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Mobileye

La startup della guida autonoma Mobileye debutta a Wall Street, ma l’Ipo non corre come le attese

La realtà israeliana in cui ha scommesso Intel debutta in Borsa con l’IPO più importante nel mercato americano da inizio 2022, anche se nei piani di Mobileye il valore atteso per lo sbarco sarebbe dovuto essere ben maggiore

Fondata a Gerusalemme nel 1999 e acquisita per circa 15,3 miliardi di dollari da Intel nel 2017, Mobileye è una delle tante startup (o ex startup) nate inseguendo il sogno della guida autonoma. Nel secondo trimestre dell’anno, chiuso il 30 giugno 2022, questa realtà innovativa da oltre 3mila dipendenti sparsi in otto Paesi ha riportato ricavi in crescita del 41%, a 460 milioni di dollari. Il sogno di poter mettere in strada auto senza piloti al momento resta tale ma c’è sempre più gente a scommettere, anche in Borsa, che sia destinato a tradursi prima o poi in realtà sebbene, come dimostrano anche le ultime azioni legali intentate contro Tesla, non stia certo dando i risultati sperati.

Comunque sia, lo sviluppo della tecnologia continua. Anzi, considerato il numero di attori (dall’Inghilterra all’America, senza dimenticare naturalmente le arrembanti realtà cinesi), è una vera e propria corsa. Poco prima di lasciare la stanza dei bottoni, il premier britannico Boris Johnson ha validato un piano con investimenti da 100 milioni di sterline (circa 118 milioni di euro), di cui 34 destinati alla ricerca e sviluppo, proprio per fare dell’isola un immenso laboratorio per la guida senza pilota. Nel Regno Unito, del resto, sono diverse le realtà impegnate nel progetto, capaci di competere perfino con le big della Silicon Valley. A iniziare da Five, la startup britannica con sei sedi e 140 collaboratori. Certo, non è facile rivaleggiare le rivali d’Oltreoceano, che hanno dietro i colossi del web come Alphabet o GM, per questo un aiuto importate a Five lo daranno i fondi della multinazionale tedesca Bosch.

Ma, intanto, oggi gli occhi di tutti sono puntati su Mobileye, che ha già tessuto partnership strategiche con Bmw, Audi, Volkswagen, Nissan, Honda e General Motors: verranno offerte 41 milioni di azioni ordinarie con un prezzo compreso tra i 18 e i 20 dollari per azione. Sul mercato dovrebbero finire azioni per un massimo del 20%, con Intel (la cui trimestrale è prevista a stretto giro) che manterrà la proprietà dell’azienda. Come ricorda il Financial Times si tratta dell’IPO più grande nel mercato americano da inizio 2022, anche se nei piani di Intel il valore atteso dell’azienda per sbarcare in Borsa sarebbe dovuto essere di 50 miliardi.

COSA FRENA MOBILEYE (E, IN GENERALE, LA GUIDA AUTONOMA)

E qui gli analisti sgomitano per dare spiegazioni: c’è chi tira in ballo la congiuntura economica, chi la guerra, chi l’inflazione generalizzata. Di sicuro, il periodo non è dei migliori, soprattutto sul fronte automotive. Tant’è che sono numerose le startup del settore che, pur promettenti, hanno deciso di rinviare a tempi migliori il loro sbarco sui mercati, alla ricerca di capitali diffusi. E poi, come ricordato in apertura, c’è pure una concorrenza molto forte e, soprattutto, la tecnologia, benché in studio da decenni, non sta dando i risultati sperati. Senza considerare che la transizione ecologica che potrebbe essere accelerata dalle scelte legislative di Washington e Bruxelles ha sparigliato le carte alle case automobilistiche, costringendole a concentrarsi, anzitutto, sullo sviluppo di soluzioni elettriche. Dulcis in fundo: senza legislatori ‘amici’, pronti cioè a dare l’ok all’arrivo sulle strade di auto senza piloti, gli sforzi rischiano di arenarsi in attesa di riforme del codice della strada.

Dal canto suo, uno dei cofounder di Mobileye, Amnon Shashua, ha spiegato che l’azienda vuole divenire partner delle case automobilistiche, offrendo loro il RoadBook, ovvero una mappa digitale di tutte le strade in America e in Europa, che le auto potranno leggere per operare senza più la presenza fissa del conducente.

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