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Legge Ambiente Ue

Cosa (non) ha deciso l’Ue contro il caro-energia

Tassa sugli extraprofitti dei produttori rinnovabili e fossili, ma anche riduzione dei consumi elettrici nelle ore di picco. Scetticismo sul price cap europeo al gas (chiesto da Italia e Francia ma osteggiato dalla Germania). Tutti i dettagli.

 

I ministri dell’Energia degli stati membri dell’Unione europea, riunitisi a Bruxelles, hanno raggiunto oggi un accordo su un pacchetto di misure per contenere il rincaro dei prezzi dell’energia, che sta spingendo in alto l’inflazione e facendo temere per una recessione economica.

Le misure approvate sono quelle proposte dalla Commissione settimane fa: una tassa sui cosiddetti extraprofitti delle società che producono energia da combustibili fossili, un’altra tassa sulle entrate dei produttori elettrici da fonti rinnovabili e l’obbligo di riduzione dei consumi elettrici del 5 per cento durante le ore di picco.

– Leggi anche: Chi e perché condanna Commissione Ue e Germania sulle mosse energetiche

LA TASSA SUI PRODUTTORI ELETTRICI DA RINNOVABILI

Il sistema elettrico europeo funziona secondo un “ordine di merito”. Significa che la priorità di vendita dell’energia elettrica spetta a quegli impianti che hanno i costi marginali più bassi: vale a dire, nella pratica, agli impianti rinnovabili, visto che l’energia solare ed eolica non ha prezzo. Seguono le centrali nucleari e infine quelle alimentate a combustibili fossili.

Il prezzo dell’elettricità, però, è determinato per tutti – a prescindere dalla fonte utilizzata – dall’ultimo impianto preso in considerazione per soddisfare la domanda energetica: quell’impianto, seguendo l’ordine di merito, è praticamente sempre una centrale a gas. Di conseguenza, i prezzi dell’elettricità e del gas sono strettamente legati. Il sistema favorisce i produttori rinnovabili, che hanno costi marginali praticamente nulli, non dovendo acquistare alcun tipo di combustibile per i loro impianti.

L’Unione europea, dunque, ha deciso di fissare – fino a marzo prossimo – un limite di 180 euro al megawattora alle entrate dei produttori rinnovabili o nucleari derivate dalla vendita della loro elettricità sul mercato.

Ai governi nazionali spetterà la responsabilità di reinvestire il denaro raccolto attraverso questa tassa – 117 miliardi di euro in tutto, stando alle stime della Commissione – in misure di contenimento dei prezzi dell’energia: abbassare le bollette, ad esempio, oppure offrire incentivi economici a chi consuma di meno.

La misura non sarà obbligatoria per Malta e Cipro, non essendo ancora pienamente collegate alla rete elettrica comunitaria.

LA TASSA SUI PRODUTTORI DA FONTI FOSSILI

I paesi membri dell’Unione hanno inoltre deciso di imporre una tassa temporanea del 33 per cento sugli extraprofitti registrati dalle società di combustibili fossili (petrolio, gas, carbone) grazie all’aumento dei prezzi degli idrocarburi. Vengono definiti extraprofitti quelli superiori del 20 per cento rispetto alla media dei profitti tassabili di una società degli ultimi quattro anni.

In Italia una tassa di questo tipo è già in vigore.

LA RIDUZIONE DEI CONSUMI ELETTRICI

I paesi europei hanno anche deciso di istituire un obbligo di riduzione dei consumi elettrici da dicembre a marzo, in modo da garantire all’Unione quantità sufficienti di combustibile nei mesi invernali. Ad oggi, le scorte di gas sono piene all’88 per cento in media.

I consumi elettrici andranno ridotti del 5 per cento nelle ore di “picco”, quando cioè la domanda è più alta. Ai governi nazionali spetterà la definizione di misure specifiche per il raggiungimento del target.

E IL TETTO AL PREZZO DEL GAS?

Un gruppo di quindici paesi europei – tra cui l’Italia – sta facendo pressioni sulla Commissione europea per l’imposizione di un tetto al prezzo (price cap) del gas importato. Altri – come la Germania, il più grande acquirente europeo – si oppongono: sostengono che una misura del genere finirebbe per lasciare il continente senza combustibile, perché i venditori si rivolgerebbero ad altri acquirenti disposti a pagare di più.

– Leggi anche: Energia, ecco il bazooka sovranista della Germania di Scholz

Neanche la Commissione europea è favorevole a un price cap così esteso. Potrebbe però fissare un tetto esclusivamente al gas russo (anche se le forniture provenienti da Mosca sono ad oggi scarsissime), o al solo gas impiegato nella generazione elettrica.

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