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Appaltatori Pentagono

Cloud Difesa Usa, perché Amazon, Google, Oracle e Ibm festeggiano lo stop a Microsoft

Il Pentagono ha annullato il contratto per il cloud assegnato a Microsoft e poi contestato dalla rivale Amazon. Entrambi i colossi tech parteciperanno alla nuova gara miliardaria per il cloud computing della Difesa Usa

Microsoft non lavorerà (per ora) al cloud computing del Pentagono nell’ambito del progetto Jedi (Joint Enterprise Defense Infrastructure).

Martedì i funzionari del dipartimento della Difesa hanno rescisso il maxi contratto da 10 miliardi di dollari aggiudicato da Microsoft nel 2019 annunciando che avrebbero ricominciato da capo con un nuovo progetto, riporta il Wall Street Journal.

Si mette il punto a un’iniziativa lunga un anno, impantanata in un contenzioso di Amazon.com e una raffica di obiezioni da parte del Congresso.

La decisione aprirà il nuovo progetto cloud, rinominato Joint Warfighter Cloud Capability, a tutti gli offerenti qualificati, hanno affermato i funzionari del Pentagono.

Oltre a Microsoft e Amazon, potrebbero partecipare anche Google, Oracle e Ibm.

Le azioni di Microsoft sono diminuite di circa lo 0,4% a seguito della notizia mentre le azioni di Amazon sono aumentate del 3,5%.

RESCISSO IL CONTRATTO CON MICROSOFT

Nel rescindere il contratto con Microsoft, i funzionari del Dipartimento della Difesa si sono concentrati in gran parte su ragioni tecniche, affermando che i progressi nel cloud computing e le esigenze in evoluzione del Pentagono avevano reso obsoleto lo schema di Joint Enterprise Defense Infrastructure.

LE MOTIVAZIONI DEL PENTAGONO

Il Pentagono ha spiegato in un comunicato che questo contratto “non risponde più ai suoi bisogni”, vista “l’evoluzione delle esigenze” e dei “passi avanti del settore”.

“Il panorama in evoluzione è ciò che ha guidato il nostro pensiero”, ha dichiarato  John Sherman, chief information officer ad interim del Pentagono. “JEDI era l’approccio giusto in quel momento”, ha aggiunto, ma con il cambiamento delle circostanze “siamo in un posto diverso”.

LA NUOVA GARA PER IL JOINT WARFIGHTER CLOUD CAPABILITY

Il Pentagono ha poi annunciato un nuovo contratto, denominato Joint Warfighter Cloud Capability, che sarà affidato a più di un’azienda.

Non più quindi la formula prevista nel contratto Jedi dell’unico vincitore.

Gli offerenti dovrebbero essere identificati entro ottobre, hanno detto i funzionari, con il nuovo contratto che dovrebbe essere assegnato nella primavera del 2022. Il nuovo contratto avrà una durata non superiore a cinque anni, ha affermato il Pentagono. Il suo valore non è stato determinato immediatamente, anche se i funzionari hanno affermato che varrebbe miliardi di dollari.

AMAZON DI NUOVO IN CORSA

Il dipartimento ha comunicato di avere intenzione di chiedere a Amazon e Microsoft di presentare le rispettive proposte per il contratto, aggiungendo che si tratta degli unici due fornitori di servizi cloud che possano soddisfare le necessità della Difesa. Il Pentagono ha comunque comunicato che valuterà anche altre società che eventualmente rispondano ai requisiti richiesti.

TUTTE LE GRANE SU JEDI

Già due mesi fa, i media statunitensi scrivevano che il Pentagono stava valutando la possibilità di chiudere il progetto Jedi per il cloud computing, assegnato a Microsoft, immaginando una lunga battaglia in tribunale con Amazon, che avrebbe bloccato il progetto per un lungo periodo di tempo.

Inoltre, molti deputati avevano criticato l’assegnazione del progetto a un’unica azienda, dato che è ormai preferibile, per vari motivi, l’assegnazione di progetti così ambiziosi a più società.

LA CAUSA INTENTATA DA AMAZON

Il progetto Joint Enterprise Defense Infrastructure è stato ufficialmente aperto per le offerte a luglio 2018. La gara si è subito ristretta a quattro concorrenti: Amazon, dato per favorito, Microsoft, Oracle e Ibm.

Il contratto da 10 miliardi di dollari in 10 anni, che avrebbe dovuto creare un sistema unico di servizi e gestione dei dati del Pentagono sul cloud, era stato assegnato a Microsoft nel 2019, contro le previsioni degli esperti.

Amazon ha subito fatto causa, affermando che il processo decisionale era stato contaminato da un’evidente “influenza politica”.

IL RUOLO DELL’EX PRESIDENTE TRUMP

Come ricorda Radiocor, secondo il colosso dell’e-commerce l’allora presidente Donald Trump avrebbe fatto “pressioni inappropriate” per fare in modo che Amazon non ottenesse il contratto, con l’obiettivo di “danneggiare quello che percepiva come un nemico politico, Jeff Bezos”, proprietario di Amazon e del Washington Post, giornale contro cui si è più volte scagliato Trump.

Lo scorso anno, l’ispettore generale del Pentagono aveva pubblicato un rapporto secondo cui l’assegnazione del contratto non era stata influenzata dalla Casa Bianca. Ad aprile, poi, un giudice federale aveva respinto la richiesta del Pentagono di rigettare la maggior parte delle pretese di Amazon. Pochi giorni dopo, la vicesegretaria alla Difesa, Kathleen Hicks, aveva detto che il dipartimento avrebbe rivalutato il progetto “per determinare la strada migliore da seguire”.

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