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La Cina ha davvero bisogno del gas russo?

La Russia ha annunciato nuovi accordi di compravendita di gas con la Cina. Ma Pechino non sarà una "nuova Europa" per Mosca. Ecco perché.

Durante la sua visita in Uzbekistan, il vice-primo ministro russo Alexander Novak ha detto che la Russia e la Cina firmeranno presto degli accordi di compravendita per “50 miliardi di metri cubi di gas” all’anno attraverso il gasdotto Forza della Siberia 2 (o Power of Siberia 2), ancora in fase di realizzazione.

TUTTI I NUMERI DI FORZA DELLA SIBERIA 2

Lungo 2600 chilometri e passante per la Mongolia, si stima che Forza della Siberia 2 possa entrare in funzione tra otto anni, nel 2030. La tubatura commercializza le riserve della Siberia occidentale, le stesse che giungono in Europa. La quantità massima di gas che riuscirà a trasportare annualmente ammonterà a 50 miliardi di metri cubi, leggermente inferiore alla capacità della principale condotta russa con l’Europa, il Nord Stream 1 (55 miliardi di metri cubi).

LA CINA SOSTITUIRÀ L’EUROPA, DICE NOVAK

Intervistato dall’emittente televisiva russa Rossiya-1, Novak ha dichiarato che Forza della Siberia 2 sostituirà il Nord Stream 1, peraltro inattivo dall’inizio di settembre. Nei piani del Cremlino, dunque, il mercato cinese permetterà di compensare la perdita di quello europeo – finora il più importante, per Mosca – dopo l’invasione dell’Ucraina.

Il ministro ha aggiunto che nel 2022 le esportazioni gasifere russe verso l’Unione europea diminuiranno “di circa 50 miliardi di metri cubi”; quelle verso la Cina attraverso Forza della Siberia 1 – operativo dal 2019, ma attinge a giacimenti diversi da quelli destinati alla vendita in Europa -, invece, cresceranno di 20 miliardi di metri cubi all’anno.

LA ROTTA DELL’ESTREMO EST

Mosca e Pechino hanno inoltre trovato un accordo per costruire nuove infrastrutture per il trasporto di gas dall’estremo oriente russo alla Cina settentrionale, per una capacità ulteriore di 10 miliardi di metri cubi.

LA CINA HA DAVVERO BISOGNO DEL GAS RUSSO?

La società gasifera russa Gazprom già vende gas alla Cina attraverso Forza della Siberia 1, sulla base di un contratto trentennale da 400 miliardi di dollari stipulato alla fine del 2019. Quest’anno dovrebbe fornire a Pechino 16 miliardi di metri cubi, fino al raggiungimento della piena capacità di 38 miliardi di metri cubi nel 2025; nel 2021, prima dell’inizio della guerra, la Russia ha venduto all’Unione europea 155 miliardi di metri cubi di gas.

I 10 miliardi di metri cubi che dovranno giungere nel nordest della Cina (nella provincia dello Heilongjiang, più nello specifico) attraverso una nuova tubatura marittima che partirà dall’isola russa di Sakhalin, nell’estremo est del paese, lo faranno non prima del 2026, o giù di lì.

– Leggi anche: Sarà la Cina a comprare tutto il gas della Russia?

Al di là dei tempi e dei prezzi di vendita – Pechino ne ha strappati di più bassi -, difficilmente la Cina si trasformerà in una “nuova Europa” per la Russia. Per l’Unione europea, la Russia era – prima del distacco forzato dall’invasione, almeno – una sorgente indispensabile di gas. Ma non lo è per la Cina, che possiede tanti fornitori alternativi: il Turkmenistan e il Kazakistan via tubature; il Qatar e gli Stati Uniti via metaniere.

Oltre agli accordi con Mosca, Pechino sta infatti negoziando un nuovo gasdotto con il Turkmenistan per l’importazione di 25 miliardi di metri cubi di gas all’anno per trent’anni: si chiama Central Asia-China Gas Pipeline D, passante per il Tagikistan e il Kirghizistan. La Cina possiede inoltre accordi di lungo termine con il Qatar e gli Stati Uniti per le forniture di gas liquefatto (GNL): 42 milioni di tonnellate all’anno, che per la maggior parte cominceranno ad arrivare entro cinque anni. Forza della Siberia 2 non sarà operativo prima di otto.

– Leggi anche: Russia e Cina si gasano, ma fino a che punto?

LE PROSPETTIVE PER LA RUSSIA

Le esportazioni via gasdotto verso la Cina rappresentano una piccola parte del totale russo (210 miliardi di metri cubi nel 2021), e non aumenteranno in maniera significativa prima di otto anni almeno.

Quanto al gas liquefatto, di cui Pechino ha effettivamente aumentato gli acquisti dai giacimenti orientali russi, le prospettive future non sono molto positive per Mosca. Per aumentare la produzione e di conseguenza le vendite, infatti, il paese avrà bisogno delle tecnologie e dei servizi stranieri.

Le navi rompighiaccio necessarie per operare nelle acque artiche sono fornite dalla Corea del sud, che però ha sanzionato la Russia. E anche qualora i russi dovessero riuscire a estrarre il gas, non potranno trasportarlo senza prima liquefarlo: ma le tecnologie che lo consentono sono occidentali, e le compagnie petrolifere come Shell hanno abbandonato i progetti a cui partecipavano.

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