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Giordania

Enel, Northvolt, Iberdrola e non solo: tutte le aziende europee che puntano agli Usa grazie all’Ira di Biden

Yara, tra i massimi produttori al mondo di fertilizzanti, lancia l'allarme: i sussidi dell'Ira e i bassi prezzi dell'energia rendono più conveniente investire negli Stati Uniti che in Europa. E così Enel, Northvolt e Iberdrola danno priorità all'America

 

“Da una prospettiva di business, ha molto più senso espandersi negli Stati Uniti, e questo è quello che sta accadendo in generale”. Sono parole di Svein Tore Holsether, l’amministratore delegato della società norvegese Yara, una delle più grandi produttrici di fertilizzanti al mondo.

L’Europa, ha detto a Reuters, non sta fornendo alle aziende come la sua abbastanza incentivi per adeguare i loro processi alla transizione ecologica, abbandonando progressivamente i combustibili fossili. Gli Stati Uniti, al contrario, hanno approvato una legge da 369 miliardi di dollari – l’Inflation Reduction Act – che prevede incentivi generosi per le energie pulite e per la manifattura nazionale di veicoli elettrici e pannelli solari, tra le altre cose.

GLI STATI UNITI HANNO LA CAROTA, L’EUROPA IL BASTONE

Il confronto con Washington, dice Holsether, comporta per gli europei il rischio “di perdere sia la nostra capacità di decarbonizzazione, sia alcune delle industrie più importanti”, che si trasferiranno oltreoceano per approfittare del contesto più favorevole, che non si limita ai sussidi. “Gli Stati Uniti si presentano con una carota e con l’energia a basso costo, mentre noi”, aggiunge, “abbiamo un bastone e l’energia costosa”.

La combinazione di aiuti pubblici e basso prezzo dell’energia, che permette di tenere bassi i costi di produzione, ha spinto effettivamente molte aziende europee a dare priorità agli investimenti negli Stati Uniti.

L’ESEMPIO DI IBERDROLA

La società elettrica spagnola Iberdrola, una delle più grandi al mondo, ha portato la sua quota di investimenti negli Stati Uniti a circa la metà circa del totale, rispetto alla quota del 23 per cento riservata all’Europa.

L’amministratore delegato Ignacio Galán ha dichiarato che gli Stati Uniti sono un posto molto più conveniente in cui investire. Ad esempio, l’Inflation Reduction Act offre un sostegno di circa 100 miliardi di dollari per la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili (“idrogeno verde”, in gergo), contro i 5 miliardi di euro messi da Bruxelles.

I PIANI DI NORTHVOLT

Northvolt, azienda svedese che realizza batterie, viene considerata uno degli asset industriali più importanti per l’Europa, che si è data l’obiettivo di creare una filiera interna per questi componenti strategici in modo da ridurre la dipendenza dall’estero (e in particolare dalla Cina).

Da piccola startup focalizzata sul Vecchio continente – tra i suoi sostenitori ci sono Volkswagen e BMW -, però, adesso Northvolt ha intenzione di puntare soprattutto sugli Stati Uniti per la sua crescita: grazie all’Inflation Reduction Act potrebbe infatti ricevere 600-800 milioni di dollari in sussidi per l’apertura di una fabbrica di batterie in territorio americano; in Germania, per fare un paragone, gli aiuti si fermano a 155 milioni di euro.

COSA HA DETTO AIRBUS

Guillaume Faury, amministratore delegato della società aerospaziale europea Airbus, ha dichiarato che l’Inflation Reduction Act incoraggerà gli investimenti negli Stati Uniti, a spese dell’Europa. E che la legge permetterà sì di accelerare il processo di decarbonizzazione, ma rischia anche di creare “squilibri e iniquità” tra Washington e Bruxelles. Ha fatto sapere che i fornitori europei di Airbus hanno cominciato a trasferire le loro attività sul suolo americano per via degli alti prezzi dell’energia sul Vecchio continente. E pensa che l’Unione europea debba definire presto un programma di agevolazioni fiscali e di semplificazioni normative per mantenere una presenza industriale entro i suoi confini.

– Leggi anche: Cosa c’è nel piano anti-Biden di Macron per il “made in Europe”

ENEL INVESTE NEGLI STATI UNITI, MA NON DIMENTICA L’EUROPA

L’Inflation Reduction Act è stato determinante anche per Enel, che sta pianificando la costruzione di una grossa fabbrica di celle e pannelli solari negli Stati Uniti: avrà una capacità produttiva iniziale di 3 gigawatt, da portare a 6 GW, e richiederà un investimento di circa 1 miliardo di dollari che trasformerà la società romana in uno degli attori più importanti dell’industria fotovoltaica americana.

Enel non ha tuttavia dimenticato l’Europa, perché ha investito 600 milioni di euro per espandere di quindici volte la capacità produttiva della sua fabbrica di pannelli solari a Catania. Una volta terminati i lavori – il progetto ha ottenuto 188 milioni di euro di fondi europei -, quello siciliano sarà il più grande stabilimento manifatturiero d’Europa di moduli fotovoltaici bifacciali, più efficienti di quelli convenzionali perché producono una maggiore quantità di energia a parità di superficie occupata.

L’ALLARME DI ARCELORMITTAL

“Se non pareggeremo l’Inflation Reduction Act in Europa, sarà molto difficile per gli industriali, per gli imprenditori e per gli investitori continuare a costruire l’infrastruttura industriale… deve esserci una risposta”. Lo ha detto al Forum economico mondiale di Davos Aditya Mittal, amministratore delegato del colosso siderurgico lussemburghese ArcelorMittal, che da mesi fatica a produrre nel Vecchio continente per via del caro-energia. Di recente il gruppo ha annunciato la volontà di ridurre l’output in due stabilimenti tedeschi.

Il settore dell’acciaio – e più in generale l’intera industria pesante energivora – sta affrontando una riconversione “verde” complicata dagli alti costi e dalla mancata disponibilità di tecnologie affermate per la decarbonizzazione. L’Inflation Reduction Act di Biden prevede però degli aiuti alla generazione di idrogeno dalle rinnovabili, impiegabile nelle acciaierie al posto dei combustibili fossili.

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