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Mps

Unicredit, Mps e il Palio delle fesserie politiche

Il corsivo di Michele Arnese, direttore di Start

 

Anche per le sciocchezze non si dovrebbe mai superare la modica quantità.

Ma i politici di tutti colori – sull’offerta di Unicredit tanto caldeggiata dal Tesoro su Mps – la modica quantità l’hanno abbondantemente superata (in fondo c’è un estratto – emblematico – di un articolo odierno del quotidiano Repubblica).

Sciocchezze e strepitii sono mendaci, perché non ricordano un paio di questioncelle.

Il ministero dell’Economia, che controlla il Monte dei Paschi di Siena, si è impegnato con la Commissione europea a uscire entro il 2022 dal capitale di sociale come previsto dall’intesa con Bruxelles quando il Tesoro salvò Mps.

Governo e parlamento hanno previsto sconti fiscali per banche che aggregano altre banche.

Gli stress test dell’Eba delineano scenari da incubo sulla solidità patrimoniale di Mps.

La gestione Mps targata del Tesoro non è stata un successone, come ha spiegato il giornalista finanziario Fabio Pavesi.

Infine, formalmente, solo un soggetto – il fondo Apollo – si è detto disposto a valutare l’acquisto di tutto il Monte; ai politici piace dunque più la proprietà di un fondo estero rispetto a Unicredit?

Finanche i sindacati rispetto ai politici sono più assennati sul dossier Mps: “Nessun pregiudizio su Unicredit, occorre però chiarire il concetto di spezzatino”, ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato più rappresentativo dei bancari.

Chi poi si straccia le vesti – cosa buona e giusta, ovviamente – per l’esborso dello Stato direttamente (tramite Mef) o indirettamente (tramite la sgr Amco del Tesoro o Mcc-Invitalia) per gli spezzatini poco succulenti (tra Npl e cause legali) di Mps, si ricordi che un’operazione di sistema è già avvenuta con le tre banche popolari venete acquisite a costo zero e con robusti ammortizzatori statali da parte di Intesa Sanpaolo.

Va bene che c’è campagna elettorale a Siena, ma chi gareggia non deve vincere pure il Palio delle fregnacce.

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(Estratto di un articolo del quotidiano Repubblica)

Levata di scudi nella maggioranza sul progetto di cessione del Monte dei Paschi di Siena a Unicredit. Particolarmente turbolento il fronte delle destre, da Forza Italia alla Lega, mentre anche il Pd avanza perplessità e chiama il ministro dell’Economia Daniele Franco a riferire in Parlamento. Il segretario del Pd Letta interviene: «Non accetteremo soluzioni punitive» e il Nazareno chiede di «concertare con attori economici e sociali». Particolarmente duro il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta: «Era questo il momento di fare una proposta da parte di Unicredit? Probabilmente no», ha detto l’esponente di Forza Italia. «Che si aprano le segrete stanze dei cda. Se Mps deve sposarsi o fidanzarsi che se ne discuta nel Paese. E se ne discuta anche in consiglio dei ministri». La buttano più decisamente in politica Maurizio Gasparri (Forza Italia) e la Lega e sembrano guardare soprattutto alla campagna per le suppletive proprio a Siena dove si è candidato il segretario del Pd, Enrico Letta. Gasparri punta il dito su quello che definisce «un mostruoso conflitto di interessi Unicredit-Pd-Mps», riferendosi alla vicenda di Pier Carlo Padoan prima ministro dell’Economia, poi parlamentare di Siena e quindi presidente di Unicredit. La Lega, dopo che Salvini aveva parlato di «regalo», ieri con il consigliere regionale della Toscana Marco Landi è tornata alla carica battendo sui legami Siena-Pd. Critici anche i Cinque stelle. «La cessione delle quote pubbliche di Mps – dicono – deve tutelare la concorrenza evitando che una sola banca, quale Unicredit, possa avvantaggiarsi su tutte le altre». Il Partito democratico, con le capogruppo di Senato e Camera Serracchiani e Malpezzi, chiede al ministro dell’Economia di riferire in Parlamento di fronte alle Commissioni competenti. Scende in campo anche Enrico Letta e rassicura sulla sua candidatura senese: «Conoscevo i rischi. E la tempistica degli stress test su Mps era nota. A maggior ragione ho scelto di candidarmi perché è una questione che ha implicazioni e impatto nazionali, perfino internazionali. Rifiutare avrebbe voluto dire disertare. Ho fiducia che Draghi e il governo gestiranno con grande autorevolezza un dossier delicato». Letta torna anche nel merito della vicenda: «Non accetteremo soluzioni punitive verso il territorio. Chiederemo di tutelare il lavoro di migliaia di persone e delle loro famiglie, e di salvaguardare l’unità e il prestigio di un marchio storico. Dunque, no spezzatino».

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TUTTI GLI APPROFONDIMENTI DI START SULL’OPERAZIONE UNICREDIT-MPS:

Quanto costerà allo Stato la bad bank di Mps dopo lo spezzatino cucinato da Unicredit

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