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Ibm Palantir Ai

La baruffa sui licenziamenti (veri o presunti) di Rayark che agli artisti preferirebbe l’IA

Botta e risposta sui social tra Rayark, software house di Taiwan, e alcuni utenti che la accusano di aver fatto fuori interi reparti di creativi per sostituirli con le intelligenze artificiali.

Che l’intelligenza artificiale possa far perdere il posto a milioni di persone è più di un semplice pericolo. Almeno nel settore videoludico, con la maggior parte delle software house in crisi e costrette a forti tagli per riequilibrare i bilanci, è una realtà. Specie in quei Paesi, Cina in primis, dove i diritti di lavoratori a dispetto della dottrina socialista imperante non sono tenuti in massima considerazione.

LA SITUAZIONE IN CINA È DRAMMATICA

Secondo il report di Rest of World nel Paese asiatico la ricerca di illustratori professionisti per videogiochi è diminuita del 70% a causa delle intelligenze artificiali. Dal momento che in Cina i diritti dei lavoratori non godono di tutele particolari, le compagnie di sviluppo hanno iniziato ad adottare in massa le IA, infaticabili, senza stipendio, dalla creatività inesauribile e, soprattutto, rapidissime.

MA C’È CHI SI SCUSA

Qualche settimana fa, ricorda la testata verticale Multiplayer, lo sviluppatore di Alchemy Stars era stato costretto a chiedere scusa dopo che si era scoperto che i poster del gioco erano stati realizzati parzialmente dall’Intelligenza artificiale. Per fugare ogni dubbio l’etichetta si è impegnata a far disegnare in sessioni pubbliche i prossimi artwork per dimostrare che l’IA non sarà più coinvolta.

PRIMI CASI FUORI DAI CONFINI CINESI?

Nelle ultime ore pare essere nato un caso analogo, anche se più che le scuse sono arrivate le smentite, sebbene non siano solidissime. Ma partiamo dal principio. Rayark Inc., società di videogiochi indipendente fondata nel 2011 con sede a Taipei e una filiale situata anche in Giappone sta facendo parlare di sé perché avrebbe azzerato la sua squadra artistica, decidendo di sostituirla con l’intelligenza artificiale. Se così fosse, si tratterebbe del primo team al di fuori dei confini cinesi ad aver intrapreso una decisione tanto forte, procedendo con un licenziamento collettivo.
Lo sostiene un account coreano, piuttosto seguito e puntualmente ripreso dai media internazionali del settore proprio perché racconta con puntualità le vicende del mercato videoludico del Sud Est Asiatico. E non sarebbe il solo: anche altri utenti hanno postato un buon numero di immagini relative alla software house responsabile di titoli come Deemo e Voez in cui ci sarebbero diverse magagne che evidenzierebbero che c’è lo zampino dell’IA.
Rayark

LA REPLICA DEL TEAM DI RAYARK

Le incongruenze sarebbero numerose e lascerebbero dubitare che siano stati realizzati da creativi in carne e ossa. Qualche ora fa, però, la stessa Rayark, sollecitata dalle polemiche causate da quei tweet, è voluta intervenire per affermare che le notizie circa il fatto che la software house di Taipei stia “usando le tecnologie IA nei suoi lavori artistici e licenziando gli artisti” sia completamente falsa.

Rayark si difende dicendo che effettivamente sta sperimentando le IA e i relativi strumenti ma solo al fine di comprendere l’impatto che l’AI Generated Content (AIGC) avrà nell’industria. L’azienda non avrebbe licenziato alcun artista ma, al contrario, avrebbe assunto nuovo personale per migliorare il processo di sviluppo e allenare all’uso di IA come d’assistenza.

 

La risposta però, anziché chiudere le polemiche, le rintuzza, con diversi utenti che fanno notare come la software house non abbia mai scritto da nessuna parte che “gli artisti non verranno mai rimpiazzati con IA”, ma solo che “durante questo periodo [di apprendimento], per stabilire dei processi più efficienti e raggiungere le innovazioni tecnologiche, non abbiamo licenziato alcun artista”. Il rischio, che però si sta palesando in molte realtà affini, è insomma che quando gli umani avranno finito di insegnare all’IA i lavori da svolgere, saranno lasciati a casa. E chi può dire che quella lettera con la quale l’azienda si difende non sia stata essa stessa scritta da ChatGpt?

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