribuito, avete contribuito, ad affrontare alcuni passaggi critici. Bisogna darvene pubblicamente atto. In più occasioni avete votato lo scostamento di bilancio, avete avanzato proposte concrete e qualificanti, alcune delle quali sono state convintamente accolte dalle forze di maggioranza.

Anche grazie a questo dialogo con le opposizioni, con voi forze di opposizione, abbiamo potenziato, in occasione dell’ultima legge di bilancio, le misure di sostegno ad esempio per i lavoratori autonomi e le partite Iva.

Proprio nei momenti più critici della storia di un Paese dobbiamo ritrovare le ragioni nobili e alte della politica, quelle che ispirano le scelte più autentiche, le ragioni che muovono l’impegno di chi crede che la politica sia essenzialmente servizio per la comunità nazionale: non la politica come esercizio del potere, né la politica come mera gestione del contingente, ma la politica come pensiero e azione orientati all’uomo, ai suoi bisogni, alle sue aspettative.

Alla società che sta uscendo dal dramma collettivo della pandemia non possiamo offrire risposte mediocri, come se nulla fosse accaduto.

Dopo aver attraversato questo tornante della storia umana che alla nostra generazione è capitato di vivere, nulla sarà come prima.

Il Governo deve essere all’altezza di questo elevato compito.

Purtroppo al culmine di alcune settimane di attacchi anche mediatici molto aspri, devo dirlo a volte anche scomposti, alcuni esponenti di Italia Viva hanno anticipato e poi confermato di volersi smarcare da questo percorso comune.

Ne è seguita un’astensione delle ministre di Italia Viva al momento dell’approvazione, in Consiglio dei Ministri, del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, nonostante ci sia stato un chiaro contributo, apprezzato contributo al miglioramento della bozza che era stata originariamente presentata, vi è stata questa astensione motivata sostanzialmente o comunque principalmente per il fatto che questa nuova bozza non contempla le risorse del Mes, che però come sapete è uno strumento di finanziamento che nulla ha a che vedere con il Recovery Fund.

Da ultimo, lo scorso 13 gennaio è stata indetta una conferenza stampa nel corso della quale sono state poi confermate le dimissioni delle ministre.

Si è aperta così una crisi che oggi deve trovare qui, in questa sede, il proprio chiarimento, secondo i princìpi di trasparenza del confronto e se mi permettete di linearità di azione che hanno sin qui caratterizzato il mio mandato e che peraltro sono canoni essenziali di una democrazia parlamentare.

E’ una crisi che avviene in una fase cruciale del nostro Paese, quando ancora la pandemia è in pieno corso e tante famiglie che ci stanno guardando in questo momento stanno soffrendo per la perdita dei propri cari.

Confesso, lo devo dire, di avvertire un certo disagio. Sono qui oggi non per annunciare nuove misure di sostegno per i cittadini e le imprese, non per illustrare la bozza ultima, migliorata del Recovery Plan, ma per provare a spiegare una crisi di cui immagino i cittadini, ma, devo confessarlo, io stesso, non ravviso alcun plausibile fondamento.

Le nostre energie dovrebbero essere tutte e sempre concentrate sulle risposte urgenti alla crisi che attanaglia il Paese, mentre invece così, agli occhi di chi ci guarda, dei cittadini in particolare, appaiono dissipate in contrappunti polemici e spesso sterili, del tutto incomprensibili rispetto a chi ogni giorno si misura con la paura della malattia, con lo spettro dell’impoverimento, con il disagio sociale, con l’angoscia del futuro.

Rischiamo così tutti di perdere il contatto con la realtà.

C’era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase?

No. E, infatti, i ministri e gli alleati di governo che hanno potuto seguire da vicino, e in dettaglio, le vicende di queste ultime settimane sono testimoni del fatto che abbiamo compiuto ogni sforzo, con la massima disponibilità, per evitare che questa crisi, ormai latente, potesse esplodere.

Nonostante continue pretese, critiche sempre più incalzanti, continui rilanci concentrati peraltro non casualmente sui temi palesemente divisivi rispetto alle varie sensibilità delle forze di maggioranza.

