skip to Main Content

Università Telematiche

Ecco come il Sole incensa Università Mercatorum, Pegaso e San Raffaele

Il Sole 24 Ore (rientrato nel mercato della formazione al fianco di Multiversity) incensa le novità a sfondo IA del Gruppo dietro a Università Mercatorum, Pegaso e San Raffaele di Roma. Intanto si muove United, l'associazione delle università telematiche, chiedendo di sedersi a quei tavoli ministeriali che stanno decidendo del loro futuro

Nell’ultimo periodo il mondo delle università telematiche è risultato particolarmente attivo. Di più. In subbuglio e in fermento. Il motivo è presto detto: la pandemia ha dimostrato a tutti, alunni, professori e naturalmente imprenditori, che c’è un modo più conveniente di studiare rispetto a quello classico, frontale, de visu direbbero i colti: quello mediato da uno schermo del PC. Le famiglie degli alunni risparmiano tutti gli esorbitanti costi della vita da fuorisede (concomitante la questione del caro affitti nelle città universitarie, soprattutto a Milano e la protesta degli studenti in tenda…), i professori risparmiano il tempo degli spostamenti tra una sede e l’altra, che spesso si trovano pure in città differenti (tempo che sarà da loro utilmente reinvestito per la preparazione di pubblicazioni, conferenze…) e gli imprenditori, ovvero coloro che gestiscono il business, risparmiano tutti i costi derivanti dal mantenere una università fisica: manutenzione degli ambienti, affitti delle sedi distaccate, personale, pulizia, utenze, sicurezza, ecc…

UNA TORTA GRANDE COME UNA FINANZIARIA

Insomma, il mercato della formazione a distanza, grazie alla lezione appresa col Covid, secondo diverse stime oggi vale qualcosa come 19 miliardi e non mostra cenni di rallentamento, anzi. Forse anche per questo Multiversity – ossia il gruppo che controlla Università Mercatorum, Pegaso e San Raffaele di Roma – di proprietà del fondo britannico-lussemburghese Cvc, pare avere avviato una connessione con parti della maggioranza e del governo, così da assicurarsi posti privilegiati come la presenza al tavolo dell’iniziativa Pa 110 e lode.

LA PARTNERSHIP TRA MULTIVERSITY E IL SOLE 24 ORE

Sempre Multiversity ha deciso di affiancare il reingresso del Gruppo 24 Ore nel settore della formazione in partnership con la società Sole 24 Ore Formazione. Reingresso che non poco ha fatto tribolare il quotidiano di Confindustria degli ultimi mesi, dato che quando era uscito dal mercato aveva improvvidamente venduto pure il marchio, col risultato che oggi ci sono due scuole dal nome assai simile (Sole 24 Ore Formazione e 24 Ore Business School) in causa per escludere l’altra. Ecco perché è assai curioso il claim pubblicitario scelto per reclamizzare i corsi di formazione del Sole 24 Ore: “Se non c’è scritto “Sole” non è la Scuola di Formazione de Il Sole 24 Ore”.

VACCARONO DEUX EX MACHINA DELL’OPERAZIONE?

Ma non è l’unica cosa curiosa della vicenda. “Quando l’anno scorso – ha ricostruito nei mesi scorsi il Messaggero in un articolo critico sul Multiversity – il Sole ha deciso di rientrare nel business della formazione al termine del periodo di non concorrenza, dopo aver venduto la business school a Palamon, lo ha fatto portando al CdA (il Sole è società quotata) un parere legale sull’uso del brand che sembra contrastare con il contratto fra Sole e Palamon. […] La questione più curiosa – riguardo cui alcuni si attendono un parere della Consob – (annota sempre la testata romana) è la presenza di Fabio Vaccarono (ad di Multiversity, nella foto) nel consiglio del Sole che ha approvato l’avvio dell’operazione con Multiversity”.

Sì, perché nel novembre del ’22 si è poi dimesso, ma prima era ancora nel CdA che ha preparato il terreno alla partnership col gruppo di cui oggi è ad e direttore generale, ovvero di Multiversity srl, come pure amministratore delegato di Università Telematica Pegaso Spa e Università Telematica Pegaso srl, Presidente e Ad di Pegaso Management srl e Ad di Universitas Mercatorum.

