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Perché Nvidia attacca Biden per le nuove restrizioni sull’intelligenza artificiale

L'amministrazione Biden ha imposto nuovi controlli globali alle esportazioni di tecnologie per l'intelligenza artificiale, dividendo i paesi tra alleati, disallineati o avversari degli Stati Uniti. Nvidia, la più grande azienda di microchip, protesta. Tutti i dettagli.

Nvidia, la più grande azienda di microchip al mondo per capitalizzazione di mercato e la più importante sviluppatrice di processori per l’intelligenza artificiale, ha criticato le nuove restrizioni degli Stati Uniti al commercio di semiconduttori avanzati.

Una delle ultime mosse dell’amministrazione di Joe Biden è stata infatti l’imposizione di ulteriori controlli alle esportazioni di chip per l’intelligenza artificiale: la decisione impatterà principalmente su Nvidia, che da sola controlla circa l’80 per cento di questo mercato.

COME FUNZIONANO LE NUOVE RESTRIZIONI AMERICANE SUI CHIP

La misura dell’amministrazione Biden, che ha l’obiettivo primario di impedire alla Cina e alla Russia l’accesso alle tecnologie avanzate, prevede la creazione di tre gruppi di paesi sulla base del loro grado di alleanza o di allineamento con gli Stati Uniti.

I paesi e le aziende nel primo gruppo, quello più permissivo ma anche più ristretto, avranno un accesso pressoché illimitato ai microchip americani per l’intelligenza artificiale e i centri dati. I paesi nel secondo gruppo – quello di mezzo, nel quale rientrano gran parte dell’Africa, dell’America latina e del Sud-est asiatico – saranno invece soggetti a limitazioni. Le nazioni nel terzo gruppo, cioè le avversarie degli Stati Uniti come la Cina e la Russia, non potranno importare affatto i semiconduttori in questione.

L’Italia rientra nel gruppo dei paesi maggiormente allineati agli Stati Uniti.

Le aziende situate nel gruppo di mezzo potranno superare i limiti nazionali e accedere a una potenza di calcolo superiore solo se accetteranno di sottostare ai requisiti di sicurezza e agli standard sul rispetto dei diritti umani fissati dagli Stati Uniti. Questi validated end user servono a Washington per impedire alle società cinesi di ottenere le tecnologie americane attraverso degli intermediari in paesi terzi.

Attraverso queste restrizioni, dunque, gli Stati Uniti fanno leva sul loro primato tecnologico per cercare di controllare la diffusione dell’intelligenza artificiale nel mondo e garantirsi che il suo sviluppo segua i princìpi americani. In una recente lettera indirizzata alla segretaria del Commercio Gina Raimondo, i due rappresentanti (uno repubblicano e uno democratico) del Comitato sulla concorrenza strategica tra gli Stati Uniti e il Partito comunista cinese hanno scritto che Washington ha “un’occasione importante, che capita una sola volta nella vita, di fare leva sula tecnologia americana per l’intelligenza artificiale. La domanda di tecnologia statunitense è un’opportunità per far uscire sia le aziende che i paesi dall’orbita di Pechino”.

La Cina non possiede le capacità per progettare e fabbricare microchip performanti quanto quelli americani.

LA CRITICA DI NVIDIA

Questi nuovi controlli alle esportazioni pongono ulteriori limiti alle possibilità di vendita di Nvidia e delle altre aziende del settore, come Amd.

In un comunicato, Nvidia ha criticato la decisione dell’amministrazione Biden dicendo che “una norma dell’ultimo minuto che limiti le esportazioni verso la maggior parte del mondo rappresenterebbe un importante cambiamento di politica che non ridurrebbe il rischio di abusi, ma minaccerebbe la crescita economica e la leadership degli Stati Uniti. L’interesse globale per le capacità di calcolo accelerato nelle applicazioni quotidiane è una straordinaria opportunità che gli Stati Uniti possono coltivare, promuovendo l’economia e aggiungendo posti di lavoro negli Stati Uniti”.

Ned Finkle, vicepresidente degli affari governativi di Nvidia, ha aggiunto che l’imposizione di limiti alla capacità di calcolo esportabile verso alcune nazioni “colpirà i computer mainstream nei paesi in tutto il mondo, non facendo nulla per promuovere la sicurezza nazionale ma piuttosto spingendo il mondo verso tecnologie alternative”.

Nel trimestre conclusosi lo scorso settembre la Cina ha generato vendite per 5,4 miliardi di dollari e nel complesso vale il 17 per cento delle entrate di Nvidia. Due anni fa il valore era molto più alto, però: del 26 per cento.

JENSEN HUANG INCONTRERÀ DONALD TRUMP?

Secondo Finkle, questa nuova politica restrittiva non “farà altro che danneggiare l’economia statunitense, far arretrare l’America e fare il gioco degli avversari degli Stati Uniti”.

Intanto, l’amministratore delegato Jensen Huang si è mostrato interessato a incontrare Donald Trump per offrirgli il suo aiuto nella definizione di una strategia sull’intelligenza artificiale. Ad oggi Huang non si è riunito con Trump nel resort di Mar-a-Lago, a differenza di altri dirigenti dei principali gruppi tecnologici statunitensi.

COSA FARÀ LA CINA?

La Cina potrebbe rispondere agli Stati Uniti applicando a sua volta dei controlli alle esportazioni: non tanto sui semiconduttori quanto sui metalli critici (come le terre rare) oppure sulle tecnologie per la produzione di materiali per le batterie, di cui controlla le filiere.

Un paio di settimane fa il ministero del Commercio cinese ha presentato la proposta di imporre dei controlli alle esportazioni delle tecniche per il prelievo e la lavorazione del litio (come l’estrazione diretta) e per la produzione di alcune chimiche per le batterie (come i catodi al litio-ferro-fosfato o al litio-ferro-manganese-fosfato).

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