Nvidia, la più grande azienda di microchip al mondo, ha annunciato ieri i risultati del terzo trimestre dell’anno fiscale 2025. Nonostante le entrate da record – 35,1 miliardi di dollari, il 17 per cento in più rispetto al periodo precedente e il 94 per cento in più su base annua -, però, gli investitori sono rimasti un po’ delusi.
PERCHÉ GLI INVESTITORI SONO DELUSI?
L’attenzione di Wall Street è sulle previsioni, e in particolare sulla produzione e sulle consegne della nuova generazione di chip, i Blackwell. L’amministratore delegato Jensen Huang ha detto che le consegne partiranno nel trimestre attuale e che la domanda per questi componenti è “molto forte”. Ma gli investitori sono preoccupati per l’impatto che la serie Blackwell, visti i costi e le complessità di produzione, avrà sui margini di profitto della società, considerato che i risultati stimati per il quarto trimestre fiscale 2025 non rispecchiano le previsioni più ottimistiche del mercato.
Nvidia conta infatti di registrare entrate per 37,5 miliardi, dunque in aumento: si tratta di un valore superiore alla media degli analisti di settore (37,1 miliardi), ma inferiore rispetto alle proiezioni massime, che arrivano fino a 41 miliardi. A causa di questa “delusione”, le azioni di Nvidia – che dall’inizio del 2024 sono cresciute di quasi il 200 per cento, permettendole di raggiungere una capitalizzazione oltre i tremila miliardi di dollari – sono calate di circa il 4 per cento nel premarket.
L’IMPATTO DEI NUOVI MICROCHIP BLACKWELL
Il mercato si domanda se Nvidia voglia essere conservativa nelle previsioni, oppure se la sua crescita stia rallentando: ad alimentarla finora è stata l’esplosione dell’interesse per l’intelligenza artificiale (che necessita di processori dalle alte prestazioni) e dai massici acquisti delle compagnie tecnologiche. Alvin Nguyen, analista di Forrester Research, ha detto però a Bloomberg che “nel breve termine, non c’è da preoccuparsi sulla domanda di intelligenza artificiale. Nvidia sta facendo tutto quello che dovrebbe fare”.
Jacob Bourne di Earmarketer, però, ha fatto notare come rimangano degli “interrogativi circa la rampa di produzione e la concentrazione dei clienti di Blackwell”: sappiamo che Nvidia ha avuto delle difficoltà legate alla manifattura di questi chip e si pensa che per un certo periodo di tempo la loro offerta non basterà a soddisfarne la domanda.
Jensen Huang, tuttavia, ha rassicurato che la serie Blackwell è entrata “in piena produzione” e che comunque c’è ancora richiesta dei chip Hopper, la generazione precedente. È vero però che il passaggio ai Blackwell ha avuto un impatto sulla redditività di Nvidia, considerato che il margine lordo della società scenderà al 73 per cento nel quarto trimestre, rispetto al 75 per cento del terzo trimestre.
NVIDIA DEMOLISCE LA CONCORRENZA, MA…
D’altra parte, i risultati finanziari di Nvidia sono parecchio superiori a quelli della concorrenza: soltanto le entrate della divisione sui centri dati (30,8 miliardi) sono superiori alle entrate totali di Amd e Intel messe insieme.
L’unità data center ha battuto le previsioni di Wall Street, ma è sempre più dipendente da un ristretto numero di clienti: i fornitori di servizi di cloud computing come Microsoft e Amazon sono valse il 50 per cento delle entrate della divisione centri dati, rispetto al 45 per cento del trimestre precedente. Gli investitori vorrebbero vedere una minore concentrazione e una diffusione dell’intelligenza artificiale anche in altri settori economici.
A detta di Jensen Huang, “l’era dell’intelligenza artificiale è alle porte ed è ampia e diversificata”.
LE VENDITE IN CINA
In quanto fornitrice di microchip avanzati, Nvidia è soggetta ai controlli statunitensi sulle esportazioni in Cina: il governo americano vuole arrestare il progresso tecnologico – e conseguentemente industriale e militare – di Pechino impedendole di accedere ai semiconduttori e ai macchinari di chipmaking più sofisticati.
Nonostante i rischi, quello cinese si conferma un mercato importante per Nvidia (che ha sviluppato apposite versioni “depotenziate” dei suoi chip). Nel terzo trimestre dell’anno fiscale 2025 le vendite in Cina sono ammontate a 5,4 miliardi di dollari, rispetto ai 4,030 dello stesso periodo dell’anno precedente. Nei nove mesi precedenti al 27 ottobre scorso, le vendite sono state di 11,5 miliardi; nello stesso periodo del 2023 erano di 8,3 miliardi.