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Che cosa pensa Draghi di euro, Mes, debito, riforme, pandemia e Recovery Fund

Euro, Mes, debito, riforme, pandemia, Recovery Fund e non solo. Ecco le più recenti posizioni di Mario Draghi, incaricato da Mattarella a formare il nuovo governo

Che cosa pensa Draghi di euro, Mes, debito, riforme, pandemia e Recovery Fund?

Iniziamo dal Recovery Fund.

“La sostenibilità del debito pubblico in un certo Paese sarà giudicata sulla base della crescita e quindi anche di come verranno spese le risorse di Next Generation Eu”. Sono le ultime parole affidate dal Mario Draghi alla stampa, a metà dicembre, affrontando con alcuni giornalisti i temi di stringente attualità, dai vaccini ai rischi delle imprese. “Se le risorse saranno sprecate – ha ammonito – il debito alla fine diventerà insostenibile perché i progetti finanziati non produrranno crescita”.

Per Draghi, con la preparazione da banchiere centrale, il nodo del debito pubblico è sempre stato centrale. “L’impatto (di Next Generation EU, ndr) sulla crescita e sulla sostenibilità del debito negli anni a venire sarà maggiore, quanto più grande è il debito iniziale – ha spiegato – Per questo è così importante che i Paesi con un debito elevato facciano una valutazione molto attenta del tasso di rendimento dei progetti che finanzieranno”.

Le scelte devono essere oculate, ma anche il tempo non è una variabile indipendente. “Le autorità devono agire urgentemente – ha spiegato – perchè “in molti settori e Paesi siamo sull’orlo del precipizio in termini di solvibilità, specialmente per le piccole e medie imprese, con i programmi di sostegno in scadenza e il patrimonio esistente che viene eroso dalle perdite”.

La consapevolezza è anche quella di gestire la fase d’emergenza e poi l’uscita dalla crisi: “Il problema – ha detto parlando a dicembre nelle vesti di co-presidente di un gruppo di lavoro del G30 – è peggiore di quel che appare perché il massiccio aiuto in termini di liquidità, e la vera e propria confusione causata dalla natura senza precedenti di questa crisi, ne stanno mascherando le vere dimensioni”.

Ecco di seguito alcune recenti posizioni e opinioni di Draghi su euro, debito, crescita, riforme, pandemia ed eurozona:

L’EURO SECONDO DRAGHI (2006)

Il 9 novembre del 2006 l’allora governatore governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, durante la sua lectio magistralis all’inaugurazione del centesimo anno accademico della facoltà di economia della Sapienza, si lasciò andare a un ricordo del maestro Federico Caffè, “un modello etico di vita e di pensiero”. E lo fece – si legge in un lancio dell’epoca dell’agenzia Adn Kronos – facendo un riferimento alla tesi con cui si è laureato nel 1970. “Era sulla moneta unica e concludevo che la moneta unica era una follia, una cosa assolutamente da non fare …”, affermò a braccio, in apertura del suo intervento, secondo l’agenzia, “raccogliendo l’applauso convinto della platea di studenti, colleghi ed autorità”.

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ARTICOLO DI MARIO DRAGHI SUL FINANCIAL TIMES DEL MARZO 2020

“Ci troviamo di fronte a una guerra contro il coronavirus e dobbiamo muoverci di conseguenza”: la sfida è “come agire con sufficiente forza e velocità per prevenire che una recessione si trasformi in una prolungata depressione, resa ancora peggiore da una pletora di default che lasciano danni irreversibili”.

Lo scrive Mario Draghi, l’ex presidente della Bce, in un lungo commento sul Financial Times nel quale indica soluzioni per contrastare la crisi provocata dal coronavirus.

“E’ già chiaro che la risposta” alla guerra contro il coronavirus “deve coinvolgere un significativo aumento del debito pubblico”, afferma Draghi. “La perdita di reddito del settore privato dovrà essere eventualmente assorbita, in tutto o in parte, dai bilanci dei governi. Livelli di debito pubblico più alti diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e sarà accompagnata da una cancellazione del debito privato”.

“La priorità non deve essere solo offrire un reddito di base a chi perde il lavoro. Dobbiamo proteggere la gente dalla perdita del lavoro. Se non lo facciamo emergeremo dalla crisi con una permanente occupazione più bassa”, scrive l’ex presidente della Bce sottolineando che i “livelli di debito pubblico devono salire. Ma l’alternativa sarebbero danni ancora peggiori all’economia”.

“Di fronte a circostanze non previste un cambio di mentalità è necessario in questa crisi come lo sarebbe in tempi di guerra. Lo shock che ci troviamo ad affrontare non è ciclico. La perdita di reddito non è colpa di chi la soffre. Il costo dell’esitazione potrebbe essere irreversibile. La memoria delle sofferenze degli europei negli anni 1920 sono un ammonimento”, scrive Draghi sul Financial Times, parlando di “guerra contro il coronavirus”.

Sotto diversi punti di vista “l’Europa è ben equipaggiata” per affrontare questo “shock straordinario. Ha una struttura finanziaria capace di far confluire fondi in ogni parte dell’economia. Ha un forte settore pubblico in grado di coordinare una risposta rapida. La velocità è essenziale per l’efficacia” della risposta al coronavirus, scrive l’ex presidente della Bce.