GLI ARTICOLI ENTUSIASTICI (E ANONIMI) DEL SOLE SU MULTIVERSITY

Ma gli aspetti curiosi non finiscono qui. Perché sul Sole 24 Ore hanno iniziato ad apparire articoli come quello dei giorni scorsi dal simile tenore: “Università, Multiversity lancia “l’assistente” ai corsi con intelligenza artificiale” (Il Sole 24 Ore del 19 gennaio 2024, pag. 8). Catenaccio: “Il chatbot sarà a disposizione dei 200mila studenti dal prossimo anno accademico, Lo strumento aiuta nello studio ed è realizzato con OpenAI e Bain & Company”.

Un pezzo dalla grande evidenza ma che nessun giornalista s’è preso la briga di firmarlo, apparendo l’acronimo Redazione Imprese Territori: evidentemente l’articolo era basato per lo più su un comunicato stampa.

Non bisogna dimenticare che  l’ultimo rapporto dell’Anvur dello scorso giugno evidenziava come durante i corsi del 2022 le università tradizionali avessero messo a disposizione un professore ogni 28,5 studenti mentre nelle telematiche il rapporto sia salito a 384,8 studenti per docente. L’introduzione del chatbot e non di altri professori non sembra la soluzione al problema.

Ha senso dunque reclamizzare chatbot-balie per gli studenti quando il report sottolinea come “l’’effetto combinato della riduzione dei requisiti di docenza richiesti per l’accreditamento dei corsi di studio, a fronte comunque di un aumento del numero dei docenti contestuale all’esplosione nel numero di iscritti, ha determinato il rilevante aumento del rapporto studenti/docenti, che è passato da 152,2 del 2012 a 384,8 del 2022 (un indicatore di circa tredici volte superiore rispetto alle università tradizionali)”?

Eppure l’articolo del Sole ne enfatizza la portata: “L’intelligenza artificiale generativa entra all’università, attraverso un chatbot, un vero e proprio assistente che sarà a disposizione degli studenti per aiutarli nello studio 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. A sperimentarlo sarà Multiversity, il primo Gruppo di Education in Italia e secondo in Europa con gli atenei digitali Pegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma, che lo introdurrà a partire dal prossimo anno accademico, al via in settembre.” Il tono, si diceva, è quello del comunicato stampa.

Immancabile il virgolettato dell’ex membro del CdA del Sole, oggi principale partner del Gruppo nella formazione: “Fabio Vaccarono, amministratore delegato di Multiversity, spiega che «con questo servizio, Multiversity si conferma leader nell’innovazione della didattica, utilizzando le più avanzate tecnologie di Intelligenza Artificiale Generativa per fornire un formidabile assistente all’apprendimento degli studenti, che potranno ricevere supporto allo studio e all’approfondimento in tempo reale, integrando la formazione erogativa di qualità dei nostri professori con una interattività unica nel panorama universitario italiano»”-

L’entusiasmo che traspare dal pezzo è palpabile: “Gli studenti degli atenei del gruppo – che sono oltre 200mila – potranno continuare a seguire le lezioni quando più comodo per loro, avvalendosi del normale tutoraggio previsto dalla normativa universitaria e dai servizi degli atenei. Inoltre, grazie a questa innovazione, potranno richiedere in ogni momento chiarimenti, approfondimenti sui concetti o consultare fonti di riferimento sui contenuti dei corsi, ricevendo le risposte in tempo reale. Per gli studenti i benefici saranno il miglioramento e la personalizzazione dell’esperienza di studio, l’arricchimento dell’offerta di servizi e il supporto nell’apprendimento degli argomenti e nella preparazione degli esami”.

In una climax ascendente verso la beatificazione del chatbot che raggiunge questo culmine: “Questo permetterà ai docenti di affidarsi al chatbot come valido assistente didattico che sarà disponibile sempre, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, coniugando didattica erogativa e interattiva. Christophe De Vusser, responsabile private equity di Bain & Company in EMEA, aggiunge che «l’IA sta evolvendo rapidamente, e le aziende devono identificare applicazioni concrete che generino valore sostenibile nei rispettivi settori per garantirsi un vantaggio competitivo». Il lancio del nuovo strumento di Multiversity, dice De Vusser, «è un vero cambiamento nell’esperienza digitale di studenti e docenti. La collaborazione con Multiversity è frutto dell’alleanza tra Bain & Company e OpenAI, che unisce le nostre competenze in termini di business strategy con la loro tecnologia e riflette la profonda esperienza della nostra Practice di Advanced Analytics nello sviluppo di soluzioni all’avanguardia sul fronte dell’IA»”.

