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Videogiochi Licenziamenti

Videogiochi, ora il game over arriva negli studi più grandi

I licenziamenti nei videogiochi colpiscono anche Epic Games che tutti conoscono per Fortnite e Naugthy Dog costretto ad accantonare il multiplayer di The Last of Us che Neil Druckmann aveva definito "il progetto più ambizioso nella storia dello studio"

L’annus horribilis per il comparto dei videogame, iniziato con i maxi licenziamenti in Microsoft, non sembra aver fine. Non c’è solo l’esigenza, per le etichette, di risparmiare visti i minori incassi rispetto al periodo pandemico (le restrizioni avevano drogato il mercato) resi ancora più flebili dalla diminuzione delle vendite causata dall’inflazione, ma anche l’avanzata delle intelligenze artificiali che hanno spinto parecchi publisher a smagrire i propri studi a favore di questi algoritmi infaticabili. Ora però i licenziamenti stanno iniziando a colpire le software house più grandi e famose, responsabili di alcune delle saghe di videogiochi maggiormente acclamate da pubblico e critica.

THE LAST OF US, NOMEN OMEN?

Tra i casi eclatanti da qualche ora spicca Naughty Dog, responsabile della saga The Last of Us, fresca anche di un porting televisivo per Sky. Secondo alcune fonti interne contattate dalla testata specializzata Kotaku sembra che almeno 25 persone siano già state preavvisate che ottobre sarà il loro ultimo mese di lavoro, nell’ambito di un’operazione di ridimensionamento del team che lo scorso luglio era arrivato a contare più di 400 persone all’interno dell’organico.

La dieta imposta agli artisti dietro a The Last of Us al momento sembrerebbe riguardare gli sviluppatori a contratto della sede californiana di Santa Monica. Sempre secondo fonti di stampa, i licenziati non riceveranno nessuna buonuscita e sarebbe stato richiesto ai membri del team, coinvolti e non, di non parlare della questione in pubblico.

Parallelamente, riporta sempre la testata online, The Last of Us: Factions, ambizioso progetto multiplayer in sviluppo da ormai diversi anni, sarebbe stato accantonato. Non cancellato ma “messo in ghiacciaia”, in attesa di tempi migliori, forse. Un duro colpo per la software house se consideriamo che il titolo in questione era stato definito dallo sviluppatore Neil Druckmann come “il progetto più ambizioso nella storia dello studio”

“Nonostante il grande successo dell’adattamento TV di The Last of Us, il progetto multiplayer della serie sembra accusare diversi problemi di produzione”, scrive Kotaku, “lo scorso giugno, Bloomberg riportava che Sony avrebbe trasferito delle risorse su altri progetti a seguito di una valutazione negativa del gioco da parte di Bungie, lo studio di Destiny 2. Ora, un’altra fonte ci conferma che sebbene il gioco multiplayer non sia ancora stato cancellato, al momento è stato messo in ghiaccio”.

I LICENZIAMENTI NEI VIDEOGIOCHI COLPISCONO FORTNITE

Con ogni probabilità, i tagli più rumorosi sono però quelli in seno a Epic Games, software house nota anche ai profani per il successo di Fortnite.  Negli ultimi giorni lo studio famoso anche per il proprio motore Unreal ha fatto sapere che sta procedendo al licenziamento di circa 830 dipendenti, pari al 16% del suo organico e alla cessione della piattaforma musicale online Bandcamp.

“Sebbene Fortnite stia ricominciando a crescere, il trend è guidata principalmente dai contenuti dei creator con una significativa condivisione dei ricavi, e si tratta di un’attività con margini inferiori rispetto a quella che avevamo quando Fortnite Battle Royale è decollato”, ha dichiarato l’amministratore delegato Tim Sweeney in un’e-mail ai dipendenti.

Sempre Sweeney ha reso noto che circa due terzi dei licenziamenti sono stati effettuati al di fuori dei team di sviluppo principali e che i tagli aiuteranno l’azienda a “raggiungere l’altro lato della redditività”.

ALTRI LICENZIAMENTI IN UBISOFT

Proprio nei giorni dell’uscita di Assassin’s Creed Mirage è stato reso noto che Ubisoft continua con i tagli al personale. Sei membri dei team community e social media sono stati licenziati, come ha riportato un portavoce a Polygon e come ha confermato a stretto giro una di loro sui social, la community manager Paola Casetta. “Purtroppo anche io sono stata colpita dai recenti licenziamenti di Ubisoft”, ha scritto Casetta su LinkedIn. “Ho avuto la fortuna di lavorare con il miglior team in circolazione e non dimenticherò mai il tempo trascorso lì e le persone straordinarie che ho incontrato”.

