skip to Main Content

Batterie

La legge europea per le batterie sostenibili è fuffa green?

L'Unione europea vuole garantire la "sostenibilità" delle batterie con una legge ad hoc, ma chi controllerà i controllori? Questi dispositivi hanno bisogno di metalli estratti e lavorati in paesi dove sono permesse pratiche vietate in Europa. Tutti i dettagli.

 

Ad agosto l’Unione europea ha approvato una nuova legge, la Batteries Regulation, per garantire una filiera delle batterie sostenibile, ossia rispettosa dell’ambiente. Le batterie sono indispensabili per la transizione ecologica perché permettono sia di alimentare i veicoli elettrici, che dovranno abbattere il consumo di combustibili fossili per la mobilità, sia di immagazzinare il surplus energetico prodotto dalle fonti rinnovabili, che dovranno ridurre la centralità degli impianti a gas o a carbone nella generazione elettrica.

IL PROBLEMA DEI METALLI PER LE BATTERIE

Le batterie, però, sono composte da materiali come il litio, il nichel, il cobalto e la grafite che devono essere estratti e raffinati; l’estrazione e la lavorazione di questi minerali critici può essere un’attività molto impattante sia sul paesaggio che sul clima. Inoltre, l’Unione europea è quasi completamente dipendente dall’estero per la fornitura dei materiali per le batterie, con picchi superiori al 90 per cento per il manganese, la grafite e il litio.

LA TRANSIZIONE ENERGETICA RISCHIA DI NON ESSERE ECOLOGICA

La Cina è il paese nettamente dominante nella raffinazione dei minerali critici, mentre l’Indonesia è di gran lunga (vale quasi la metà del totale globale) il maggiore produttore di nichel. Il rischio, dunque, è che la transizione ecologica possa mettere l’Unione in una situazione di dipendenza commerciale-tecnologica dall’estero.

La transizione, inoltre, potrebbe non essere nemmeno così “ecologica” per via delle pratiche industriali adottate dai paesi asiatici; pratiche che spesso non sarebbero permesse in Europa. Ad esempio – scriveva Bloomberg -, in Indonesia alcuni stabilimenti possono buttare nell’oceano gli scarti della lavorazione del nichel: un vantaggio in termini di costi, ma un danno per l’ambiente.

IL SERVIZIO DI REPORT

Il 19 novembre Report ha dedicato un servizio proprio al tema della “sostenibilità” della filiera delle batterie che l’Unione europea vorrebbe garantire ma che spesso si scontra con le pratiche industriali inquinanti consentite ad esempio in Indonesia (l’oggetto del servizio).

Il servizio contiene un’intervista all’europarlamentare Achille Variati, del Partito democratico, sul regolamento europeo per le batterie. A certificare l’assenza di pratiche inquinanti o lesive dei diritti umani lungo la filiera di questi dispositivi “ci dovrà essere un’autorità indipendente” e slegata da rapporti economici con gli utilizzatori finali, come le case automobilistiche, spiega Variati.

“La Commissione dovrà dare […] dei criteri molto precisi”, ha detto, “e mi auguro che se tu hai prodotto le materie prime critiche in modo sporco, tu non potresti dover commercializzare le tue batterie in Europa”. Come fa notare l’intervistatore, Variati utilizza il condizionale nel suo ragionamento; l’eurodeputato ammette che ci sono “forti interessi che si contrappongono a questo regolamento”. Ma è oggettivamente difficile, per le società europee, creare filiere per le batterie pienamente rispettose della sostenibilità ambientale e sociale, vista l’assenza di una grande industria comunitaria e visto il market share di nazioni come l’Indonesia e la Cina. Esistono iniziative di supply chain alternative localizzate in paesi occidentali – dunque più affini sul lato politico e regolatorio – come gli Stati Uniti e l’Australia, ma si tratta di progetti ancora in germe.

COSA PREVEDE IL REGOLAMENTO EUROPEO PER LE BATTERIE

La Batteries Regulation dell’Unione europea vuole garantire che le batterie abbiano “un’impronta di carbonio ridotta” e che utilizzino “un numero minimo di sostanze nocive” come il mercurio e il piombo.

“Per aiutare i consumatori a prendere decisioni informate su quali batterie acquistare, saranno forniti dati chiave su un’etichetta”, spiega la Commissione europea. “Un codice QR consentirà di accedere a un passaporto digitale con informazioni dettagliate su ciascuna batteria, che aiuterà i consumatori e soprattutto i professionisti lungo la catena del valore nei loro sforzi” di attenzione alla sostenibilità.

La legge impone alle aziende di “identificare, prevenire e affrontare i rischi sociali e ambientali legati all’approvvigionamento, alla lavorazione e al commercio di materie prime come il litio, il cobalto, il nichel e la grafite naturale contenute nelle loro batterie. Il previsto massiccio aumento della domanda di batterie nell’UE non dovrebbe contribuire a un incremento di tali rischi ambientali e sociali” come la deforestazione, lo sversamento di sostanze nocive nei bacini d’acqua e il lavoro forzato.

Le aziende soggette alla Regulation dovranno dunque (tra le altre cose) identificare gli anelli critici sotto il profilo della sostenibilità nelle loro catene di fornitura e sottoporre i loro materiali per le batterie alla verifica di un soggetto terzo. Questo soggetto dovrà essere indipendente sia dall’azienda di cui dovrà verificare i materiali, sia da qualsiasi sviluppatore, produttore e distributore del materiale in questione.

LE CRITICHE DEI COSTRUTTORI EUROPEI DI AUTOMOBILI

L’ACEA, l’associazione dei costruttori europei di automobili presieduta da Luca de Meo (l’amministratore delegato di Renault), ha rivolto alcune critiche alla Batteries Regulation.

Riferendosi alle difficoltà di approvvigionamento di minerali critici da paesi affini all’Europa, l’ACEA scrive che se le autorità europee “vogliono rendere le batterie europee le più sostenibili al mondo, devono anche garantire alle industrie dell’UE un accesso sicuro e affidabile alle materie prime di cui hanno bisogno per alimentare la transizione verde”. Le disposizioni e i tempi di attuazione del regolamento devono pertanto essere affiancate da “condizioni abilitanti credibili”, secondo l’associazione.

Back To Top