Questa crisi ha aperto una ferita profonda all’interno della compagine di governo e tra le forze di maggioranza, ma ha provocato – e questo è ancora più grave – anche profondo sgomento nel Paese.

Questa crisi rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha già fatto salire lo spread, ma ancor più perché ha attirato l’attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere.

Arrivati a questo punto, diciamolo con franchezza, non si può cancellare quel che è accaduto, non si può pensare di recuperare quel clima di fiducia e quel senso di affidamento che sono condizioni imprescindibili per poter lavorare, tutti insieme, nell’interesse del Paese.

Adesso si volta pagina. Questo Paese merita un governo coeso, dedito a tempo pieno a lavorare esclusivamente per il benessere dei cittadini e per favorire una pronta ripartenza della nostra vita sociale e una incisiva ripresa della nostra economia.

I compiti sono molteplici e sono tutti urgenti.

A) Innanzitutto dobbiamo continuare a lavorare tutti insieme per mettere in sicurezza il Paese e portarlo fuori da questa pandemia.
Il piano di distribuzione dei vaccini sta procedendo spedito. Siamo i primi nell’Unione europea, ma dobbiamo continuare a lavorare con la massima determinazione, in attesa che si rendano disponibili i nuovi vaccini e di potere sperimentare le nuove terapie monoclonali.

B) Dobbiamo completare il Recovery Plan.
Abbiamo inviato in Parlamento il documento aggiornato e restiamo in attesa di ricevere le vostre preziose indicazioni contenute nelle risoluzioni.
Contemporaneamente avvieremo il confronto con tutte le parti sociali per acquisire tutti i suggerimenti utili a migliorare il Piano.
Voglio approfittare di questa occasione pubblica per rivolgere un pensiero di ringraziamento, a nome del governo, a tutte le associazioni che rappresentano le categorie produttive: con loro il dialogo è sempre continuo e serrato e sarà ancora più intenso adesso con questa nuova bozza migliorata del Recovery Plan. Ma voglio ringraziare anche il sindacato italiano per il grande  sforzo che sta facendo: tutte le associazioni stanno offrendo un contributo indispensabile a rendere i nostri interventi più efficaci. Mi rivolgo direttamente a voi: state contribuendo a rafforzare la tenuta sociale del Paese. Con i protocolli di sicurezza, insieme al CTS e, da ultimo, con la disponibilità a collaborare per velocizzare la somministrazione dei vaccini, avete posto tutte le premesse perché tutela della salute, sicurezza sui luoghi di lavoro e ripresa economica possano marciare all’unisono.
Quanto al cammino del Recovery Plan ricordo che, quando riceveremo le osservazioni del Parlamento e delle parti sociali saremo in condizione di procedere alla stesura finale, che peraltro restituiremo al Parlamento in vista dell’approvazione definitiva.
Rilevo che siamo l’unico Paese che ha coinvolto il Parlamento così intensamente e costantemente. L’avevo anticipato sin dall’inizio: il nostro Piano di ripresa e resilienza sarà un programma ampiamente condiviso, sarà uno sforzo collettivo di cui dovremo andare fieri.
Per ritrovarci nella condizione di essere fieri di questo sforzo dovremo però accompagnare il piano con un provvedimento normativo contenente percorsi procedurali in grado di superare ostacoli burocratici e di assicurare tempi celeri alla realizzazione degli investimenti e del piano di riforme. Insomma dovremo rinforzare quei presidi che ci consentono di rispettare i tempi e di monitorare attentamente l’esecuzione dei lavori.

C) Dobbiamo lavorare con la massima urgenza per varare il nuovo decreto ristori. Il Parlamento sarà chiamato a pronunciarsi sulla nuova richiesta di scostamento, che si è resa necessaria in ragione dell’attuale evoluzione della curva epidemiologica che comporta purtroppo nuove restrizioni per le attività economiche. La somma è molto consistente: pari a 32 miliardi di euro di indebitamento netto. Sono risorse che dovremo programmare con la massima oculatezza per offrire una ulteriore cintura di protezione sociale ed economica e per accantonare le riserve necessarie ad attivare gli ammortizzatori sociali per tutto il 2021.

