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Palenzona

Ecco le pagelline di Palenzona su Pignataro, Orcel, Castagna, Profumo, Ravanelli e non solo

Che cosa ha detto e che cosa ha fatto capire il presidente della Fondazione Crt, Fabrizio Palenzona, nell'intervista rilasciata al Sole 24 ore.

 

È l’attivismo di Fabrizio Palenzona il vero protagonista dell’intervista che il presidente della Fondazione Crt ha rilasciato al Sole 24 Ore. Chiusa la partita in Acri, con il via libera (a malincuore) alla presidenza di Giovanni Azzone e la conquista della vicepresidenza, l’ex presidente di Unicredit – nonché ex presidente di Gemina, di Aeroporti di Roma e della Federazione Autotrasportatori Italiani (per 16 anni) e di molto altro – può ora dedicarsi agli investimenti della Fondazione piemontese e a concludere l’operazione Prelios.

PALENZONA SI SCAPICOLLA PER PIGNATARO

Il vero clou dell’intervista del quotidiano confindustriale è infatti dedicata ai rapporti fra Palenzona e il finanziere bolognese Andrea Pignataro, che ha comprato Prelios presieduta proprio da Palenzona. Che non lesina complimenti: “Lo conosco da meno di due anni, non appena iniziato l’interesse per Prelios. Come lei può immaginare, nella mia vita ho avuto modo di conoscere uomini, manager e imprenditori eccellenti, Andrea Pignataro è un unicum”, afferma sicuro Palenzona, secondo cui Pignataro è “un fuoriclasse che, tra l’altro, non se la tira. Imprenditore, manager e scienziato assieme. Con una passione per la ricerca e i giovani. Ha in testa un disegno strategico e, dopo aver fatto fortuna in tutti i continenti, ha volutamente deciso di impegnarsi nel suo Paese. Riservato per carattere e per scelta di vita, non facendo parte di nessun ‘circolo del tennis’, non gode di ‘amichettismo’”. Il che, detto da un campione del capitalismo relazionale come Palenzona (nella foto all’affollatissimo evento organizzato dal giornalista Nicola Porro con ampia partecipazione di top manager, dirigenti, politici, editorialisti, lobbisti e comunicatori) è piuttosto contraddittorio.

Anche sulla critica relativa ai debiti (su cui si sono dilungati di recente prima il Messaggero e poi il Corriere della sera) del capo di Ion, Palenzona rassicura: “Ma uno che ha iniziato da zero e oggi ha un gruppo industriale innovativo con un enterprise value di oltre 45 miliardi e un ebitda di oltre 2 come potrebbe aver fatto tutto senza debito? Inoltre, a credere in lui sono le principali istituzioni finanziarie del mondo. Non ha mai ricevuto soldi pubblici, ha onorato sempre i suoi impegni e last but not least ION vale molto più del suo debito”. Il panegirico non finisce: “Ma la cosa più affascinante è il modo con cui mette insieme business e ricerca. Pignataro stima le nostre università, che supporta con consistenti risorse. È convinto che attraverso una ricerca ‘verticale e coordinata’ l’Italia abbia ancora l’opportunità di dire la sua nell’applicazione dell’intelligenza artificiale e nella gestione dei dati, settore dove anche l’Europa ha perso il treno. Credo che una volta superate le diffidenze e i sospetti sarà apprezzato. Sono convinto che sarebbe più utile alla nostra premier e al Paese un colloquio con l’umano Andrea piuttosto che con il transumano Elon”.

L’OPERAZIONE ION SU PRELIOS

La procedura di acquisizione di Prelios, società di gestione e servizi immobiliari posseduta dal fondo americano Davidson Kemper Capital Management, da parte di Ion Investment Group, vale nel complesso 1,35 miliardi di euro (di cui 600 milioni a debito). Palenzona non ha dubbi: “Quando un’operazione è valida, strategica e assicura un contributo allo sviluppo, un po’ di pazienza è d’obbligo. Sono ottimista sul risultato delle procedure in corso e ritengo assolutamente importante lo strumento del golden power a tutela delle aziende sistemiche e dell’interesse nazionale. Proprio in questo senso abbiamo bisogno di un azionista stabile e di lungo periodo come ION. Vogliamo crescere ed esportare la nostra esperienza. I servicer italiani sono i migliori e con ION possiamo giocare la partita per diventare protagonisti europei del settore”.

