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Batterie

Cosa cambierà dopo i controlli della Cina sull’export di grafite?

Da dicembre la Cina limiterà le esportazioni di grafite, un minerale critico per le batterie di cui è la maggiore produttrice. Per il momento, comunque, il mercato non dà segnali di allarme. Anzi, le aziende australiane schizzano in Borsa. Tutti i dettagli.

Venerdì scorso il ministero del Commercio della Cina ha annunciato delle limitazioni alle esportazioni di grafite, di cui il paese è nettamente il maggiore raffinatore al mondo, con una quota del 70 per cento circa del totale globale. La grafite è un minerale critico per la transizione ecologica perché viene utilizzato in pressoché tutti gli anodi (gli elettrodi negativi) delle batterie che alimentano le automobili elettriche o che stoccano l’energia dei parchi eolici e solari.

LA CINA LIMITERÀ LE ESPORTAZIONI DI GRAFITE DAL 1 DICEMBRE

A partire dal 1 dicembre prossimo, le esportazioni di grafite naturale e artificiale saranno soggette a controllo: le aziende che vorranno vendere questi materiali all’estero dovranno ottenere dei permessi specifici dalle autorità.

Le restrizioni, giustificate con la tutela della sicurezza nazionale, hanno sorpreso gli analisti di settore, che non si aspettavano una mossa del genere da parte di Pechino.

RITORSIONE POLITICA?

Le restrizioni sulla grafite sono tuttavia simili, nella forma, a quelle che il governo cinese ha già imposto – dall’agosto scorso – alle esportazioni di gallio e germanio, due metalli utilizzati nella manifattura di microchip di cui la Cina è la maggiore produttrice al mondo. Inoltre, sia l’Unione europea che gli Stati Uniti hanno introdotto, o potrebbero introdurre prossimamente, delle limitazioni commerciali verso la Cina: Washington ha ristretto ulteriormente la compravendita di microchip (NVIDIA non potrà più vendere in Cina nemmeno certi modelli “depotenziati”, oltre a quelli più avanzati); Bruxelles ha avviato un’indagine anti-sussidi sui veicoli elettrici cinesi che potrebbe portare all’imposizione di dazi.

LA MOTIVAZIONE UFFICIALE

Pechino, insomma, potrebbe aver deciso di rispondere a queste azioni con un taglio alla grafite. Ufficialmente, però, i controlli alle esportazioni sono finalizzati a “garantire la sicurezza e la stabilità della catena di approvvigionamento globale e della filiera industriale, e favorire una migliore salvaguardia della sicurezza e degli interessi nazionali”. Anche gli Stati Uniti hanno presentato delle ragioni di sicurezza nazionale per giustificare le restrizioni al commercio di semiconduttori verso la Cina.

Il ministero cinese del Commercio ha specificato che le limitazioni non sono dirette verso un paese specifico. I principali acquirenti di grafite dalla Cina sono il Giappone, gli Stati Uniti, l’India e la Corea del sud, tutte nazioni con le quali Pechino intrattiene rapporti complicati.

IN COSA CONSISTONO LE RESTRIZIONI ALLA GRAFITE

Nello specifico, le nuovi restrizioni obbligheranno le aziende a richiedere alle autorità cinesi dei permessi per l’esportazione di due tipologie di grafite: la grafite sintetica ad alta purezza e la grafite naturale in scaglie.

La Cina ha momentaneamente rimosso i controlli su cinque tipologie di materiali di grafite ritenuti poco sensibili: si utilizzano nella metallurgia, nella siderurgia e nella chimica.

LE CONSEGUENZE

Non è chiaro quale sarà l’impatto di breve termine dell’annuncio cinese. Anche perché, come ha detto a Reuters Ivan Lam di Counterpoint Research, “questo controllo non è un divieto completo, e durante il precedente controllo temporaneo non c’è stato un impatto significativo su nessun settore”.

Dall’inizio dell’anno, i prezzi della grafite naturale in scaglie in Cina sono calati del 25,5 per cento per via della minore domanda da parte dell’industria automobilistica, stando ai dati di Mysteel. “Questa azione”, ha detto Tom Kavanagh di Argus, riferendosi ai controlli all’esportazione, “potrebbe farli salire [i prezzi della grafite, ndr] a livello internazionale, mantenendo al contempo bassi i prezzi interni per i produttori cinesi di batterie”. La Cina è già il maggiore paese produttore di batterie per i veicoli elettrici: vale il 66 per cento della produzione globale di celle di batterie.

Valutare l’impatto concreto delle restrizioni è difficile anche perché è probabile che le esportazioni di grafite dalla Cina all’estero (in particolare al Giappone, alla Corea del sud e agli Stati Uniti, dove hanno sede importanti società automobilistiche) aumenteranno nei prossimi mesi, prima dell’entrata in vigore dei controlli il 1 dicembre. Le società cinesi del settore hanno bisogno di esportare.

Negli ultimi anni la Cina ha ridotto le estrazioni minerarie di grafite naturale per ragioni di tutela ambientale. Nel contempo, dal 2021 ha aumentato la produzione di grafite sintetica – si ottiene utilizzando un sottoprodotto della raffinazione petrolifera -, che oggi vale il 70 per cento dell’output cinese di grafite.

COSA FARANNO GLI STATI UNITI

Attualmente, un terzo della grafite consumata negli Stati Uniti è di provenienza cinese. È probabile che la mossa di Pechino andrà a rafforzare ancora di più la convinzione americana di rinvigorire le proprie industrie legate alla transizione energetica (non solo estrazione e raffinazione di metalli critici, ma anche manifattura di pannelli solari e batterie, ad esempio), in modo da ridurre la dipendenza dalla rivale asiatica.

L’azienda Graphex vuole aprire un impianto di lavorazione della grafite in Michigan entro la fine del 2024, con l’obiettivo di fornire alle case automobilistiche statunitensi almeno 10.000 tonnellate del minerale. Una di queste case, Tesla, ha già firmato accordi di fornitura della materia prima con Syrah Resources e Magnis Energy Technologies.

CHI FESTEGGIA

L’annuncio delle restrizioni cinesi ha fruttato a Syrah Resources – che è australiana e gestisce l’importante miniera di grafite di Balama, in Mozambico – una crescita del 40 per cento del titolo in borsa. Novonix, un’altra società australiana di grafite (sintetica), ha guadagnato il 22 per cento.

COSA FARÀ L’EUROPA

In Europa, la startup norvegese Vianode avvierà la produzione di grafite sintetica nel 2024, con l’obiettivo di raggiungere la piena capacità entro il 2030 e rifornire all’incirca due milioni di veicoli elettrici. La produzione di grafite sintetica ha però costi elevati, e le aziende cinesi sono in vantaggio nell’economia di scala.

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