C’è una spada di Damocle che pende sulle 11 università telematiche esistenti in Italia e dunque anche su quelli del colosso Multiversity. (qui i conti del gruppo). Si chiama decreto ministeriale 1154/2021 e impone a tutte le università requisiti per quanto riguarda sia il numero di docenti sia quello degli studenti (che per l’85% frequentano università pubbliche e per il 15% le 31 università private attuali).
I RISCHI INDICATI NEL BILANCIO DEL GRUPPO MULTIVERSITY
A causa di questa situazione, recita il bilancio d’esercizio 2022, “essendo lo scenario ancora aperto e imprevedibile, non era oggettivamente prevedibile, come non lo è tuttora, prevedere se e quali impatti produrrà il DM1154”.
IL CASO DELLE UNIVERSITA’ TELEMATICHE
Del resto, che le università telematiche fossero oggetto di particolare attenzione lo si sapeva da anni. Già l’atto di indirizzo sull’aggiornamento 2017 al Piano Nazionale anticorruzione – sezione Università, quando ministra dell’Istruzione e dell’Università era Valeria Fedeli, prevedeva – anche alla luce delle criticità segnalate nella Relazione redatta dalla Commissione costituita ad hoc presso il dicastero – alcune misure specifiche. A partire dal fatto che la disciplina applicabile dovesse essere “resa omogenea” rispetto a quella degli atenei tradizionali e che l’Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione Università e Ricerca) dovesse sottoporre a “particolari controlli” i processi attinenti gli esami di profitto e la laurea.
IL DM 1154/2021 SUI REQUISITI DIDATTICI
Il 14 ottobre 2021, quando a Viale Trastevere c’era invece Maria Cristina Messa, è stato emanato il decreto ministeriale 1154/2021 che ha modificato i requisiti didattici per le università in termini di tipologia di docenti da garantire e di modalità di calcolo del numero di studenti, senza distinzione fra atenei telematici e non. In un secondo momento è arrivato un decreto direttoriale, il 2711/2021 che ha fissato al 30 novembre 2024 la data di verifica dei requisiti.
L’ALLARME DELL’ANVUR
Come informa Il Messaggero, in attesa della verifica al 30 novembre 2024, l’Agenzia Nazionale di Valutazione scodella numeri fin troppo chiari. Secondo l’ultimo documento sul Sistema della Formazione Superiore e della Ricerca, pubblicato a giugno scorso, durante i corsi tenuti nel 2022 le università tradizionali hanno messo a disposizione in media un professore ogni 28,5 studenti mentre quelle telematiche uno ogni 384,8 studenti. Già solo da queste cifre è facile intuire la disparità di costi/ricavi e di standard qualitativi offerti.
I RICORSI AL TAR E AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, IL TAVOLO AL MINISTERO
Nel frattempo le università telematiche hanno risposto ai decreti presentando ricorsi al Tar del Lazio, con istanza di misure cautelari, tutti dal contenuto sostanzialmente analogo e tutti rigettati.
Infine, a febbraio 2022, l’ultimo tentativo: un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. L’obiettivo era quello di annullare le disposizioni del decreto ministeriale e in particolare l’innalzamento previsto del numero di docenti. Una mossa che però è stata bocciata: la Sezione Terza del Tribunale Amministrativo del Lazio con sentenza breve n. 17236 del 21 dicembre 2022 ha respinto il ricorso di Università Telematica Pegaso e Universitas Mercatorum e gli atenei del gruppo Multiversity hanno approvato e presentato il piano di raggiungimento del numero di insegnanti da assumere alla luce del DM 1154/2021.
Nel bilancio si evidenzia che Pegaso e Mercatorum nel proprio ricorso “hanno contestato ulteriori profili di legittimità al DM rispetto a quelli presentati dagli altri ricorrenti e sui quali ancora non vi è stata decisione”.
A seguito di tutta questa querelle giuridica il ministero – con decreto ministeriale 294/2021 – ha istituito il Tavolo delle università telematiche per attivare un confronto sui temi specifici soprattutto in relazione alla definizione dell’offerta formativa, sulla garanzia della qualità e della sostenibilità della formazione, sull’utilizzo delle tecnologie di e-learning. Durante le riunioni del Tavolo si è pure parlato della rivisitazione dei requisiti necessari previsti dal DM 1154/2021.
UNIVERSITA’ TELEMATICHE, IL DM 930/2022 SULL’ISCRIZIONE A DOPPIA LAUREA
Un altro decreto ministeriale che impatta sul gruppo Multiversity è il 930 del 29 luglio 2022 sull’avvio dell’iscrizione a una doppia laurea per l’anno 2022/2023. Nel DM si precisa che ogni studente può iscriversi contemporaneamente a due diversi corsi di laurea, di laurea magistrale o di master, di dottorato di ricerca o di specializzazione (ad eccezione di quella medica) anche presso più università italiane ed estere. Si tratta di un provvedimento che evidentemente può giovare agli atenei telematici e infatti nel bilancio Multiversity si legge: “La contemporanea iscrizione consente di raggiungere obiettivi di apprendimento e target di formazione più coerenti con gli standard dei Paesi europei. Infatti gli studenti potranno essere più competitivi grazie alle numerose e trasversali competenze acquisite; sarà possibile accelerare l’accesso al mondo del lavoro per chi si sta formando; viene offerta una maggiore libertà di scelta sia con riguardo alla domanda che all’offerta di lavoro; gli studenti potranno ottenere una migliore e variegata specializzazione; si raggiungerà così il consolidamento di competenze differenziate”.