In merito a questa operazione va ricordato il favore della Lega che – tramite un’interrogazione al governo presentata dal deputato della commissione Finanze, Giulio Centemero – ha chiesto notizie sulla possibile attivazione del golden power da parte del governo. Una presa di posizione chiara che fa trasparire l’appoggio del Carroccio a Pignataro e al progetto sistemico del finanziere con base nel Regno Unito che, peraltro, avrebbe anche incontrato l’attuale ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, già quando questi era titolare del Mise.

IL DDL CAPITALI

Rimanendo nei paraggi di Palazzo Chigi, nell’intervista al quotidiano confindustriale Palenzona sembra dare un giudizio equilibrato sul governo Meloni. In merito al ddl Capitali che ai primi di febbraio ha avuto il via libera della Camera, e in particolare alle nuove norme sul rinnovo dei cda delle società quotate, chiarisce: “È innegabile che il disegno di legge solleva qualche perplessità tra gli investitori quanto alla sua applicabilità proprio riguardo alle liste del consiglio. Comportamenti come quelli da noi denunciati spiegano le ragioni della necessità di disciplinare questo strumento. Per un giudizio compiuto, comunque, bisognerà attendere i decreti delegati al governo”. Insomma, un colpo al cerchio e uno alla botte.

IL SILENZIO SU PROFUMO

Sull’Acri, il numero uno della Fondazione Crt è atarassicamente critico verso il presidente uscente Francesco Profumo: “Per quanto riguarda la precedente gestione di Acri – dice Palenzona – non ho l’ansia di commentare le prestazioni di Profumo”. Ci tiene però a togliersi qualche sassolino dalla scarpa, facendo notare indirettamente l’influenza della sua azione sull’associazione: “Nei fatti, è la prima volta che si elegge il presidente dell’Acri in quanto nella Prima Repubblica i metodi erano appunto quelli da Prima Repubblica. Dopo, grazie a Dio, le fondazioni hanno goduto per lungo tempo della presidenza di un fuoriclasse come Giuseppe Guzzetti. Il quale, come si addice ai regnanti, ha indicato in Profumo il suo successore”. In questo contesto, ricorda Palenzona, “ho ritenuto proporre alla Consulta delle Fob di Piemonte e Liguria, che ricordo rappresentano il 40% del patrimonio presente in Acri, un programma che una volta condiviso costituisse il metro per valutare l’operato dei nuovi vertici”. Il recente interventismo in Acri, ha portato ad ottenere la vicepresidenza: “In Acri Fondazione Crt è ben rappresentata dal nostro vicepresidente vicario, professor Maurizio Irrera, che continuerà nel suo impegno”. Palenzona qui se la suona e se la canta, ma – come raccontato da Start Magazine – le sue mire erano ben altre (prendere il posto di Profumo) e le sue critiche alla gestione Profumo dell’associazione delle fondazioni erano ben evidenti nel documento che il numero uno di Crt aveva messo a punto.

PALENZONA ELOGIA ORCEL

Se, dunque, a Profumo almeno sul Sole non dedica neppure una parola, Palenzona si dilunga invece su Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit di cui la Fondazione è azionista. Orcel è “un eccellente banchiere che non da oggi gode della nostra stima e i cui risultati straordinari parlano per lui”. Sul recente dissenso espresso riguardo alla composizione della lista del board che a breve sarà rinnovato, il banchiere piemontese mette le mani avanti: “Di UniCredit siamo fondatori e la nostra partecipazione non è in discussione. La nostra critica era rivolta al comitato governance per come ha gestito il processo di formazione della lista del cda. Un processo che non sia in linea con le best practice di mercato e con le linee guida della Consob non è nell’interesse di UniCredit. Il ritiro dalla lista del cda di chi aveva gestito il processo ha certamente contribuito a mitigare la nostra posizione critica”.

