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Embracer, ascesa e caduta (?) della più mirabolante software house europea

Embracer impiega circa 17.000 persone. Nel colosso dell'intrattenimento ha scommesso anche Savvy Games Group, di proprietà del governo saudita. Ma nemmeno l'etichetta svedese sembra immune dalla crisi che sta travolgendo il mondo dei videogiochi

Finora era stato descritto come l’uomo dei miracoli. E una volta tanto non era una esagerazione di stampa. Lo svedese Lars Wingefors, Ceo e fondatore di Embracer Group, ha aperto la sua prima azienda a 13 anni e, coi soldi fatti vendendo per corrispondenza vecchi fumetti acquistati ai mercatini delle pulci (l’ultimo anno prima della chiusura aveva totalizzato le 300.000 corone di fatturato annuale), aveva aperto Nordic Games, che in germe costituiva quella Embrace Group oggi attiva in tutti i settori: dai videogiochi al cinema, capace di impiegare 17mila persone in una cittadina che ne conta a malapena 60mila.

Il giovanissimo Lars Wingefors alle prese con la sua prima attività

L’INCHIODATA IMPROVVISA DI EMBRACER

Una crescita miracolosa e senza limiti che aveva spinto numerose testate di settore, anche non verticali, a glorificare l’intuito imprenditoriale di questo arrembante startupper antelitteram. Poi, di colpo, poche ore fa è arrivata una inchiodata improvvisa. “Questa mattina abbiamo annunciato un programma di ristrutturazione di Embracer Group che ci renderà un’azienda più snella, più forte e più focalizzata, in grado di sostenersi autonomamente.” Inizia con queste parole la lettera aperta con cui Wingefors, numero 1 del gruppo di Karlstad, ha annunciato un pesante programma di ristrutturazione, che prevede un periodo lacrime e sangue a tutti i livelli.

Il programma di ristrutturazione mira rafforzare l’azienda e a migliorarne il flusso di cassa così da “far fronte alla peggiorata situazione economica e di mercato”. Il programma “ridurrà significativamente il nostro debito. Dopo il completamento di questo programma, genereremo crescita della redditività con minori rischi aziendali e margini più elevati nel segmento PC/Console nei prossimi anni. Questo, a sua volta, ci darà la libertà di continuare a crescere e offrire esperienze di alta qualità che i nostri giocatori apprezzano davvero.”

L’INIZIO DELLA FINE?

Pare che tutto abbia avuto inizio con il fallimento di una partnership strategica di enorme importanza, quantificata in 2 miliardi di dollari, avvenimento che ha abbassato le previsioni per il nuovo anno fiscale comportando l’immediato crollo in borsa del valore delle azioni.

 

A riferirlo è stato lo stesso Lars Wingefors: “Ieri in tarda serata, siamo stati informati che una grossa partnership strategica che è stata in negoziazioni per 7 mesi non si materializzerà” e di conseguenza ha abbassato le previsioni per l’anno fiscale 2023/2024 da 10,3-13,6 miliardi di corone svedesi a 7-9 miliardi.

LE LICENZE E GLI STUDI NEL PORTAFOGLI SVEDESE

Finora la storia di Embracer e del suo fondatore era stato costellato esclusivamente da successi. Il colpo da 90 lo ha portato a segno con l’acquisizione di THQ, una delle rare software house occidentali degli anni ’90 (se si escludono i colossi) ancora in vita.

L’etichetta svedese ha così messo le mani su IP del calibro di Saints Row, Darksiders, Destroy All Humans, MX vs ATV e Red Faction. E non le sono bastate, vista l’acquisizione a stretto giro di Koch Media Holding, ora Plaion, della divisione publishing Deep Silver (che vanta videogiochi come Metro, Chivalry e Dead Island) e infine dello studio italiano Milestone (Ride, MotoGP) fondato nel 1996 a Milano per 50 milioni di dollari.

Poi ha acquisito Tripwire Interactive e Limited Run Games. Dalla giapponese Square-Enix ha acquistato marchi di importanti serie videoludiche come Tomb Raider, Deus Ex, Thief e i rispettivi studi di Crystal Dynamics, Eidos Montreal e Square Enix Montreal. Operazioni che hanno portato il totale delle aziende legate a Embrace a 120 sparse più o meno ovunque, con 270 videogiochi tuttora in via di sviluppo.

NEI PIANI ANCHE IL DEBUTTO NEL MONDO DEL CINEMA?

Non ultima va segnalata la recente acquisizione della Middle-earth Enterprises. Non è stata svelata la cifra pagata da Embracer Group per aggiudicarsi la Middle-earth Enterprises, detentrice dei diritti delle opere di Tolkien, incluso il piatto forte: Il Signore degli Anelli. Si parla di una somma che si dovrebbe aggirare tra i 600 e gli 800 milioni.

L’intero pacchetto apparteneva, dal 1976, alla The Saul Zaentz Company, che a febbraio 2022 lo aveva messo in vendita per 2 miliardi di dollari. Prima della ristrutturazione annunciata nelle ultime ore pareva scontato che Embracer Group si stesse preparando a debuttare nel mondo del cinema, ma ora che succederà?

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