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Intelligenza Artificiale

Una IA da fare resuscitare i morti

Le etichette cinematografiche pretendono di ingaggiare attori morti riportati sulle scene grazie all'IA senza il consenso degli eredi e senza compensi

Nuovo fronte aperto tra gli studios di Hollywood e il sindacato degli attori americani (SAG-AFTRA), recentemente sceso in piazza per manifestare la propria contrarietà all’uso di intelligenze artificiali per la creazione di musiche dei film, sceneggiature o direttamente in scena, al posto degli attori in carne e ossa. Se su molti aspetti della vertenza, infatti, sembrava oramai che le parti fossero vicine a un accordo, l’ultimo pacchetto di offerte che gli studios hanno avanzato come “ultima e migliore offerta” per mettere fine allo sciopero è stato rispedito al mittente. Motivo? Le case cinematografiche pretendono di sfruttare l’IA per riportare sul set attori morti.

PRIMA DELL’IA I MORTI ERANO GIA’ SUL GRANDE SCHERMO

Fin qui non ci sarebbe nulla di strano, perché la magica Hollywood, è noto, sono ormai decenni che resuscita artisti scomparsi prematuramente. Ben prima dell’avvento della computer grafica e di altre diavolerie algoritmiche, per esempio, il buon Peter Sellers si ritrovò a girare un film postumo due anni dopo il decesso, nel 1982, Sulle orme della Pantera rosa. Fu la prima pellicola in cui l’attore non girò nemmeno una scena da vivo: solitamente infatti si ricorreva alla finzione quando il decesso arrivava a metà delle riprese. Dato che all’epoca la tecnologia era quella che era, vennero utilizzati spezzoni di altri film della serie precedentemente scartati dalle opere originali.

Bruce Lee fu riportato in vita per girare le scene mancanti ne L’ultimo combattimento di Chen e di cui aveva girato solo una scena grazie a vecchi primi piani dell’attore e controfigure spesso mascherate da occhiali da sole e caschi integrali.

Risultato ancora più posticcio quello ottenuto dalla produzione di Wagons East, con l’indimenticabile John Candy, deceduto poco prima della fine delle riprese. L’attore fu così preso dal girato, ritagliato e appiccicato su fondali diversi. Il risultato ovviamente non si può dire fosse dei migliori.

L’episodio più noto riguarda naturalmente Brandon Lee, deceduto proprio sul set di Il corvo, in modo assurdo, dato che fu colpito da un proiettile vero di un’arma che sarebbe dovuta essere caricata a salve. L’attore fu ampiamente ricostruito in computer grafica per completare il film diventando così il secondo Lee, dopo il padre Bruce, a tornare in vita sullo schermo.

Due i casi più recenti. Quello più tragico ha riguardato Paul Walker, scomparso prematuramente e in modo beffardo in un incidente automobilistico per poi essere ricreato in digitale per alcune sequenze conclusive di Fast and Furious 7. Quello più commovente ha resuscitato Harold Ramis e il suo personaggio Egon Spengler nel penultimo film della serie, Ghostbusters Afterlife.

COSA RICHIEDONO ORA GLI STUDIOS

Insomma, Hollywood non è nuova a questo genere di miracoli digitali, dove sta quindi il problema? Per il sindacato degli attori nel fatto che le case produttrici vorrebbero poter ricreare le sembianze degli attori morti usando l’intelligenza artificiale senza però dover ottenere prima alcun consenso dagli aventi diritto, ovvero i familiari superstiti dell’artista. Da contratto gli attori che guadagnano più di 32.000 dollari per episodio televisivo o 60.000 dollari per film dovrebbero sottoporsi a una vera e propria scansione per le IA che li ricreerebbe digitalmente, nella voce, nell’aspetto, nella mimica facciale e nelle pose.

L’AMPTP CORRE AI RIPARI

L‘Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP) nei piani originari vorrebbe pagare l’attore solo al momento della scansione che digitalizzerà l’artista, ricreandone una comoda e pratica copia di backup in digitale, da salvare su hard disk o cloud e da fare entrare in scena in caso di morte, ma senza ulteriori compensi indipendentemente dallo sfruttamento degli avatar 3D.

Insomma l’AMPTP mirava a sfruttare questi cloni in modo e in tempo indefinito ma quando la vicenda è stata portata all’attenzione dei media dagli attori inferociti, l’Alleanza è subito corsa ai ripari proponendo un nuovo accordo che richiede il consenso. Resta da capire la faccenda del compenso.

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