Brutte notizie dalla Francia per Donald Trump su 5G e Huawei. E non solo dalla Francia.
E in Italia? Nulla, ancora, è stato deciso. Il Copasir ha stilato una relazione “trumpiana” (votata all’unanimità) su 5G chiedendo di fatto al governo di bandire Huawei e Zte ma nell’esecutivo e nella maggioranza giallo-rossa le posizioni sono frastagliate (qui l’approfondimento di Start).
Intanto dagli Usa arriva un nuovo allarme: Huawei può spiare le reti da oltre un decennio.
Ecco una mappa aggiornata delle decisioni (alcune ancora in cantiere) degli Stati europei e non solo.
LE ACCUSE A STELLE E STRISCE
In questi giorni, gli Usa incalzano ancora contro Huawei. In un’inchiesta due giorni fa del Wall Street Journal che si basa su alcuni indiscrezioni di personale governativo di alcuni Stati alleati, si sostiene infatti che la società cinese di Shenzen da decenni può accedere di nascosto alle reti degli operatori telefonici attraverso backdoor progettate ad uso esclusivo delle forze dell’ordine. Le backdoor, ovvero le porte di servizio alle reti, sono obbligatorei per legge in diversi paesi, Usa inclusi. Ai costruttori è notificato anche l’obbligo di assicurare di non essere in grado di accedervi. Huawei non avrebbe rispettato tale obbligo e, secondo le accuse, si collegherebbe alle proprie apparecchiature senza che nemmeno gli operatori se ne rendano conto. Ma non sono state fornite prove. E Huawei ha commentato: “Le accuse statunitensi rivolte a Huawei di usare intercettazioni legali non sono altro che una cortina fumogena, non seguono alcuna logica accettata nel settore della cyber security. Huawei non ha mai e mai avrà accesso segretamente alle reti di telecomunicazioni, né ha la possibilità di farlo”.
LE PAROLE DI BRUNO LE MAIRE
Le nuove accuse, però, non hanno sortito alcun effetto a Parigi. La Francia, infatti, ha deciso di non mettere al bando Huawei, seppur potrebbe escludere le aziende cinesi dalla realizzazione della parte core.
“Non vi è alcuna discriminazione nei confronti di Huawei “, ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze Bruno Le Maire a BFM TV. “No, Huawei non sarà escluso dal 5G in Francia”, ha dichiarato, aggiungendo che “se Huawei ha migliori offerte da presentare dal punto di vista tecnico, dal punto di vista dei costi, potrà avere accesso alla 5G in Francia”.
“Lo Stato francese prenderà precauzioni per proteggere gli interessi sovrani”, ha assicurato Le Maire, specificando che se ci saranno delle “installazioni critiche, delle installazioni militari, delle zone nucleari a prossimità” verranno messe “un certo numero di restrizioni” e come “comprensibile” si darà “la priorità a un operatore europeo” come Nokia o Ericsson.
HUAWEI, FRANCIA PARTNER STRATEGICO
La decisione non stupisce affatto. La società cinese investe molto in Francia, dove è presente da da diciassette. Qui Huawei registra oltre 50 brevetti all’anno e collabora con oltre 300 aziende francesi, ma, soprattutto, gestisce metà delle reti 4G di SFR e Bouygues Telecom.
QUANTO COSTA ALLA FRANCIA ESCLUDERE HUAWEI
Rinunciare ad Huawei, dunque, poteva costare caro a Parigi, come ha sottolineato in una intervista a Les Echos Linda Han, vicepresidente per gli affari pubblici di Huawei in Francia.
“SFR e Bouygues Telecom sono i nostri due partner più importanti nel settore delle telecomunicazioni. Ma abbiamo anche stretto collaborazioni con 300 aziende tricolore, tra cui PSA, sulle auto connesse, e STMicroelectronics, che ci fornisce i chip. In totale, l’anno scorso, Huawei ha speso 1 miliardo di dollari per acquisti di prodotti e servizi francesi e questa cifra, si prevede, debba aumentare ulteriormente negli anni a venire. L’esclusione di Huawei dal 5G, lo sanno i professionisti, danneggerebbe gli interessi dell’intera industria francese, degli operatori di telecomunicazioni e dei consumatori francesi. Ciò penalizzerebbe la crescita e l’innovazione”, ha detto Linda Han.
ORANGE DICE ADDIO ALLE CINESI?
In Francia Donal Trump può gioire grazie a Orange, la più grande azienda di telecomunicazioni francese: l’azienda ha deciso negli scorsi giorni che realizzerà le sue nuove reti 5G in Francia grazie ad attrezzature Ericsson e Nokia. L’operatore francese, comunque, non ha escluso a priori i fornitori extra Ue in altri paesi dove è attiva.
