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Germania Chip

I giochetti al rialzo di Intel con la Germania sui sussidi per la fabbrica di microchip

Intel chiede più aiuti pubblici per costruire la fabbrica di microchip in Germania, visto l'aumento dei costi. Il governo tedesco è disposto a fornire maggiori sussidi, a patto però che l'azienda accresca l'investimento. Tutti i dettagli

 

Il governo della Germania sta cercando di convincere Intel, azienda statunitense che realizza semiconduttori e circuiti integrati vari, ad aumentare il suo investimento del paese in cambio di maggiori sussidi.

COSA VUOLE INTEL

Intel ha intenzione di costruire una grande fabbrica di microchip a Magdeburgo, nella Germania orientale, con un investimento di 17 miliardi di euro: è il più grande investimento diretto estero nel paese dai tempi della Seconda guerra mondiale. Il governo tedesco sosterrà la spesa con un sussidio di 6,8 miliardi. Ma l’azienda vorrebbe che Berlino alzasse la cifra ad almeno 10 miliardi, per compensare l’aumento dei prezzi dell’energia e delle spese di costruzione (conseguenze della crisi energetica creata dalla Russia e della crescita dell’inflazione).

COSA VUOLE LA GERMANIA

Come ha rivelato il Financial Times, la Germania è disposta ad accrescere il sostegno finanziario, ma solo se Intel investirà più di quanto già annunciato. Sven Schulze, ministro dell’Economia dello stato di Sassonia-Anhalt, di cui Magdeburgo è il capoluogo, ha dichiarato che “è logico che se l’entità dell’investimento aumenta, aumenterà anche il livello della sovvenzione”.

L’azienda, tuttavia, non pare avere intenzione di impegnarsi maggiormente. Un anonimo funzionario tedesco sembra averlo capito, ma ha comunque detto al Financial Times che “abbiamo bisogno che Intel ci venga incontro a metà strada”.

LE DIFFICOLTÀ DI INTEL

Intel sta passando un momento difficile, però, e se dovesse aumentare l’investimento in Germania aggraverebbe anche la pressione finanziaria sui propri conti. Di recente la società ha fatto sapere che modererà le spese in conto capitale per il 2023, dopo essersi ritrovata costretta a ridurre i dividendi per risparmiare risorse, a seguito di un crollo delle vendite non previsto.

L’INFLUENZA DEGLI STATI UNITI

Al di là delle difficoltà interne di Intel, le trattative tra l’azienda e il governo tedesco risentono anche della situazione negli Stati Uniti, dove l’amministrazione del presidente Joe Biden ha approvato un piano di sostegno alla manifattura domestica di microchip da 52,7 miliardi di dollari (la legge, il CHIPS Act, contiene 280 miliardi in tutto) con l’obiettivo di indurre le aziende, sia nazionali che straniere, a investire in America.

Samsung, sudcoreana, sta realizzando uno stabilimento di semiconduttori da 17 miliardi di dollari in Texas. TSMC, taiwanese, ha destinato 40 miliardi di dollari per due fabbriche in Arizona. Mentre Intel ha speso circa 40 miliardi per delle strutture in Arizona e in Ohio.

La maggiore convenienza del contesto americano – tra aiuti pubblici più sostanziosi e prezzi dell’energia più bassi – potrebbe insomma spingere Intel a concentrare il grosso degli investimenti futuri negli Stati Uniti, anziché in Germania e nell’Unione europea.

– Leggi anche: Chip, Intel investe in Vietnam e rinuncia a Germania e Italia?

IL PIANO DELL’UNIONE EUROPEA PER I MICROCHIP

Anche i sussidi statali che la Germania ha provveduto a stanziare per il progetto di Intel rientrano in un piano più ampio, comunitario, di stimolo all’industria dei microchip. In maniera simile al CHIPS Act statunitense, infatti, l’European Chips Act – ancora in fase di negoziazione, però – punta a mobilitare circa 43 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati per il settore europeo dei semiconduttori.

Attraverso l’European Chips Act, Bruxelles conta di raddoppiare la sua quota produttiva di semiconduttori, che oggi vale meno del 10 per cento globale ma che vorrebbe portare al 20 per cento entro il 2030. La Germania, invece, vorrebbe ridurre la sua dipendenza dall’estero (dall’Asia, principalmente) per i microchip necessari alle automobili elettriche e ai dispositivi elettronici come gli smartphone.

INTEL NON CAMBIERÀ IDEA, PARE

Nonostante le difficoltà e l’aumento delle spese, pare che Intel non voglia rinunciare alla fabbrica di Magdeburgo: lo scorso novembre ha peraltro firmato un contratto di acquisto del terreno in cui sorgerà lo stabilimento.

Il ministero dell’Economia tedesco ha preferito non confermare al Financial Times se il governo abbia davvero chiesto all’azienda di aumentare l’investimento. Si è limitato a dire che ci sono delle discussioni con Intel per “chiudere la differenza di costo del progetto [tra la spesa prevista e quella effettiva, ndr], che è aumentato in modo significativo negli ultimi mesi” per via della crisi energetica-inflazionistica.

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