D) L’Italia ha bisogno di una serie di interventi e di riforme in campo economico-sociale che prevedono un rinnovato impegno del Governo, da qui alla fine naturale della legislatura, sulla base di vari ambiti di intervento, che provo a riassumere:
a) quanto al lavoro, occorre introdurre una riforma che valga a razionalizzare il sistema degli ammortizzatori sociali e solide proposte di politiche attive del lavoro;
b) quanto alla salute: bisogna rafforzare la medicina territoriale e l’assistenza domiciliare;
c) istruzione e ricerca: dobbiamo rafforzare gli investimenti in ricerca, promuovere la connessione tra ricerca e mondo produttivo, come prerequisito per l’innovazione e il trasferimento tecnologico;
d) rivoluzione verde, sostenibilità ambientale e tutela del territorio:  occorre accelerare la decarbonizzazione della produzione di energia elettrica; favorire gli incentivi all’ampia adozione di pratiche eco-compatibili da parte dell’industria; promuovere il rinnovo del parco rotabile pubblico e dei mezzi di trasporto privati e commerciali; potenziare gli interventi di tutela della rete idrica e di messa in sicurezza del territorio; il miglior coordinamento degli interventi di rigenerazione urbana; gli incentivi allo sviluppo di modelli di agricoltura e pesca sostenibili; introdurre appropriate condizionalità ambientali nella ripartizione dei fondi agli enti locali;
e) politica industriale: dobbiamo proseguire nel proteggere e tutelare gli investimenti più strategici del Paese, soprattutto in questo periodo recessivo, e favorire una strategia industriale volta a rilanciare la competitività del sistema produttivo, finalizzata a generare un cambiamento strutturale verso attività economiche ad alto valore aggiunto; per evitare di concentrare gli interventi secondo una logica, certo molto alla portata degli incentivi, che rischiano però di essere distribuiti in modo indiscriminato, apportando scarso valore aggiunto; dobbiamo rafforzare politiche di intervento sulla base delle nostre filiere più salde e produttive: penso a quelle più strategiche per il nostro Paese come il turismo, l’automotive, l’agro-industriale e altro ancora;
dovremo favorire senz’altro meccanismi più innovativi di partenariato pubblico-privato;
f) welfare e Terzo settore: gli investimenti nel welfare, calibrati su bisogni sociali che restano ancora non pienamente soddisfatti – come i servizi abitativi, i servizi per l’infanzia e per la famiglia, i servizi di cura e a beneficio delle vulnerabilità e degli anziani – sono fondamentali per generare un elevato ritorno economico e occupazionale, con vantaggi diffusi per tutto il Paese; e ovviamente sempre centrale dovrà rimanere l’attenzione ai bisogni delle persone con disabilità, alle persone fragili, alle loro famiglie  che soprattutto in questo periodo avvertono più acuta la sofferenza. Ci siamo molto impegnati per loro per favorire le politiche di vita autosufficiente, dobbiamo lavorare ancor di più e guardate che qui in Parlamento avete migliorato tanti di questi interventi. Adesso tutti insieme dobbiamo lavorare per tutelare la figura del caregiver e potenziare gli strumenti, le iniziative utili a rafforzare l’inclusione sociale;
g) politiche di genere ed empowerment femminile: per contrastare i divari di genere è necessario promuovere azioni volte a incrementare l’occupazione femminile e a livellare i gap salariali, a liberare le donne dagli squilibri nei carichi di cura, a rafforzare il sostegno alle donne vittima di violenza, a imprimere un cambiamento culturale ed educativo nella questione di genere e a favorire, in generale, una più trasversale e integrata partecipazione delle donne all’interno della società anche nei posti più apicali;
h) riforma fiscale: è stata già avviata una discussione, che deve quanto prima tradursi in un concreto progetto di riforma non più rinviabile, al fine di razionalizzare e semplificare il quadro normativo esistente, essenziale per ricostruire la fiducia dei cittadini e delle imprese, nonché per conseguire una migliore distribuzione della ricchezza;
i) digitalizzazione: pilastro dell’azione del Governo, la necessità di digitalizzare il Paese, sia per quanto riguarda il sistema produttivo, sia per quanto attiene alla pubblica amministrazione, è quanto mai prioritaria, soprattutto in un momento storico nel quale è emerso con chiarezza che il digital divide è fonte di incremento delle diseguaglianze sociali, territoriali ed economiche;
l) cultura e turismo: allo scopo di rilanciare la cultura e il turismo sono stati individuati i pilastri di una strategia nazionale, sono i settori in assoluto più colpiti da questa pandemia, dobbiamo valorizzazione dei principali asset culturali del Paese, la formazione del personale e il rafforzamento dell’offerta turistica, anche attraverso l’attrazione di nuovi investimenti.