LA SCELTA DI VODAFONE
A trumpeggiare, a metà, su Huawei è anche Vodafone, che ha detto che rimuoverà le apparecchiature cinesi dalla sua core network in tutta Europa. Ad annunciarlo è stato il ceo Nick Read, specificando che “il procedimento di rimozione richiederà cinque anni, data la complessità delle operazioni, e costerà circa 200 milioni di euro” (qui l’approfondimento di Start).
LA DECISIONE DI JOHNSON SU HUAWEI
L’annuncio di Vodafone ricalca di fatto quello del governo Britannico, che ha deciso di non escludere Huawei dalla corsa al 5G, riservandogli però un accesso limitato alla rete. Il governo britannico, lo scorso 28 gennaio, ha deciso di permettere a Huawei di avere un ruolo limitato: i fornitori “ad alto rischio” saranno esclusi da “parti sostanziali sensibili di 5G e dalle reti a capacità gigabyte”; ci sarà un limite del 35% all’accesso di fornitori a parti non sensibili delle reti. I fornitori ad alto rischio sono quelli che “pongono rischi alla sicurezza e al funzionamento delle reti tlc britanniche”. In sostanza, nel Regno Unito Huawei potrà essere autorizzato alle forniture partecipando alle infrastrutture non strategiche.
I RAPPORTI TRA HUAWEI E REGNO UNITO
Intanto Huawei corteggia Londra ed entra nelle università Britanniche. La società di Shenzen sta finanziando alla London School of Economics un progetto di tre anni per studiare la leadership del gruppo cinese nello sviluppo delle reti di quinta generazione. Sul piatto la cinese avrebbe messo 105mila sterline (circa 125mila euro). E l’analista Alessandro Aresu ha approfondito in questo articolo i legami tra il colosso cinese e il Regno Unito.
CANADA STUDIA SOLUZIONE INGLESE
Una soluzione come quella britannica potrebbe anche essere adottata dal Canada. Secondo quanto affermato dal ministro dell’Innovazione canadese Navdeep Bains, il Paese del Nord America potrebbe escludere Huawei dalle parti core della rete, dando libero accesso alla società cinese per la realizzazione delle sole parti edge (come le antenne). Ad appoggiare questa idea è la Communications Security Establishment (CSE), ovvero l’agenzia di crittografia nazionale.
I SUBBUGLI CANADESI SU HUAWEI
Diverso il pensiero del Canadian Security Intelligence Service (CSIS), il principale servizio di intelligence canadese, e dei militari, come scrive il quotidiano The Globe and Mail, che vorrebbero una completa esclusione di Huawei dalla corsa canadese al 5G, anche in nome dell’amicizia (economica e non solo) con gli Usa. C’è dunque subbuglio tra Servizi, militari e aziende di tlc in Canada sul tema (qui l’articolo di Marco Dell’Aguzzo su Start).
COME SI DISCUTE IN GERMANIA
Intanto, Huawei gongola a Berlino, dove Telefonica Deutschland ha scelto proprio la società cinese e la finlandese Nokia per realizzare la rete wireless 5G, sulla scia della posizione (attuale) del Governo di Angela Merkel, che è quella di non voler escludere Huawei.
Non mancano comunque le tensioni sulla questione in Germania: parte del governo non è d’accordo e ha minacciato un emendamento alle leggi sulla sicurezza delle telecomunicazioni della nazione che escluderebbe effettivamente il venditore cinese (qui e qui gli ultimi approfondimenti di Start sulla situazione in Germania).
IL COPASIR, IL GOVERNO ED ERICSSON
Non c’è ancora una posizione ufficiale dell’Italia. Il Copasir, ovvero il Comitato parlamentare per la sicurezza nazionale, ha presentato una relazione in cui espone tutti i rischi dell’adozione delle apparecchiature 5G a marchio Huawei, ma governo e maggioranza M5S-Pd sono divisi sulla questione. Mentre Ericsson ha in corso un forcing candidandosi a praticare prezzi alla Huawei per scalzare il concorrente cinese (qui le indiscrezioni di Start).
GLI AUSPICI DI VOLPI (LEGA E COPASIR)
Fa pressing per una decisione a stretto giro Raffaele Volpi (Lega), presidente del Copasir, che ieri alla Luiss ha detto: “Un Paese non può cambiare alleanza a ogni cambio di governo, Dobbiamo rimanere assolutamente euroatlantici. Su 5G e F35 discutiamo, ma decidiamo da che parte stare”. Una chiara indicazione di stampo “trumpiano”. All’attenzione del Copasir anche le mosse di Tim (qui informazioni e indiscrezioni di Start)