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Tutte le sberle di Draghi alle rinnovabili

Intervenuto al Meeting di Rimini, Draghi ha detto che non ha più senso legare i prezzi di elettricità e gas, e che gli operatori rinnovabili "hanno conseguito i profitti più alti". Ecco come funziona il meccanismo di prezzo e quali sono le alternative.

 

Nel suo intervento al Meeting di Rimini, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha anticipato che la Commissione europea sta lavorando all’introduzione di un tetto al prezzo del gas e al disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas naturale.

La prima proposta verrà “presentata al prossimo Consiglio europeo”, ha detto.

– Leggi anche: Tutti i problemi della proposta di Draghi sul tetto al prezzo del gas

IL LEGAME ELETTRICITÀ-GAS “NON HA PIÙ SENSO”

Quanto alla seconda, ha spiegato che il “legame che c’è tra il costo dell’energia elettrica prodotta con le rinnovabili, e quindi acqua, sole, vento, e il prezzo massimo del gas ogni giorno è un legame che non ha più senso. I produttori di energia rinnovabili in un mondo dominato dalla produzione di gas potevano aver bisogno di essere sussidiati e lo sono stati, e lo sono molto anche oggi”.

“Ma oggi”, sostiene, “non ha più senso che il prezzo dell’energia elettrica sia legato al prezzo massimo del gas e i produttori di energia rinnovabili sono quelli che oggi hanno conseguito i profitti più alti”.

GLI EXTRAPROFITTI DELLE RINNOVABILI

Il decreto legge dello scorso gennaio stabilisce che “gli operatori che stanno producendo energia senza sopportare gli effetti dell’eccezionale aumento del prezzo dell’energia”, ossia gli operatori rinnovabili, “versino una differenza calcolata tenendo conto di prezzi equi ante-crisi”.

“A partire dal 1° febbraio 2022 e fino al 31 dicembre 2022”, si legge, “sull’energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici di potenza superiore a 20 kW che beneficiano di tariffe fisse derivanti dal meccanismo del Conto Energia, non dipendenti dai prezzi di mercato, nonché sull’energia elettrica prodotta da impianti alimentati da fonte idroelettrica, geotermoelettrica ed eolica che non accedono a meccanismi di incentivazione tariffaria per differenza, è applicato un meccanismo di compensazione a due vie sul prezzo dell’energia affidato al GSE, il Gestore dei Servizi Energetici”.

LE REGOLE DEL PREZZO DELL’ENERGIA ELETTRICA

In un articolo pubblicato su lavoce.info, l’economista Carlo Stagnaro ha spiegato che “oggi, negli stati membri dell’Unione europea, vige la regola del system marginal price (Smp). In pratica, per ogni ora del giorno viene costruita una curva di offerta ordinando gli impianti di produzione in ragione crescente dei loro costi marginali (principalmente: il combustibile). Il prezzo di equilibrio riflette i costi marginali dell’ultima centrale che deve entrare in esercizio per soddisfare la domanda e che, nella maggior parte dei casi, è alimentata a gas”.

Quel prezzo, prosegue Stagnaro, “si applica a tutte le offerte accettate in quella fascia oraria, ragion per cui il sistema è noto anche come pay as clear o uniform price. In tal modo, mentre l’impianto marginale copre i suoi costi di esercizio, tutti gli altri ottengono ricavi superiori ai rispettivi costi marginali di breve termine. Attraverso la cosiddetta rendita inframarginale recuperano i costi fissi”.

“Le fonti rinnovabili, quali eolico, fotovoltaico e idroelettrico, hanno costi marginali praticamente nulli”, scrive l’economista, “e anche quelli del nucleare sono molto bassi. Viceversa, tutte queste fonti hanno alti costi di investimento. Per una centrale a gas il rapporto tra costi di investimenti e costi di esercizio è del 25-75 circa; per le rinnovabili è l’opposto”.

“Ne segue che, più aumenta la quota di energia elettrica verde, più si allarga la forbice tra i costi marginali e quelli medi del sistema. Gli aumenti del prezzo del gas amplificano il fenomeno”, conclude Stagnaro.

L’ALTERNATIVA

L’economista dell’Istituto Bruno Leoni esperto di energia scrive che, in alternativa al system marginal price si potrebbe ricorrere ai meccanismi pay as bid, “che prevedono la corresponsione – per ciascuna unità di energia prodotta – di una cifra pari al valore effettivamente richiesto in sede di formulazione delle offerte”. In sede europea, il passaggio al pay as bid è spinto soprattutto dalla Spagna, con l’appoggio di Italia, Francia, Grecia e Romania.

PRO E CONTRO DEL SYSTEM MARGINAL PRICE

Il system marginal price ha due vantaggi, spiega Stagnaro: il primo è che “induce gli operatori a ‘rivelare’ i proprio reali costi marginali; l’altro è che “garantisce agli impianti a bassi costi marginali e alti costi fissi”, ossia quelli rinnovabili, “che potranno recuperare l’investimento attraverso le rendite inframarginali”.

D’altra parte, il system marginal price può favorire l’abuso di potere di mercato: “se un operatore sa che, in una certa ora, un suo impianto potrebbe essere marginale, ha interesse a non metterlo a disposizione (capacity withholding) rendendo quindi necessaria la chiamata di una centrale più costosa e facendo lievitare i prezzi”.

LE CARATTERISTICHE DEL PAY AS BID

In un regime di pay as bid nessuno può determinare da solo il prezzo dell’intero sistema perché “ognuno, con le sue strategie di offerta, stabilisce il prezzo in corrispondenza del quale è disponibile a produrre, ma non influenza la remunerazione dei concorrenti”. Il pay as bid, poi, spinge gli operatori a rivelare i loro costi di riserva: si tratta di quei costi al di sotto dei quali non sono disposti a mettere in funzione l’impianto.

Tuttavia, un operatore energetico che abbia alti costi fissi e bassi costi variabili potrebbe comunque piegare il meccanismo a suo vantaggio, offrendo un costo marginali vicino allo 0 per vedersi accettata la sua offerta. Nei giorni successivi proverà a indovinare il prezzo di mercato, posizionandosi leggermente al di sotto.

PERCHÉ BISOGNA RIPENSARE IL SISTEMA

Secondo Stagnaro bisogna chiedersi “se le ragioni che hanno indotto a preferire il Smp restano ancora valide in un contesto radicalmente mutato, dove il prezzo marginale dipende sempre più da impianti (a gas) con caratteristiche per nulla rappresentative della gran parte del parco di generazione (fatto soprattutto di rinnovabili)”.

Inoltre, “l’intermittenza delle rinnovabili rende fondamentale il mercato dei servizi di dispacciamento, che è disciplinato dalla regola del pay as bid“, nota l’economista, che pensa che il system marginal price non sia un sistema adeguato “alle nuove forme dei mercati elettrici”.

– Leggi anche: Eni, Enel, A2a, Edison. Funziona la tassa draghiana sugli extraprofitti?

COME SI FORMA IL PREZZO ALL’INGROSSO DELL’ENERGIA ELETTRICA

In un altro articolo per Il Foglio, sempre Stagnaro scriveva che “i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica sul mercato del giorno prima (la principale sessione di mercato) seguono la regola del costo marginale: in ogni ora della giornata, gli impianti di produzione vengono ordinati in ragione crescente dei loro costi variabili (cioè prevalentemente dei costi del combustibile) fino a intercettare la curva di domanda. Il prezzo di equilibrio dipende dall’impianto più costoso necessario a soddisfare la domanda in un dato momento: cioè, appunto, il costo marginale del sistema”.

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