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Copasir Difesa Europea

Gas per l’Italia: addio Russia, avanti con l’Iran?

I suggerimenti del Parlamento tramite il Copasir sull'Iran hanno destato interesse e scalpore. Ecco le prime reazioni.

 

Nella sua Relazione sulle conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina nell’ambito della sicurezza energetica, pubblicata ieri, il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha dedicato qualche riga all’Iran. Che, nel contesto di un distacco dell’Italia dalle importazioni di gas russo, oggi maggioritarie, potrebbe “tornare ad essere un partner di primo piano, tenuto conto dell’ampiezza dei giacimenti di gas di cui è ricco il proprio territorio”, è scritto nella relazione del Comitato.

COSA SCRIVE IL COPASIR SULL’IRAN

“L’Italia”, si legge nel documento, “potrebbe sfruttare le ottime relazioni commerciali con questo Paese”, ossia l’Iran, “che potrebbe costituire un ulteriore sbocco alternativo per il reperimento del gas in sostituzione di quello russo. Teheran, peraltro, ha espresso il proposito di costruire una flotta di metaniere e navi con la finalità di sviluppare una propria industria del GNL [gas liquefatto, ndr] e quindi anche questa prospettiva potrebbe rappresentare un’opportunità per il mercato italiano”.

“Peraltro”, prosegue il Copasir nella sua relazione, “ciò ripristinerebbe un rapporto che in passato è già stato sperimentato atteso che fino ai primi anni Duemila – quando si sono inasprite le sanzioni internazionali – l’Iran contribuiva in modo significativo alle linee di approvvigionamento di gas per l’Italia”.

Il Comitato scrive anche che la guerra in Ucraina “ha fornito una nuova spinta per la ripresa degli accordi sul nucleare tra gli Stati Uniti e l’Iran che, sebbene osteggiati da Israele e da alcuni Paesi arabi, potrebbero dare luogo a nuovi equilibri nella partita energetica”.

IL CONTESTO, IN BREVE

L’attenzione riservata dal Copasir all’Iran desta curiosità, perché pare che il governo, nel piano per il distacco dagli idrocarburi russi, voglia evitare di sottovalutare ancora la politica estera: così almeno disse il presidente del Consiglio Mario Draghi durante un’interrogazione alla Camera dei deputati, il mese scorso.

L’Iran è attualmente sotto sanzioni, principalmente statunitensi; anche l’Unione europea ha imposto delle restrizioni nei confronti del paese per via delle violazioni dei diritti umani commesse. Ci sono poi dei (complessi) negoziati in corso per riattivare l’accordo sul nucleare del 2015: gli Stati Uniti si sono ritirati nel 2017; in risposta, l’Iran ha iniziato a violarne i termini sull’arricchimento dell’uranio, un passo necessario alla costruzione della bomba atomica.

L’IRAN PUÒ ESSERE UN FORNITORE DI GAS?

L’Iran, effettivamente, possiede grandi riserve di gas naturale. Su Twitter però Annalisa Perteghella, analista presso il think tank Ecco e già research fellow all’Ispi, specializzata in questioni mediorientali, ha spiegato che “la produzione di gas iraniana va quasi interamente a soddisfare la domanda interna, sul breve-medio periodo è difficile” che possa proporsi come fornitore all’Italia. “Anche a livello infrastrutturale è complesso”, ha aggiunto.

Sempre su Twitter Jacopo Scita, fellow presso la Durham University’s School of Government and International Affairs, sintetizza così: “Al volo, su ruolo dell’Iran come fornitore alternativo: Potrebbe? Si, potenzialmente. Può ora? Direi no. Potrà? Difficile”. Riconosce però che il Copasir “dice una cosa vera” sull’esistenza di buoni rapporti tra Roma e Teheran.

Secondo Scita, dunque, “le attuali condizioni politiche e tecniche, nonché l’alto livello di incertezza futura, ne limitano fortemente il reale potenziale sostitutivo”.

Sulla possibilità di un rapido ripristino dell’accordo sul nucleare (il Copasir parla di una “nuova spinta per la ripresa), l’analista dice: “non pretendo di avere fonti migliori degli 007 italiani e sarei felice se davvero ci fosse un impulso positivo per un ritorno al JCPOA, ma questo passaggio mi sembra, alla meglio, wishful thinking“.

IL TWEET DI ESPOSITO, GIA’ VICEPRESIDENTE DEL COPASIR

Commentando l’analisi sull’Iran contenuta nella relazione del Copasir, Giuseppe Esposito – che è stato, come parlamentare di centrodestra, vicepresidente del Comitato dal 2013 al 2018ha pubblicato sul suo profilo uno screenshot di un articolo di Repubblica intitolato: Copasir, gli affari dell’azienda di Urso che prosperava solo con l’Iran.

Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia, è l’attuale presidente del Copasir, dal giugno 2021.

LE DIATRIBE LEGA-FRATELLI D’ITALIA

A maggio dell’anno scorso Matteo Salvini dichiarò – mentre si parlava di sostituire il presidente leghista del Comitato, Raffaele Volpi, con un esponente di Fratelli d’Italia dopo la nascita del governo Draghi – che “la Lega non darà mai il suo consenso a qualcuno che ha amicizia con un regime come quello iraniano che vorrebbe cancellare Israele” (i rapporti tra Tel Aviv e Teheran sono ostili). Aggiunse che “il Comitato deve essere guidato da qualcuno al di sopra da ogni sospetto e lontano da certe amicizie”.

I relatori dell’ultima relazione sulla sicurezza energetica del Copasir sono stati il senatore Paolo Arrigoni e la deputata Federica Dieni. Dieni appartiene al Movimento 5 Stelle, mentre Arrigoni è membro della Lega; fa parte, inoltre, della tredicesima commissione permanente del Senato (Territorio, ambiente, beni ambientali), che si occupa anche di energia.

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