Oggi salutiamo una bella notizia che è stata appena diffusa. Prepariamoci a visitare Procida. E’ la capitale italiana della cultura nel 2022.

Su questi temi è possibile ritrovare – tra le forze parlamentari – una convergenza di prospettive riformatrici e di proposte concrete, sulle quali orientare, per il rilancio del Paese, l’azione futura di governo.

Occorre poi dedicare un particolare impegno per proseguire convintamente il percorso delle riforme istituzionali, precondizione essenziale per la modernizzazione e la maggiore funzionalità delle sue istituzioni.

Tanto più poi, a seguito della storica riforma costituzionale che ha determinato una riduzione consistente del numero dei parlamentari approvata nel referendum confermativo dalla decisa maggioranza dei cittadini.

A tal fine, in materia di legge elettorale il Governo, nel rispetto delle determinazioni delle forze parlamentari, si impegnerà a promuovere una riforma di impianto proporzionale, quanto più possibile condivisa, trattandosi di una riforma di sistema, che possa coniugare efficacemente le ragioni del pluralismo della rappresentanza con l’esigenza, pur ineludibile, di assicurare una complessiva stabilità al sistema politico.

Alla modifica del sistema elettorale devono essere affiancate alcune innovazioni del sistema istituzionale, tanto più necessarie alla luce dell’avvenuta riduzione del numero dei parlamentari, in coerenza con gli indirizzi già condivisi dai gruppi parlamentari di maggioranza, nell’accordo raggiunto nell’ottobre 2019.

Occorre introdurre alcuni correttivi alla forma di Governo, ispirati al modello di un parlamentarismo razionalizzato, che garantisca una più sicura stabilità all’esecutivo e che, al contempo, restituisca al Parlamento un ruolo centrale nella definizione dell’indirizzo politico nazionale.

Per quanto attiene invece al procedimento legislativo, potranno essere introdotte alcune previsioni volte a razionalizzare l’iter di approvazione delle leggi e anche allo scopo di ridurre il ricorso a decretazione d’urgenza che ancor più nell’ultimo anno di questa pandemia ha sensibilmente condizionato l’attività parlamentare.

L’esperienza della pandemia impone anche un’attenta riflessione sulla revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione, con particolare riguardo all’assetto delle competenze legislative di Stato e Regioni, come pure alla individuazione di meccanismi e istituti che consentano di coordinare più efficacemente il rapporto tra i diversi livelli di governo.

In questo contesto, occorre garantire e tutelare, con la massima intensità, le autonomie speciali e le minoranze linguistiche. L’interesse nazionale è più che mai connesso, nel solco della nostra migliore tradizione storica e costituzionale, a un sistema che valorizzi, nel quadro dell’unità della Repubblica, le specifiche esigenze economiche e sociali delle diverse realtà territoriali, alcune delle quali – per ragioni geografiche, specificità linguistiche e culturali – indubbiamente meritano attenzione e cura.

