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Tesla tira (finalmente) fuori dalla rimessa Cybercab. Cosa sappiamo sui robotaxi di Musk

Dopo mesi di ritardo e qualche tribolazione di troppo, nel cuore della notte italiana Musk ha lanciato, tramite live su X, i suoi Cybercab. Tesla entra ufficialmente nel mercato dei robotaxi. Fatti, numeri, annunci roboanti e qualche polemica

Preso dal suo solito incontenibile – e a tratti fanciullesco – entusiasmo, anche questa volta Elon Musk s’è lasciato andare, annunciando che i Cybercab, i taxi a guida autonoma – o robotaxi – Tesla salveranno persino vite umane (“Sarà incredibile – ha detto Musk – salverà vite umane, molte, e preverrà infortuni”), assicurando che l’IA alla guida sarà molto più vigile e accorta di un tassista in carne e ossa. Ma intanto quel che è certo è che i robotaxi danno una spinta ai bilanci della sua Casa automobilistica, facendo volare il titolo in Borsa ogni volta che se ne è parlato. E se ne è parlato spesso, visti i tanti ritardi.

 

COSA SAPPIAMO SUI CYBERCAB

Musk, che è arrivato su un prototipo grigio metallizzato che vista da fuori pare un’auto normalissima, ben diversa quindi dai modelli già in strada delle rivali che hanno enormi e voluminosi sensori un po’ ovunque per aiutare l’Intelligenza artificiale alla guida, ha curato l’evento di presentazione fino all’ultimo dettaglio come, probabilmente, ha curato anche la sinuosità della carrozzeria di questo taxi futuristico. Il Cybercab di Tesla ha uno stile molto aggressivo e linee da auto sportiva che poco si sposano con la sua funzione da citycar. Il nome è un evidente rimando al Cybertruck il pick-up che, pur tra mille difficoltà (cinque richiami in meno di un anno), con l’arrivo di questo modello è destinato a generare una linea di auto futuristiche.

Palese l’intenzione di Tesla di fare in modo che lo stile dell’auto abbia un peso nella scelta del robotaxi su cui salire. La Casa texana punta a fidelizzare l’utenza portandola a preferire un’auto cool anziché il solito taxi, permettendo a chiunque, di tanto in tanto, di farsi un giro su una Tesla, auto non per tutte le tasche.

Musk ha annunciato che la produzione inizierà nel 2026 e che questi veicoli a due porte e zero volante, naturalmente elettrici, saranno disponibili al pubblico per meno di 30.000 dollari. “Saranno in grado di operare al costo di 20 centesimi al miglio”. Avrà anche una ricarica induttiva, il che significa che, al pari delle cucine a induzione, non ci sarà una spina fisica per il passaggio di corrente dalla fonte alla batteria.

 

ARRIVANO ANCHE I ROBOVAN

Ma la vera sorpresa dell’evento “We Robot“, naturalmente trasmesso via streaming su X (uno streaming non esente da qualche difficoltà tecnica, come ai tempi del dialogo con Donald Trump, questa volta ascrivibile a un malore di una persona nel pubblico, ha detto Musk) è stato il Robovan che naturalmente aumenta come il nome lascia intendere il numero di persone trasportabili.

GUIDA AUTONOMA, TANTE PROMESSE POCHI RISULTATI

È dal 2016 che Musk parla di auto totalmente autonome (quindi senza una strumentazione di bordo per far intervenire il conducente in caso di pericolo) assicurando di essere pronto a rivoluzionare il sistema di trasporto su strada. All’epoca il magnate sudafricano vaticinava che tutto ciò sarebbe accaduto nel 2018. È passato ben più di un lustro e le Case automobilistiche che vi hanno scommesso, così come le tante startup nate nel comparto, hanno scoperto a loro spese che gli ingenti investimenti non sono stati ripagati. Non nell’immediato, almeno.

L’AUTOPILOT TESLA HA QUALCHE PROBLEMA

Tesla in particolare ha avuto numerosi problemi collegati sull’Autopilot, tra cui un video fasullo che ne esaltava le potenzialità, e diversi sinistri che hanno portato prima le autorità americane poi quelle cinesi a mettere l’algoritmo alla guida sotto la lente di ingrandimento, erodendone la libertà d’azione al volante.

IL DEBUTTO DIFFICILE DI CYBERCAB

I Cybercab poi fanno storia a sé in quanto anche i robotaxi Tesla nei mesi scorsi hanno avuto un lancio a dir poco tribolato, che ha persino visto Musk litigare con Reuters, dal momento che l’agenzia aveva rivelato l’esistenza di questi mezzi totalmente autonomi prima che il patron di Tesla potesse annunciarli ufficialmente.

Fatto che aveva spinto l’ex startupper, nel giro di pochi tweet, prima a dire che i giornalisti della testata scrivevano solo falsità per poi ammettere che, effettivamente, i robotaxi erano in cantiere e sarebbero stati rivelati al mondo l’8 agosto. Data non rispettata però dall’imprenditore che dice solo la verità (e che, è noto, combatte affinché il suo social X sia la casa virtuale della verità e del libero pensiero, come dimostra la recente querelle brasiliana, risolta col ritorno della piattaforma anche nel Paese sudamericano). Ora la domanda è una sola: i robotaxi rispetteranno davvero la roadmap scandita dal patron di Tesla, X, Neuralink, xAI e SpaceX?

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