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Bassa Sassonia

Energia, ecco il bazooka sovranista della Germania di Scholz

Cosa c'è nello scudo del governo tedesco da 200 miliardi contro il caro-energia e come hanno reagito le imprese (come Uniper). Tutti i dettagli nell'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino

Un finanziamento fino a 200 miliardi di euro al Fondo di stabilizzazione economica (WSF) con il compito di frenare la pressione al rialzo dei prezzi del gas. È la misura annunciata dal cancelliere Olaf Scholz in una conferenza stampa con i ministri dell’Economia Robert Habeck e delle Finanze Christian Lindner ieri a Berlino. Uno “scudo difensivo” come lo ha definito il cancelliere, che contemporaneamente mette in soffitta la sovratassa sul gas che doveva entrare in vigore il 1° ottobre con l’obiettivo di salvare le aziende fornitrici come Uniper, finite nei guai per il blocco delle forniture russe.

L’emergenza è pari a quella della pandemia, ma il governo di centrosinistra tedesco reagisce diversamente da quanto fece Angela Merkel, che sulla vicenda dei vaccini scelse la via europea. Mentre oggi a Bruxelles i ministri dell’Energia dei 27 Paesi dell’Ue si riuniscono per partorire, forse, un price cap annacquato, chissà probabilmente solo sul gas russo, comunque lontano dalla misura sostenuta da mesi da Mario Draghi, Scholz sceglie la via del price cap nazionale. Almeno come mossa anticipata.

Sulla proposta europea c’è infatti da registrare un ultimo intervento “aperturista” del ministro delle Finanze Lindner, ieri sera in un talk show sulla Zdf. “Se l’Europa nel suo complesso dice: importeremo solo con questo sovrapprezzo, questo avrà un effetto frenante direttamente per noi sui mercati mondiali”. Affinché questo funzioni sul mercato mondiale, ha aggiunto Lindner, il prezzo deve essere “sensibilmente superiore al prezzo del gas liquefatto in Asia, in modo che le petroliere che viaggiano verso di noi non girino verso l’Asia”. Da liberale, il ministro è dell’idea che si debbano lasciar funzionare che i mercati senza ostacoli, “oppure che si debba entrare nei mercati in modo molto duro e coerente”. Quel che non servono sono le misure intermedie, ha concluso Lindner. “O ci si fida del mercato, oppure si verifica una situazione eccezionale e si interviene con tutta la forza dello Stato”. Se questa posizione maturerà posizioni più decisamente favorevoli di Berlino sul price cap europeo si vedrà oggi a Bruzelles e nei prossimi giorni.

Intanto la Germania segue la strada nazionale e affida fino a 200 miliardi di euro, una cifra enorme pari al 5% del Pil tedesco, al Fondo che ha gestito le fasi economicamente più drammatiche della crisi pandemica. Il WSF, creato nel marzo 2020 e mantenuto operativamente attivo fino allo scorso giugno, riceve così nuova linfa mentre le prospettive dell’economia si fanno sempre più cupe, la recessione è alle porte e l’inflazione (spettro psicologicamente devastante per i tedeschi che richiama sempre le fosche memorie di Weimar) viaggia al 10%, +2,1% rispetto ad agosto, come ha reso noto proprio ieri l’Ufficio federale di statistica (10,9% secondo l’indice armonizzato con gli altri Paesi Ue).

Un bazooka finanziario, per utilizzare parole che lo stesso Scholz, allora in qualità di ministro delle Finanze, pronunciò ai tempi del pacchetto di aiuti economici alle imprese durante il Covid, che servirà a sollevare le tasche di famiglie e imprese dal caro bollette (da qui l’abolizione della sovratassa, che aveva questo scopo), a compensare direttamente i fornitori di energia dissanguati dai rincari dei prezzi del gas sui mercati e a ridurre di fatto la distanza tra questi alti prezzi di mercato e i costi che i clienti finali si ritrovano sulle bollette.

I dettagli tecnici dell’operazione non sono stati illustrati, i tre principali esponenti politici del governo (Habeck e Lindner sono vice cancellieri) hanno illustrato solo i principi e le motivazioni. Sul piano operativo, il pacchetto da 200 miliardi di euro dovrà essere approvato entro quattro settimane dai due rami del parlamento, il Bundestag e il Bundesrat, la camera dei Länder. In una sessione speciale della commissione bilancio del Bundestag, il governo ha annunciato ieri sera come data di approvazione definitiva da parte del Bundesrat la sessione del 28 ottobre: un mese esatto da oggi.

Nel presentare i contorni dello “scudo”, il cancelliere (collegato a distanza rispetto alla sala in cui si svolgeva la conferenza stampa perché contagiato dal Covid) ha usato parole di guerra: “La Russia prosegue l’aggressione all’Ucraina e ora utilizza le forniture energetiche come arma di guerra”, ha esordito, “dopo gli attacchi ai gasdotti Nord Stream nessun gas arriva più da Mosca. Siamo preparati a questa situazione, riceviamo forniture da altri paesi, ma questo non impedirà l’aumento dei prezzi del gas che oggi diventano la priorità del governo”.

Scholz ha descritto il previsto sostegno statale per l’approvvigionamento energetico e il tetto ai prezzi come un “doppio colpo”, ricordando anche in questo caso la sua stessa dichiarazione sugli aiuti di Stato fatta in occasione della crisi del Covid, secondo cui si trattava di uscire dalla crisi con il botto. “Si potrebbe dire che questo è un doppio colpo”, ha detto Scholz, “si tratta di ridurre i prezzi dell’energia in modo rapido e visibile a tutti”.

Sulla stessa linea i suoi vice. Robert Habeck ha parlato di “un enorme forza finanziaria” che viene in aiuto di cittadini e imprese. “La guerra militare rischia di diventare una guerra economica”, ha proseguito il ministro dell’Economia, aggiungendo che l’impegno del Fondo di stabilizzazione si propone come misura non burocratica, veloce e potente per il volume finanziario impegnato.

E di “guerra energetica”, ha parlato anche Lindner, paventando un attacco al benessere e alla prosperità dei paesi occidentali: “È una risposta diretta a Putin, noi siamo economicamente forti e mobilitiamo questa forza quando è necessario”.

Dal versante delle imprese arriva anche la presa di posizione di Uniper, l’azienda in procinto di essere nazionalizzata al 99% con un esborso da parte dello Stato che andrà in parte anche a compensare le quote e i finanziamenti della sua controllata finlandese Fortum. Uniper faceva affidamento sulla sovratassa sul gas, un’idea di Habeck che non piaceva neppure agli alleati di governo, e che ora non ci sarà più. L’azienda di Düsseldorf  Uniper ora preme sui tempi e si aspetta ora un aiuto rapido da parte del governo. “Affinché la fornitura di gas continui ad essere garantita, è necessario sostenere i costi per l’approvvigionamento sostitutivo del gas. Il governo federale ha assicurato che gli importatori di gas riceveranno ora un sostegno diretto e personalizzato a questo scopo”, ha dichiarato un portavoce di Uniper.

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