Sul piano internazionale, l’Italia si è mossa in piena coerenza con i tradizionali pilastri della propria politica estera, a partire dall’appartenenza all’Unione Europea e all’Alleanza Atlantica, in seno alle quali abbiamo svolto un’azione di impulso e di mediazione all’altezza del nostro ruolo di Paese fondatore.

Quale autorevole membro dell’Unione Europea – funzione pienamente recuperata in questo tratto di legislatura – abbiamo la possibilità di offrire anche un importante contributo a un’utile azione di raccordo fra i principali attori internazionali, a partire naturalmente dagli Stati Uniti – nostro principale alleato e fondamentale partner strategico – e dalla Cina, il cui innegabile rilievo sul piano globale ed economico va associato a rapporti coerenti con un chiaro ancoraggio al nostro sistema di valori e principi.

È appena iniziata la Presidenza italiana del G20: avremo la possibilità di indirizzare l’agenda globale sulle priorità che abbiamo già anticipato e che ruotano sulla triade Persona, Pianeta, Prosperità. Come ho già ricordato in diverse occasioni, porremo al centro dell’attenzione dei leader del mondo, tra gli altri, i temi dell’empowerment femminile, dell’Africa e del digital divide.

Quest’anno avremo anche la responsabilità di condividere con il Regno Unito l’organizzazione della COP26. In Italia si svolgeranno due eventi di grande rilievo: la PreCop e la Youth4Climate. Arriveranno a  Milano centinaia e centinaia di giovani. Sarà un evento importante e una svolta nell’ambito di questo formato.

Ugualmente forte e coerente è stata poi la nostra azione sul piano regionale, anch’essa in linea con il nostro interesse consolidato alla stabilizzazione e allo sviluppo del Mediterraneo – con particolare attenzione per una soluzione politica alla crisi della Libia, nel pieno rispetto della sua sovranità – e al processo di integrazione dei Balcani occidentali, nella convinzione di un destino legato alla loro appartenenza alla famiglia europea.

Specifico rilievo abbiamo infine riservato ad un’intensa azione di sostegno all’internazionalizzazione delle imprese e del nostro sistema economico generale, attraverso un impegno collettivo del governo ed in particolare della Farnesina.

Abbiamo inoltre il privilegio di ospitare quest’anno, il 21 maggio, il Global Health Summit, che ci consentirà di rimarcare, solennemente, la rilevanza di un coordinamento globale degli sforzi per affrontare malattie e pandemie e per garantire la più efficace tutela della salute.

E’ un calendario, lo vedete, che si caratterizza per la densità di eventi e per il rilievo anche politico degli appuntamenti.

Non possiamo farci trovare impreparati o distratti. Siamo tutti chiamati a compiere, ciascuno per il proprio ruolo, uno sforzo collettivo per essere all’altezza di queste sfide.  Per questo, il Governo ha bisogno della massima coesione possibile e del più ampio consenso in Parlamento.

Per fare tutto questo servono un Governo, infatti, e forze parlamentari volenterose, consapevoli delle difficoltà che stiamo attraversando e della delicatezza dei compiti, servono donne e uomini capaci di rifuggire gli egoismi e di scacciare via la tentazione di guardare all’utile personale.

Servono persone disponibili a mantenere elevata la dignità della politica, la più nobile delle arti e dei saperi, se declinata nel giusto spirito che mira sempre ed esclusivamente al benessere dei cittadini e al miglioramento della loro qualità di vita.

Questo Governo intende perseguire un progetto politico ben preciso, che mira a modernizzare il Paese, migliorando le sue infrastrutture materiali e immateriali, compiendo la transizione energetica e digitale, potenziando l’inclusione sociale, il tutto nel segno dello sviluppo sostenibile.

Chi ha idee, progetti, volontà di farsi costruttore insieme a noi di questa alleanza votata a perseguire lo “sviluppo sostenibile”, sappia che questo è il momento giusto per contribuire a questa prospettiva.

Questa alleanza sarà chiamata a esprimere una imprescindibile vocazione europeista. Forze politiche, quindi, che sono chiamate a operare una chiara scelta di campo contro le derive nazionaliste e le logiche sovraniste.