Nelle ultime settimane Ubisoft, nelle mire della software house Tencent da parecchio tempo, aveva chiuso lo studio di Londra lasciando a casa 54 persone: il team britannico lavorava alla serie Hungry Shark. A maggio, invece, erano stati licenziati 60 dipendenti dei reparti di assistenza clienti delle sedi del North Carolina e di Newcastle, nel Regno Unito. Infine non dimentichiamo la recente chiusura degli uffici di Ubisoft Italia (rimasto intatto, invece, il team di sviluppo di Ubisoft Milan).

ANCHE I POKéMON PIANGONO

Tra le etichette che hanno annunciato ingenti tagli al personale anche quella che ha sviluppato Pokémon Go. Uscito nell’aprile del 2016, Pokémon Go era stato in grado in un anno di superare il miliardo di dollari nei vari store virtuali in cui è apparso, con incassi stellari capaci di totalizzare i 18 milioni di dollari al giorno nella fase più acuta e, dopo dodici mesi, attestarsi ancora sul 1,5/2,5 milioni di dollari ogni 24 ore.

Risultati senza pari ma che non hanno messo al riparo la sua software house dalla crisi attuale, anche perché gli sviluppatori non si sono intascati il totale degli incassi, essendo il titolo su licenza Nintendo.

LA STARTUP DEI MIRACOLI

Niantic Inc.,società di sviluppo software statunitense con sede a San Francisco, in California, fondata nel 2010 da John Hanke come Niantic Labs, startup interna a Google, prima che venisse separata come un’entità indipendente nel 2015, qualche mese fa ha infatti annunciato la chiusura dei suoi studi situati a Los Angeles. Ciò comporta il contestuale licenziamento di 230 dipendenti. Inoltre, sono stati chiusi i server di NBA All-World ed è stato cancellato un altro titolo su licenza: Marvel: World of Heroes.

In una email interna riportata dalla testata di settore Kotaku, Hanke ha spiegato che la decisione è stata presa in quanto le “spese sono cresciute più velocemente delle entrate”, individuando quindi nella sede losangelina una voce da spesa da tagliare per dare fiato al bilancio aziendale. Hanke ha assicurato che Pokémon Go rimarrà il gioco su cui la software house statunitense continuerà a puntare tutto, con l’obiettivo a lungo termine di mantenerlo “in salute e in crescita per sempre”.

Secondo il fondatore, la sbornia dei ricavi durante la pandemia di Covid-19 avrebbe portato l’azienda a perdere i contatti con la reale situazione economica, mentre nel frattempo il mercato dei giochi AR è diventato molto più affollato dal lancio di Pokémon Go nel 2016. Oltre a questo, il fondatore di Niantic cita anche uno scarso coinvolgimento dei giocatori sul lungo periodo per molteplici giochi attivi dello studio, che non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati.

LA CREATURA DI WINGEFORS HA PERSO LE ALI

Nel Nord Europa scricchiola Embracer Group, creatura del Ceo svedese Lars Wingefors, conosciuto nell’ambiente soprattutto per avere aperto la sua prima azienda a 13 anni e, coi soldi fatti vendendo per corrispondenza vecchi fumetti acquistati ai mercatini delle pulci (l’ultimo anno prima della chiusura aveva totalizzato le 300.000 corone di fatturato annuale), aver successivamente aperto Nordic Games, che in germe costituiva quella Embrace Group oggi attiva in tutti i settori: dai videogiochi al cinema, capace di impiegare 17mila persone che hanno il proprio quartier generale in una cittadina che ne conta a malapena 60mila.

EMBRACER TUMULA ANCHE TOMB RAIDER

La scure dei tagli non sta risparmiando nessuno studio: 26 dipendenti di Beamdog, il team che ha recentemente sviluppato Mythforce, sono stati accompagnati alla porta, ma a sorprendere è soprattutto l’annuncio, fatto dal senior brand manager di Crystal DynamicsNicholas Edwards, di essere stato licenziato assieme ad altre nove persone, dal momento che quella software house costituisce il fiore all’occhiello del Gruppo.

A fine 2022 Crystal Dynamics aveva difatti annunciato un accordo con Amazon Games per la pubblicazione del prossimo videogioco del franchise di Tomb Raider, saga conosciuta anche dai profani per i film con Angelina Jolie che conta oltre 20 titoli capaci di vendere, globalmente, più di 95 milioni di copie dal debutto del primo episodio nel 1996. E sempre Crystal Dynamics dovrebbe occuparsi del reboot di Perfect Dark, altro titolo entrato nel mito.

Si tratta di licenziamenti che intervengono su reparti collaterali a quelli che creano materialmente i prossimi videogiochi, ma che permettono di comprendere come la situazione economica, in Embracer, sia ben lungi dal risollevarsi. “Crystal Dynamics ha preso la difficile decisione di separarsi da nove componenti del settore marketing/brand e un impiegato IT in accordo con una ristrutturazione interna per riallineare lo studio con i le nostre attuali esigenze di business. Stiamo lavorando a stretto contatto con lo staff coinvolto per supportarlo al meglio” si legge in un post su X (ossia Twitter).

