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TIMbrasile Gubitosi

Ecco come si muove Tim fra Huawei, Ericsson e Nokia su 5G e non solo

Fatti e indiscrezioni su Tim e Huawei dopo il forcing trumpiano in atto in Italia dopo la relazione del Copasir presieduto da Volpi (Lega) e la posizione del ministro della Difesa, Guerini (Pd)

Forcing diplomatico e istituzionale su Tim nel dossier Huawei-5G e non solo. Ecco le ultime novità.

Intervistato da La Stampa al termine di una due giorni che lo ha visto incontrare l’omologo Mark Esper e Jared Kushner, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Pd) ha così commentato i moniti del governo americano sui rischi di una rete 5G in mano ad aziende cinesi: “Anche in relazione alle conclusioni che il Copasir ha offerto a Parlamento e governo – ha detto Guerini – deve essere adottato un principio di cautela che ponga la sicurezza prima di ogni valutazione economica”.

Non è la prima volta che il ministro dem accende i riflettori sulla sicurezza della banda ultra-larga, ha sottolineato Formiche che ha apprezzato l’approccio del ministro della Difesa: “Quando a dicembre il Copasir ha pubblicato il rapporto conclusivo di un’indagine annuale che invitava il governo a escludere aziende come Huawei o Zte dalla costruzione della rete, Guerini è stato tra i primi a rispondere all’appello, spiegando che il monito “non può essere ignorato”.

Eppure sulla relazione finale del Copasir presieduto da Raffaele Volpi (Lega) sul 5G – pur approvata all’unanimità – sia il Pd sia il Movimento 5 Stelle sono divisi (qui l’approfondimento di Start).

Il forcing sulla scia del Copasir arriva ormai in maniera diretta sulle aziende, come testimonia questo post su Facebook di Marco Mayer, docente alla Link University su posizioni anti Huawei ed ex consigliere in materia cyber dell’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti (Pd): “La Difesa ha acceso i rifletti sul 5G. Tim ne terrà conto?”, ha scritto Mayer sulla scia dell’intervista di Guerini.

E in effetti Nato, Cia, ambasciata americana a Roma e Dis scrutano le mosse del gruppo Tim presieduto da Salvatore Rossi e guidato dall’amministratore delegato, Luigi Gubitosi.

La gara di Tim per la RAN (Radio Access Network) non è ancora ufficialmente chiusa. Ma è noto l’esito agli addetti ai lavori, secondo le indiscrezioni raccolte da Start Magazine in ambienti aziendali: Nokia esclusa, ok invece per Ericsson e Huawei.

Le aree attualmente coperte da stazioni radio base (BTS, Base Transceiver Station) Nokia vengono assegnate (in quota parte) ai 2 vendor vincitori, che sono già attualmente fornitori di rete di accesso mobile (RAN).

Quindi – secondo la ricostruzione di Start – è questa la situazione in Tim:

Ericsson: già presente in Piemonte, Val D’Aosta, Lombardia, Liguria, Toscana, Lazio, Campania si vede assegnate anche Emilia-Romagna, Marche, Umbria.

Huawei: già presente in Sardegna, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia si vede assegnate anche Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia, Veneto.

Nelle regioni ex-Nokia (Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Umbria) occorrerà quindi procedere – dicono fonti al corrente del dossier – a uno swap di apparati RAN esistenti con altri del vendor vincitore (Ericsson e Huawei). La programmazione operativa delle attività è in corso, e il “go” è questione di settimane per completarlo.

A Padova, nei giorni scorsi, è stato effettuato primo swap di un sito da Nokia a Huawei: esito positivo e sito attivo.

Lo swap sarà completo in toto quando verranno sostituiti completamente (in un arco temporale in definizione, probabilmente sui 18 mesi) gli apparati Nokia 2G, 3G, 4G (GSM, UMTS, LTE).

Nelle aree per cui è prevista attivazione nel 2020 di nodi 5G NR (“New Radio”) a 3700MHz, si procederà (salvo eccezioni limitate per motivi tecnico/operativi) allo swap e contestuale installazione degli apparati 5G.

Ma quali sono i motivi del ritardo nella assegnazione ufficiale della gara RAN? Risponde un esperto che chiede l’anonimato: “Al di là della necessità di definire alcuni dettagli operativi con riflessi economici, sono probabilmente da ritrovare nella delicatezza “politica” della designazione sul 5G del vendor Huawei, e nella attesa della chiusura della analoga gara RAN in casa Vodafone”.

Infatti anche per l’accordo Vodafone-Tim per lo sharing della rete di accesso mobile, anche a livello di condivisione di apparato (MORAN, Multi-Operator Radio Access Network) è in sostanza necessario avere una coincidenza di fornitori di rete mobile sulle aree comuni fra i due operatori.

A causa di ciò, stando all’esito (seppur non ufficiale) della gara Tim, si potrebbe avere – secondo indiscrezioni non confermate ufficialmente – una esclusione di Nokia anche dalla rete Vodafone (attualmente presente nelle regioni Piemonte, Val D’Aosta, Lombardia, Liguria, Toscana, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia, Veneto; nelle restanti il vendor è Huawei).

Qualche sintomo della débâcle italiana (ma con riflessi globali) di Nokia si potrebbe intravedere – secondo analisti del settore – nei cambi al vertice della Market Unit Italia/Mediterraneo e (forse) anche nelle notizie a livello di riduzioni di personale in Finlandia.

Ambienti Nato in Italia, Dis e ambasciata Usa in Italia sono al lavoro per sollecitare istituzioni e aziende in Italia a seguire le indicazioni di stampo trumpiano del Copasir. Secondo le indiscrezioni di Start che circolano nel Nord Est, un punto rilevante è quello delle reazioni delle autorità militari e politiche Usa alla constatazione che a breve le loro 27 fra basi e installazioni situate in Triveneto (Aviano, Camp Ederle ecc) “inizieranno ad essere gradualmente coperte dal segnale radiomobile Tim (2/3/4/5G) servito da BTS Huawei, a seguito del progressivo swap dei circa 3000 siti esistenti”, spiega un tecnico del settore (qui le tutte le indiscrezioni in questo articolo di Start Magazine).

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