Questa alleanza può già contare su una solida base di dialogo alimentata dal Movimento5stelle, da Pd e da Leu, che sta dimostrando la saldezza del suo ancoraggio e l’ampiezza del suo respiro proprio in occasione della temperie generata da questa crisi.

Sarebbe un arricchimento per questa alleanza, lo voglio affermare molto chiaramente, poter acquisire anche il contributo politico di formazioni che si collocano nel solco delle migliori e più nobili tradizioni europeiste: liberale, popolare, socialista.

Ma chiedo un appoggio limpido, un appoggio trasparente, che si fondi sulla convinta adesione a un progetto politico, che si basi sulla forza e la nitidezza della proposta.

A tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia, chiedo oggi: aiutateci. Aiutateci a ripartire con la massima celerità. Aiutateci a rimarginare al più presto la ferita che la crisi in atto ha prodotto nel “patto di fiducia” instaurato con i cittadini.

Cari cittadini avete pienamente ragione. La fiducia tra le istituzioni e voi cittadini deve essere reciproca. Deve essere un moto perpetuo che si alimenta in direzione biunivoca.

Vi abbiamo chiesto e vi stiamo chiedendo tanti sacrifici, grandi e anche piccoli, perché – vi abbiamo detto – sono necessari a superare la pandemia.

Avete offerto una risposta di grande responsabilità, che ha dimostrato la grandezza della nostra Nazione. Rispettando le regole, accettando di fare i sacrifici richiesti state dimostrando di riporre grande fiducia anche nelle istituzioni.

Ecco con il voto di oggi confido che anche le istituzioni sappiano ripagare la vostra fiducia, in modo da porci alle spalle il più rapidamente possibile il grave gesto di irresponsabilità che ci ha precipitato in questa condizione di incertezza.

Alle forze di maggioranza che sostengono questo Governo voglio preannunciare che nei prossimi giorni vi chiederò di completare il confronto già avviato per definire un patto di fine legislatura e concordare insieme, in un clima di piena lealtà e fiducia, le condizioni e le forme più utili anche a rafforzare la squadra di governo.

Per parte mia preannuncio che, viste le nuove sfide che mi attendono, anche gli impegni internazionali, quest’anno, lo avete visto, saranno particolarmente pesanti, non intendo mantenere la delega all’agricoltura se non lo stretto necessario e mi avvarrò anche della facoltà, che la legge mi accorda, di designare un’autorità delegata per l’intelligence di mia fiducia, come prescrive la legge, che possa seguire l’operato quotidiano delle donne e degli uomini del comparto di intelligence.

Vi faccio un invito collettivo a tutti. Vedete, sono stati giorni difficili e le polemiche politiche hanno coinvolto anche, purtroppo, il comparto di intelligence. Siete tutti parlamentari, se avete delle proposte di modifica della legge, seguite i tradizionali canali istituzionali. Se avete delle richieste di verifica e controllo, ci sono i vostri colleghi del Copasir, deputati a questa funzione, ma teniamo fuori il comparto di intelligence dalle polemiche.

Da parte mia, assicuro la massima disponibilità e l’impegno a guidare, con il contributo di tutti, questa fase così decisiva per il rinnovamento del Paese.
Come ha affermato il Presidente della Repubblica nel suo messaggio di fine anno, “la fiducia di cui abbiamo bisogno si costruisce così: tenendo connesse le responsabilità delle Istituzioni con i sentimenti delle persone”.

Se il Parlamento vorrà accordare al Governo la fiducia, garantisco a tutti i cittadini che non solo continueremo a impiegare tutte le nostre energie, fisiche e intellettive, per assolvere al nostro compito. Ma ci aggiungeremo anche, come sempre, il nostro cuore, perché la politica senza la “sympatheia”, quel sentimento di reale condivisione, è una disciplina senz’anima.

Costruiamo questo nuovo vincolo politico, rivolto alle forze parlamentari che hanno sostenuto con lealtà il Governo e aperto a tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia. Io sono disposto a fare la mia parte.

Viva l’Italia.

Grazie.

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