UNITED SCALPITA

Ma, si diceva, le università telematiche sono in fermento. Anche perché c’è una spada di Damocle che pende sulle 11 università telematiche esistenti in Italia e dunque anche su quelli del colosso Multiversity (qui i conti del gruppo). Si chiama decreto ministeriale 1154/2021 e impone a tutte le università requisiti per quanto riguarda sia il numero di docenti sia quello degli studenti (che per l’85% frequentano università pubbliche e per il 15% le 31 università private attuali).

Ecco dunque che con un attacco a tenaglia su Formiche appare invece un guest post a firma Paolo Miccoli, già presidente dell’Anvur (sì, quello stesso ente, ovvero l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, che ha avanzato i dubbi di cui sopra sulle università digitali), oggi alla guida di United (Università Italiane Telematiche e Digitali), la neonata nonché prima associazione delle Università Digitali italiane.

“Alla formazione di questa nuova realtà – si legge su Prima (qui l’articolo del Sole)- hanno contribuito sette dei maggiori atenei digitali italiani riconosciuti dal Ministero dell’Università e Ricerca, tra cui Università telematica Pegaso, Università telematica Mercatorum, Università telematica San Raffaele Roma, Università Telematica degli Studi IUL, Università eCampus, Università telematica Leonardo Da Vinci e, infine, Università Telematica Giustino Fortunato”. Insomma, è una associazione fortemente voluta da Multiversity. Non dimentichiamo che Vaccarono oggi non solo è Ad e Dg di Multiversity srl, ma pure Ad di Università Telematica Pegaso Spa e Università Telematica Pegaso srl, Presidente e Ad di Pegaso Management srl e Ad di Universitas Mercatorum.

Miccoli ovviamente s’è già calato nel nuovo ruolo. E mentre l’Anvur che ha presieduto accende un faro sulla qualità della teledidattica tra una moltitudine di alunni e pochi professori, lui sottolinea come le università telematiche democratizzino l’accesso alla laurea: “È evidente dunque come il modo principale per consentire agli studenti meno agiati di conseguire una laurea sia quello di studiare comodamente dal proprio domicilio, tanto più se si è lavoratori studenti e se una frequenza al di fuori della propria residenza risulterebbe semplicemente impossibile. Infatti ancora il rapporto della Fondazione Einaudi ci ricorda come “le università digitali dispongano del personale amministrativo, dei tutors, oltre che una serie di strumenti e servizi (testi scritti delle lezioni, slides, filmati, esercitazioni per autovalutazione, attività di guida e consulenza…), necessari agli studenti per poter organizzare il proprio percorso accademico in base alle proprie esigenze”.

LA NUOVA ASSOCIAZIONE VUOLE SEDERSI AI TAVOLI TECNICI

E qui spiega le reali finalità dell’associazione: la lobby. “Per tutti questi motivi il mondo delle università telematiche, accusato spesso in passato di essere frammentato ed estremamente eterogeneo al suo interno, forte dei risultati straordinari raggiunti globalmente, ha sentito la necessità di darsi una struttura unitaria di rappresentanza costituendo l’Unione Italiana delle Università telematiche e digitali (United), rappresentativa di oltre l’80% degli studenti iscritti.”

LE UNIVERSITÀ TELEMATICHE PROVANO A DISINNESCARE NORME CONTRARIE?

O, per essere ancora più chiari: “Oggi per il ministero dell’Università e della Ricerca avere un dialogo costruttivo e continuativo con questo mondo, il cui contributo alla digitalizzazione del Paese è sotto gli occhi di tutti, è diventato imprescindibile. È auspicabile quindi che United possa essere quanto prima ascoltata in quei tavoli tecnici dove si discute l’operatività e il futuro dell’università italiana, di cui gli atenei telematici costituiscono un importante caposaldo.”

Quegli stessi tavoli tecnici in cui si stanno decidendo i requisiti minimi che dovranno essere garantiti dalle telematiche, che se portati verso l’alto rischierebbero di incidere troppo sui loro bilanci. Non lo maligniamo noi: lo dicono le interessate: a causa di questa situazione, recita il bilancio d’esercizio 2022, “essendo lo scenario ancora aperto e imprevedibile, non era oggettivamente prevedibile, come non lo è tuttora, prevedere se e quali impatti produrrà il DM1154”.

Back To Top