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Chip

Ecco gli investimenti di Intel in Israele, Polonia e Germania. E l’Italia?

Intel pianifica grandi investimenti in fabbriche di chip in Israele e in Polonia, e sembra vicina a chiudere un accordo in Germania. E l'Italia? Nisba, per ora. Ma il nostro Paese crede ancora alle promesse sussurrate dal colosso americano

 

Intel, azienda statunitense di semiconduttori, spenderà 25 miliardi di dollari per una nuova fabbrica di microchip in Israele. Stando al primo ministro Benjamin Netanyahu, che domenica ha dato l’annuncio, si tratta del più grande investimento estero nel paese di sempre.

COSA SAPPIAMO DELLA NUOVA FABBRICA DI INTEL

La fabbrica sorgerà a Kiryat Gat, una cinquantina di chilometri a sud di Tel Aviv, e aprirà nel 2027. Rimarrà in attività almeno fino al 2035 e darà lavoro a migliaia di persone, secondo il governo israeliano. Il ministero delle Finanze ha fatto sapere anche che Intel pagherà un’aliquota fiscale del 7,5 per cento, rispetto al 5 per cento attuale.

LA PRESENZA IN ISRAELE

Intel è attiva in Israele da quasi cinquant’anni ed è il soggetto privato che dà lavoro al maggior numero di persone. In un comunicato, l’azienda ha detto che le sue operazioni in Israele hanno “svolto un ruolo cruciale” nel suo successo internazionale.

Uno degli accordi più grandi tra Intel e una società israeliana è stato l’acquisto, nel 2017, di Mobileye – specializzata nello sviluppo di sistemi avanzati di assistenza alla guida – per 15 miliardi di dollari. L’anno scorso Intel ha proceduto alla quotazione di Mobileye.

LE DICHIARAZIONI

Netanyahu ha definito l’investimento di Intel “un risultato enorme per l’economia israeliana”. Intel, invece, ha fatto sapere che “la nostra intenzione di espandere la capacità produttiva in Israele è dettata dal nostro impegno a soddisfare le esigenze produttive future […] e apprezziamo il sostegno continuo del governo israeliano”, ha dichiarato.

– Leggi anche: Intelligenza artificiale, Nvidia sceglie Israele per un supercomputer

L’INVESTIMENTO IN POLONIA

Venerdì scorso Intel ha comunicato l’interesse a investire fino a 4,6 miliardi di dollari in una nuova fabbrica di assemblaggio e collaudo di semiconduttori in Polonia, vicino Breslavia. L’investimento rientra in un più ampio piano di espansione manifatturiera nell’Unione europea – espansione incoraggiata dai sussidi del Chips Act -, con stabilimenti in Germania, Francia, Italia e Irlanda.

Intel ha specificato di aver scelto la Polonia – dove opera da trent’anni, con quattromila dipendenti – per via delle sue infrastrutture, della disponibilità di talenti e della vicinanza alla fabbrica pianificata in Germania. Lo stabilimento polacco dovrebbe aprire nel 2027 e dare lavoro a duemila persone.

LE NOVITÀ PER LA GERMANIA

A proposito di Germania, l’Handelsblatt ha rivelato che Intel e il governo tedesco sono vicini a chiudere un accordo sull’aumento dei sussidi pubblici – da 6,8 a 9,9 miliardi di euro – per la fabbrica che la società intende realizzare a Magdeburgo. Sono mesi che Intel fa pressioni su Berlino per convincerla ad alzare la cifra dell’aiuto a 10 miliardi in modo da compensare l’aumento dei prezzi dell’energia e delle spese di costruzione (conseguenze della crisi energetica creata dalla Russia e della crescita dell’inflazione).

Non è chiaro a quanto ammontino i sussidi garantiti dal governo polacco per l’impianto di Breslavia.

E IN ITALIA?

Intel ha in programma l’apertura di un impianto di confezionamento di microchip in Italia, a Vigasio: un investimento dal valore stimato di 4,5 miliardi, che il governo potrebbe coprire con fondi pubblici fino al 40 per cento della somma totale.

La fabbrica polacca fa concorrenza a quella italiana? Secondo Intel, no. Come spiegato dall’azienda a Formiche.net, infatti, “l’impianto pianificato in Polonia è simile agli impianti di assembly & test che il colosso statunitense ha già aperto in altre parti del mondo”, mentre “quello discusso in Italia […] riguarda un diverso processo nell’ambito della fase di back-end della produzione”.

Intel ha aggiunto che “le interlocuzioni sono aperte per un possibile ampliamento della presenza dell’azienda in Italia e apprezziamo l’impegno del governo italiano per lo sviluppo di un ecosistema competitivo nel settore della microelettronica”.

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