Amazon custodirà i dati per le agenzie di intelligence britanniche MI5, MI6 e GCHQ sul suo cloud.
I Servizi segreti del Regno Unito hanno assegnato un contratto con Amazon Web Services (Aws), divisione cloud del colosso statunitense, per ospitare materiale classificato. L’accordo è volto a potenziare l’uso dell’analisi dei dati e dell’intelligenza artificiale per lo spionaggio.
A riportare per primo la notizia il Financial Times.
Come sottolinea il quotidiano britannico, GCHQ (l’agenzia britannica che si occupa di spionaggio e controspionaggio) aveva sostenuto l’acquisizione di un sistema cloud ad alta sicurezza. Questo sarà utilizzato anche dai suoi servizi gemelli, MI5 e MI6. Anche altri dipartimenti governativi, come il ministero della Difesa, utilizzerebbero il sistema durante le operazioni congiunte.
L’accordo, stimato dagli esperti del settore per un valore compreso tra 500 milioni e 1 miliardo di sterline nel prossimo decennio, è stato firmato quest’anno con l’unità di servizi cloud AWS di Amazon.com, secondo il Ft, citando persone che hanno familiarità con le discussioni.
È probabile che il contratto con Amazon susciterà preoccupazioni sulla sovranità perché i dati più segreti del Regno Unito saranno ospitati da una singola società tecnologica statunitense, sottolinea il Guardian.
Ricordiamo infatti che negli Stati Uniti vige il Cloud Act che obbliga i service provider americani a comunicare alle autorità i dati che conservano, anche se questi dati sono ospitati al di fuori degli Usa.
Tutti i dettagli.
IL CONTRATTO CLOUD ASSEGNATO AD AMAZON WEB SERVICES
Secondo quanto riportato dal Ft, il nuovo contratto cloud assegnato ad Aws consentirà alle spie di condividere i dati internamente più facilmente e di utilizzare l’intelligenza artificiale per riconoscere e tradurre il parlato. Consentirà inoltre a GCHQ, MI5 e MI6 di condurre ricerche più rapide nei rispettivi database.
DATI CONSERVATI IN GRAN BRETAGNA
I dati delle agenzie saranno conservati in Gran Bretagna, nei data center di Amazon.
E L’ACCESSO AI DATI?
Secondo le fonti del quotidiano britannico, le agenzie di intelligence del Regno Unito hanno affermato che Amazon non avrà accesso ai dati, sebbene la società potrebbe essere in grado di ricavare alcune informazioni dalle abitudini di utilizzo.
Senza dimenticare che in qualità di società statunitense, Amazon deve rispettare il Cloud Act, approvato nel 2018 negli Usa, che obbliga i service provider americani a comunicare alle autorità i dati che conservano. Anche se questi dati sono ospitati al di fuori degli Usa.
I TIMORI SOLLEVATI
Immediate le reazioni alla notizia del contratto.
Gus Hosein, il direttore esecutivo di Privacy International, ha commentato al Financial Times che ci sono molte cose che il parlamento, i regolatori e il pubblico devono sapere sull’accordo.
“Si tratta dell’ennesimo preoccupante partenariato pubblico-privato, concordato in segreto”, ha affermato Hosein. “Se questo contratto andrà in porto, Amazon sarà posizionato come fornitore di cloud di riferimento per le agenzie di intelligence del mondo. Amazon deve rispondere da sola per quali servizi di sicurezza dei paesi sarebbe disposta a lavorare”.
ANCHE LA CIA SI AFFIDA AD AWS
Come ricorda il quotidiano britannico, Amazon ha ottenuto il suo primo grande contratto pubblico nel 2013, con la Cia. L’accordo da 600 milioni di dollari è stato seguito da dozzine di altri contratti militari e di sorveglianza statunitensi.
Tuttavia, Aws non è riuscita ad accaparrarsi al primo colpo il maxi contratto per il programma Jedi del Pentagono, aggiudicato da Microsoft nel 2019. Dopo la controversia legale avviata dal colosso fondato da Jeff Bezos, i funzionari del dipartimento della Difesa hanno rescisso il maxi contratto da 10 miliardi di dollari quest’estate.
Pertanto Microsoft non lavorerà (per ora) al cloud computing del Pentagono nell’ambito del progetto Jedi.
Il Pentagono ha annunciato infatti che avrebbe ricominciato da capo con un nuovo progetto.
La decisione aprirà il nuovo progetto cloud, rinominato Joint Warfighter Cloud Capability, a tutti gli offerenti qualificati, hanno affermato i funzionari del Pentagono. Oltre a Microsoft e Amazon, potrebbero partecipare anche Google, Oracle e Ibm.
PROBLEMI DI SOVRANITÀ?
Infine, tornando al contratto siglato dalle agenzie di intelligence del Regno Unito, si può affermare che Londra stia andando in controtendenza rispetto all’Ue.
Come ricorda il Ft, il governo francese quest’anno ha sostenuto la creazione di un nuovo “cloud sovrano” che verrà utilizzato dal settore pubblico del paese per gestire i dati sensibili utilizzando metodi di sicurezza approvati dal governo. Soprannominato Bleu, dovrebbe aderire al progetto Gaia-X, che mira a promuovere un’industria cloud europea in grado di competere con aziende statunitensi come Google e AWS.
E anche in Italia è partita la corsa per aggiudicarsi il partenariato pubblico-privato per la creazione del Polo Strategico Nazionale. Ovvero l’infrastruttura per la gestione in cloud di dati e applicazioni della Pubblica Amministrazione. Arrivate a inizio mese le proposte presentate dalla cordata Cdp, Leonardo, Sogei e Tim (una Newco con Tim al 45% e il fronte restante al 55%) e dal tandem Almaviva e Aruba e l’annuncio di Maximo Ibarra, nuovo amministratore delegato della società Engineering.
Inoltre, anche la Difesa italiana migrerà sul cloud. Il 4 agosto è stato pubblicato il documento programmatico pluriennale (Dpp) per la Difesa per il triennio 2021-2023. Quest’ultimo prevede l’avvio di nuovi programmi di interesse interforze e tra questi l’acquisizione di capacità per la condivisione dati basata sul concetto di Defence Cloud.