Insomma, lodi sperticate a Orcel. Silenzio invece su Intesa Sanpaolo: d’altronde proprio con alcuni top manager del gruppo bancario (non con il numero uno Carlo Messina) Palenzona come presidente di Prelios ha duellato non poco in particolare su un dossier, il progetto di MilanoSesto, salvo trovare un accomodamento.

L’USCITA DA BANCO BPM

Sempre a proposito di investimenti, Palenzona al Sole 24 ore parla dell’uscita dall’azionariato di Banco Bpm – che ha fruttato 140 milioni di cui 80 milioni di plusvalenza – e lo fa citando il grande vecchio della finanza italiana: “Ho messo in pratica quanto suggeriva Enrico Cuccia: vendi, guadagna e pentiti. Grazie all’ottimo lavoro del dottor Giuseppe Castagna abbiamo quasi triplicato l’investimento”. Con il ricavato, aggiunge, “abbiamo consolidato la nostra storica partecipazione di lungo termine in Generali, così da accrescere il flusso di dividendi, che insieme ad UniCredit e Mundys costituiscono la parte più consistente delle risorse che mettiamo a disposizione del territorio”.

Al di là delle parole di prammatica su Castagna, sta di fatto che Crt ha tolto le tende da Banco Bpm, dove evidentemente Palenzona non era in cima ai pensieri di Castagna, a differenza di Adriano Oliveti di Enpam che siede nel cda della banca capitanata da Castagna.

CRT STABILE IN GENERALI

Se Palenzona ha salutato dunque Castagna, il numero uno di Crt sta bello spaparanzato a nome di Crt nell’azionariato di Generali (“siamo e restiamo sulla soglia del 2%”), dove evidentemente pensa di contare più di quanto ha fatto in Bpm. Ma Palenzona starà con l’azionista numero uno Mediobanca o con il socio scalpitante Caltagirone, con cui pure Palenzona ha flirtato non poco parlando sempre di business?

Dalle parole di Palenzona affidate al Sole, la risposta pare chiara: “La lista del consiglio è una pratica diffusa a livello internazionale. Se però il processo di formazione viene gestito male, ne distorce la validità. Il rischio evidente è quello dell’autoreferenzialità del consiglio, cosa certamente criticabile. L’altro aspetto è il conflitto di interessi che si può creare se non si disciplina adeguatamente il ruolo degli attori delegati alla formazione della lista. Inoltre, un engagement serio e attento dei soci è una pratica indispensabile, nel caso in cui il consiglio voglia presentare la lista. Alla fine, infatti, chi la vota sono sempre e solo i soci. Certamente le Generali hanno rispettato questa best practice”. Un plauso dunque a chi – come Mediobanca – ha orchestrato la lista con Donnet in cima.

E pensare che in passato il numero uno di Crt aveva appoggiato il patto formato da Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio in chiave anti Piazzetta Cuccia anti Philippe Donnet in Generali. Ma all’epoca in Crt il presidente era Giovanni Quaglia e non Palenzona.

LA RICHIESTA DI REVISIONE DEI PATTI IN F2i

Altra partecipazione, quella in F2i dove Fondazione Crt ha il 3,7% e ha aperto un cantiere per rivedere i patti sul fondo e di fatto disturbando il potere del numero uno Renato Ravanelli. “Non vedo nessuno scandalo se dopo 10 anni ed in prossimità della scadenza del patto si fa un tagliando. È dovere dei soci valutare l’operato del management. Ancor di più nel caso in cui proprio il management proponga modifiche che comportino sia il suo ingresso nell’azionariato sia la modifica degli obiettivi strategici di investimento” mette nero su bianco Palenzona che ricorda “di aver partecipato personalmente alla nascita di F2i. L’obiettivo era costruire un campione nazionale per supportare l’ammodernamento delle grandi infrastrutture del Paese attraendo investitori nazionali ed internazionali. Anche per questo la qualità dei soci di F2i era ed è decisiva”.

In passato, peraltro, la Fondazione insieme ad altri soci tra cui Unicredit – per un totale di circa il 33% – si era già mostrata dissenziente nei confronti dell’operato dell’amministratore delegato, Ravanelli.

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