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Che cosa medita Amazon contro Trump sul contratto cloud del Pentagono vinto da Microsoft

Microsoft si è aggiudicata il maxi contratto cloud del Pentagono ma Amazon, dato fino all'ultimo per favorito, potrebbe contestare la decisione soprattutto dopo l'intervento del presidente Trump

 

Alla fine Trump ci ha messo lo zampino. Venerdì scorso il Pentagono ha annunciato che Microsoft ha vinto il contratto di cloud computing Jedi. Il programma consentirà alla società di gestire gran parte dei dati e delle comunicazioni del dipartimento della difesa. Microsoft ha battuto dunque Amazon aggiudicandosi il maxi contratto da 10 miliardi di dollari. Secondo Reuters, già questa settimana il colosso tecnologico fondato da Jeff Bezos potrebbe però contestare l’assegnazione del progetto Jedi a Microsoft. Soprattutto alla luce dei ripetuti attacchi del presidente degli Stati Uniti contro Amazon.

IL CONTRATTO JEDI

Per oltre un anno, il processo di aggiudicazione del contratto per il progetto Jedi (Joint Enterprise Defense Infrastructure), ha scatenato un’accesa competizione tra Amazon, Microsoft, Oracle e Ibm (con Google che si è auto escluso prima della scadenza del termine per la domanda di gara).  Ad aprile sono rimasti in lizza soltanto Amazon e Microsoft.

UN PROGRAMMA CONTROVERSO

Fin da subito è diventato uno dei programmi tecnologici più controversi del Pentagono, con azioni legali, diverse indagini e, più recentemente, l’interesse di Trump per quello che normalmente è un’assegnazione di contratto pubblico. Il vincitore doveva essere comunicato entro la fine dell’estate ma a fine luglio il tycoon ha comunicato che si sarebbe occupato della commessa alla luce delle numerose lamentale sul contratto e Amazon.

DATO PER FAVORITO IL COLOSSO DI SEATTLE

Amazon Web Services è stato a lungo considerato il leader nella fornitura di servizi di cloud computing. Il progetto Jedi prevede che il vincitore del contratto possa essere uno soltanto che rispetti tutti i requisiti e possieda le certificazioni richieste per gestire anche dati Top Secret. Dal momento che Aws fornisce già tali servizi alla Central Intelligence Agency per 600 milioni di dollari, molti lo consideravano anche il favorito per vincere il contratto del Dipartimento della Difesa.

LE ACCUSE DI ORACLE

Nel frattempo, una delle aziende in gara, Oracle, è stata eliminata dalla procedura di assegnazione nell’aprile 2018. Tuttavia, lo scorso dicembre la società ha depositato una causa presso la Court of Federal Claims degli Stati Uniti accusando la gara viziata da conflitti di interessi e requisiti ingiusti. L’azienda si è opposta alla decisione del Pentagono di assegnare il contatto a una singola azienda, piuttosto che suddividerlo tra diversi fornitori, sostenendo che tale scelta avrebbe favorito Amazon Web Services, l’unità del gruppo Amazon leader nel settore cloud. Non solo, Oracle ha anche denunciato un possibile conflitto di interesse rispetto all’assunzione da parte di Aws di due ex dipendenti del Dipartimento della Difesa coinvolti nel processo di procurement di Jedi.

L’INTERVENTO DI TRUMP

Nonostante l’azienda californiana abbia perso il suo appello a luglio, Trump non ha perso tempo. Il numero uno della Casa Bianca ha sollecitato una revisione dell’ultimo minuto da parte del segretario alla Difesa Mark Esper, facendo slittare ancora l’assegnazione. Fino all’annuncio di venerdì della vittoria di Microsoft.

IL DISAPPUNTO DI AMAZON

La notizia non è andata giù al colosso di Seattle. Amazon ha dichiarato infatti: “Siamo sorpresi di questa conclusione. Amazon Web Services è il chiaro leader nel cloud computing e una valutazione dettagliata puramente sulle offerte comparative porta chiaramente a una conclusione diversa”. Parole che lasciano presagire che la questione non sia finita qui. Secondo Reuters, la società di Bezos sta prendendo in considerazione opzioni per protestare contro il contratto.

LE RIVELAZIONI DELL’EX COLLABORATORE DI MATTIS

Nel frattempo il Washington Post — di proprietà di Bezos — ha rivelato questa settimana che un nuovo libro di un ex membro dello staff del Pentagono afferma che Trump volesse “rovinare” Amazon eliminandolo dal contratto Jedi. Né il Pentagono né la Casa Bianca hanno commentato tale rapporto.

TRA BEZOS E TRUMP, UNA QUERELLE FINITA

Al di là del libro, il fuoco incrociato tra Trump e Bezos non è una novità. Il presidente degli Stati Uniti è particolarmente sensibile quando si tratta del colosso tecnologico di Jeff Bezos. Tra i due non corre infatti buon sangue. Lo scorso dicembre, The Donald ha accusato Amazon di truffare il servizio postale sulle tariffe di consegna. Inoltre, l’inquilino della Casa Bianca non spreca mai occasione per “gridare” Fake News su Twitter dopo che il Washington Post, pubblica attacchi al Presidente o alla sua amministrazione.

LE POSSIBILI MOSSE DI AMAZON

Al momento però Amazon non ha risposto alle richieste di commento sui suoi passi successivi. Sempre per Reuters, al colosso tecnologico di Bezos non restano che due opzioni. Amazon potrebbe presentare un reclamo al Government Accountability Office (GAO) degli Stati Uniti, un ramo legislativo del governo che offre servizi di auditing. Oppure potrebbe rivolgersi al tribunale statunitense per le controversie federali, incaricato di gestire i reclami contro il governo degli Stati Uniti, relativi a offerte e contratti pubblici. Infine, una terza opzione — quella più improbabile — è la presentazione di una protesta al Dipartimento della Difesa.

 

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