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI START MAGAZINE SULL’ARTICOLO DI DRAGHI E SUL MES

Nel suo articolo sul Financial Times, Mario Draghi non cita mai il Mes (Meccanismo europeo di stabilità), il discusso Fondo salva Stati. Per questo, alcuni analisti l’hanno criticato, giudicando incompleta la sua analisi sugli strumenti finanziari da utilizzare per fare fronte alla crisi economica provocata dal Covid-19 in Europa.

Il silenzio di Draghi sul Mes ha invece una giustificazione precisa, ma poco nota: nei sette anni in cui ha guidato la Bce, conoscendone la pericolosità sotto diversi aspetti, Draghi aveva già ridotto il Mes all’impotenza, anzi l’aveva proprio ucciso sul piano giuridico, vincendo davanti alla Corte di giustizia europea due battaglie processuali contro la Germania dei falchi, ostili al quantitative easing, strumento anti-crisi che è l’opposto del Mes.

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CHE COSA PENSA DRAGHI SUL MES. ARTICOLO DI APRILE 2020

Anche con il Recovery Fund si andrà verso un “Ministero del Tesoro comunitario la cui funzione nel conferire stabilità all’area dell’euro è stata affermata da tempo”. E’ quello che ha tra l’altro affermato l’ex presidente della Bce, Mario Draghi, nel discorso lo scorso 18 agosto al Meeting organizzato come ogni anno a Rimini da Comunione e liberazione.

LA PANDEMIA

“Quando la fiducia tornava a consolidarsi e con essa la ripresa economica, siamo stati colpiti ancor più duramente dall’esplosione della pandemia: essa minaccia non solo l’economia, ma anche il tessuto della nostra società, così come l’abbiamo finora conosciuta; diffonde incertezza, penalizza l’occupazione, paralizza i consumi e gli investimenti”, ha detto Mario Draghi al Meeting per l’amicizia fra i popoli a Rimini.

I SUSSIDI

‘In questo susseguirsi di crisi i sussidi che vengono ovunque distribuiti sono una prima forma di vicinanza della società a coloro che sono più colpiti, specialmente a coloro che hanno tante volte provato a reagire. I sussidi servono a sopravvivere, a ripartire”, ha aggiunto Draghi.

I GIOVANI

“Ai giovani – ha detto – bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri”.

IL DEBITO

‘Il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani”, ha proseguito Draghi: “È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre. Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”.

LA SCUOLA

“Vi è però un settore, essenziale per la crescita e quindi per tutte le trasformazioni che ho appena elencato, dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l’azione immediata: l’istruzione e, più in generale, l’investimento nei giovani”. “Questo è stato sempre vero ma la situazione presente rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie in questo settore. La partecipazione alla società del futuro richiederà ai giovani di oggi ancor più grandi capacità di discernimento e di adattamento”.

L’ECONOMIA

“Nel secondo trimestre del 2020 l’economia si è contratta a un tasso paragonabile a quello registrato dai maggiori Paesi durante la seconda guerra mondiale”, ha affermato ancora Draghi. “La nostra libertà di circolazione, la nostra stessa interazione umana fisica e psicologica sono state sacrificate, interi settori delle nostre economie sono stati chiusi o messi in condizione di non operare. L’aumento drammatico nel numero delle persone private del lavoro che, secondo le prime stime, sarà difficile riassorbire velocemente, la chiusura delle scuole e di altri luoghi di apprendimento hanno interrotto percorsi professionali ed educativi, hanno approfondito le diseguaglianze”.

LA CRESCITA

“Il ritorno alla crescita, una crescita che rispetti l’ambiente e che non umili la persona, è divenuto un imperativo assoluto” – ha proseguito – “Perché le politiche economiche oggi perseguite siano sostenibili, per dare sicurezza di reddito specialmente ai più poveri, per rafforzare una coesione sociale resa fragile dall’esperienza della pandemia e dalle difficoltà che l’uscita dalla recessione comporterà nei mesi a venire. L’obiettivo è impegnativo ma non irraggiungibile se riusciremo a disperdere l’incertezza che oggi aleggia sui nostri Paesi”. “La società nel suo complesso non può accettare un mondo senza speranza; ma deve, raccolte tutte le proprie energie, e ritrovato un comune sentire, cercare la strada della ricostruzione”.

L’EUROPA E IL RECOVERY FUND

“Da questa crisi l’Europa può uscire rafforzata. L’azione dei governi poggia su un terreno reso solido dalla politica monetaria”, ha inoltre affermato l’ex presidente della Bce. “Nell’Europa forte e stabile che tutti vogliamo, la responsabilità – ha aggiunto – si accompagna e dà legittimità alla solidarietà. Perciò questo passo avanti dovrà essere cementato dalla credibilità delle politiche economiche a livello europeo e nazionale”.

VERSO UN MINISTERO DEL TESORO UE

“Il fondo per la generazione futura (Next Generation Eu) arricchisce gli strumenti della politica europea”, ha spiegato Draghi e “il riconoscimento del ruolo che un bilancio europeo può avere nello stabilizzare le nostre economie, l’inizio di emissioni di debito comune, sono importanti e possono diventare il principio di un disegno che porterà a un Ministero del Tesoro comunitario la cui funzione nel conferire stabilità all’area dell’euro è stata affermata da tempo”.

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GLI APPROFONDIMENTI DI START SU CRISI E DRAGHI:

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