LE CHIUSURE DEGLI STUDI E LE POSSIBILI ALIENAZIONI

Crystal Dynamics deve considerarsi comunque fortunata. È andata infatti decisamente peggio a Volition, la software house famosa per avere sviluppato la scanzonata saga di Saints Row, emulo di GTA particolarmente frizzante e a tratti persino convincente.

Una chiusura resa ancora più agra dal fatto che lo studio avesse appena tagliato il traguardo del trentesimo anno di attività. “Lo scorso giugno, Embracer Group ha annunciato un programma di ristrutturazione per rafforzare Embracer e mantenere la sua posizione da leader nell’industria dei videogiochi. Come parte del programma, hanno valutato obiettivi strategici e operativi e preso la difficile decisione di chiudere Volition con effetto immediato” si legge su LinkedIn.

“Per aiutare il nostro team, stiamo lavorando per fornire assistenza al lavoro e supportare una transizione meno difficoltosa per i membri della nostra famiglia in Volition. Ringraziamo i nostri utenti e fan nel mondo per tutto l’amore e il supporto ricevuti negli anni. Sarete sempre nei nostri cuori”.

Nei giorni scorsi sono circolate voci sul fatto che Embracer potrebbe già disfarsi di Gearbox, acquisito soltanto nel 2021 per 1,3 miliardi di dollari. La software house è nota per lo sviluppo dei videogiochi franchise di Borderlands.

LICENZIAMENTI PURE NEI VIDEOGIOCHI USA

Dall’altra parte dell’oceano il gigante americano dei videogiochi Electronic Arts (EA) qualche mese fa ha comunicato alla SEC, l’ente che vigila sui mercati negli Stati Uniti, un piano di licenziamenti che colpirà il 6% dei dipendenti, vale a dire circa 800 persone. Inoltre ha rivelato l’intenzione di ridurre gli spazi di lavoro.

Continua dunque la carrellata di Big Tech in preda a ottimizzazioni varie (non solo nel settore dei videogiochi, basti pensare ai licenziamenti in Disney e la scelta di Amazon di licenziare 9mila persone). Stando ai dati riportati dalla CNBC, EA nel 2022 aveva quasi 13mila dipendenti. I primi tagli c’erano stati già a ridosso della perdita di licenza da parte della Fifa per lo sviluppo del ben noto gioco di calcio.

I DIECIMILA LICENZIAMENTI DI MICROSOFT

Il 2023 del resto è iniziato con la notizia della cura dimagrante che si è autoimposta Microsoft: 10mila licenziamenti, che hanno riguardato anche la divisione gaming, tra cui 343 Industries e la software house acquisita appena 2 anni fa Bethesda Game Studios.

Numeri di un certo rilievo che hanno fatto intuire anche a chi non segue il mercato da vicino che se la scure dei tagli si è abbattuta sugli studi responsabili di titoli di prim’ordine, capaci di vendere milioni di copie, come Halo, Starfield, The Elder Scrolls (Skyrim, Oblivion…) Fallout e il recentissimo Starfield, la situazione dalle parti di Redmond deve essere particolarmente pesante.

SFORBICIATE IN RIOT E IN TAKE-TWO

Licenziamenti pure in Riot Games, studio autore di uno dei titoli più noti anche dai neofiti: League of Legends. In questo caso nemmeno una cinquantina di unità come ha ufficializzato la stessa software house: “Riot Games ha implementato cambiamenti strategici all’interno di alcuni team per affinare la nostra attenzione in una serie di aree. Con questi turni, alcuni ruoli sono stati eliminati, con un impatto su un totale di 46 rioters. Questo fa parte del normale corso della nostra attività: periodicamente apportiamo modifiche alla nostra struttura e ai nostri team in base a ciò che crediamo ci consentirà di offrire i migliori contenuti ed esperienze per i giocatori. Non prendiamo mai queste decisioni alla leggera e partiremo sempre dal desiderio di trattenere i rioters e farli concentrare sulle nostre massime priorità. Sebbene ciò non sia sempre possibile, è il nostro obiettivo principale.”

Infine, più recentemente Take-Two (Gruppo dal valore di circa 20 miliardi di dollari: se ne sta parlando soprattutto per il rumor secondo cui Sony vorrebbe acquisirlo) ha confermato in via ufficiale che avrebbe effettuato una serie di licenziamenti, che coinvolgeranno il publisher Private Division e altri settori della compagnia, che è la casa madre di Rockstar Games (GTA), 2K e Zynga.

In questo caso i dipendenti hanno scoperto della sforbiciata in atto nel peggiore dei modi: un tweet di Jason Schreier, giornalista del portale Bloomberg, che parlava di tagli al personale in particolare per Private Division, il publisher di OlliOlli World, Kerbal Space Program 2 e The Outer Worlds. Insomma, il 2023 sembra destinato a essere ricordato come l’anno dei licenziamenti nel mondo dei videogiochi.

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