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Perché Mario Rossetti è stato sostituito in Open Fiber?

Open Fiber non sarà guidata più da Mario Rossetti. Fatti, numeri e approfondimenti

Cambiamenti al vertice di Open Fiber, la società per la fibra ottica. Gli azionisti Cdp e il fondo Macquarie – su input e ok del governo e del ministero dell’Economia – hanno dato il via libera alla sostituzione anticipata di Mario Rossetti alla testa della società con Giuseppe Gola, ex amministratore delegato di Acea ed ex cfo di Wind.

Da tempo nei palazzi romani si vociferava di un’uscita di scena di Rossetti da Open Fiber prima della scadenza del mandato. Di formazione più finanziaria che industriale, Rossetti lascia il ruolo di capo azienda a un esperto del settore tlc come Gola, voluto da governo e azionisti.

“Rossetti si è dimesso in settimana tra pressioni politiche e un periodo non facile di tensioni col partner Macquarie, il fondo infrastrutturale australiano, seguite al fallimento del tentativo di contendere a Kkr l’esclusiva per formulare un’offerta sulla rete Tim – ha scritto il Sole 24 ore – Rossetti, entrato in Open Fiber come cfo nel 2017, era diventato amministratore delegato il 3 dicembre 2021, ponendosi come obiettivo prioritario quello di recuperare i ritardi accumulati nelle aree bianche, a fallimento di mercato, nelle quali ha vinto tutti i bandi pubblici per la costruzione della rete in Ftth (Fiber to the home, fiber to the home, ma nel caso specifico fino a 40 metri dalle abitazioni). Ritardi in parte recuperati se effettivamente i lavori saranno completati, come da tabella di marcia, nel 2024″.

L’avvicendamento con Gola è stato favorito dalla disponibilità di Rossetti a rassegnare le dimissioni prima della scadenza del mandato.

Ecco fatti, commenti e approfondimenti sulla gestione di Rossetti.

I NUMERI DI OPEN FIBER SECONDO OPEN FIBER

Il piano di copertura delle aree bianche con la fibra di Open Fiber procede e “dal punto di vista economico forse per la prima volta il tema non è la carenza di risorse finanziarie”. Lo ha sottolineato in settimana Andrea Falessi, responsabile delle relazioni esterne e istituzionali di Open Fiber durante la tavola rotonda agli Stati Generali della Fibra: “Oggi ci sono imponenti piani pubblici, nel Pnrr diversi piani per quasi 7 miliardi nei diversi capitoli – ha ricordato Falessi – alcuni problemi sono in corso di risoluzione come i maggiori costi dovuti all’inflazione, quelli nelle catene logistiche creatisi nel momento in cui si è aperto il conflitto in Ucraina ma il vero problema per tutto il mercato infrastrutturale è la carenza di personale: mancano 10 mila persone e per OF sono circa 4mila le risorse che ci servono e che stiamo inserendo nei nostri piani”.

IL GIUDIZIO DEL CORRIERE DELLA SERA

Nel solco delle posizioni dell’azienda è anche il giudizio, in sostanza, del Corriere della sera; “Rossetti lascia la guida di Open Fiber dopo poco meno di due anni, iniziati in salita per via dei ritardi accumulati dal precedente management sul piano per la banda larga. Ritardi che in parte sono stati recuperati attraverso un nuovo piano industriale, ma senza la possibilità di rimettere Open Fiber in pari con gli obiettivi iniziali che prevedevano il completamento della rete nelle aree bianche nel 2021. Ad oggi la società ha realizzato oltre 70 mila chilometri di fibra, il 76% di quanto previsto dal piano, e ha chiuso il primo semestre dell’anno con ricavi per 267,5 milioni, in crescita del 28% e un Ebitda di 102,7 milioni con un incremento del 33%”, ha scritto ieri il quotidiano Rcs.

LE CRITICHE DI KEY4BIZ DI BARBERIO, CONSIGLIERE DI BUTTI

Di tutt’altro avviso è la testata specializzata in tlc Key4biz, fondata e diretta da Raffaele Barberio, consigliere del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alessio Butti (Fratelli d’Italia): “Mario Rossetti ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare – ha scritto nei giorni scorsi Barberio – Non si è preoccupato dell’operatività, dell’efficienza e dei ricavi dell’azienda, compito indiscutibile di un amministratore delegato, ma si è invece imbarcato in una folle impresa per l’acquisizione della rete di TIM spinto dal proprio smisurato ego e dai consigli completamente sbagliati delle mezze calzette che all’interno dell’azienda si dichiarano strateghi della tattica e della strategia, oltre che del regolatorio e delle relazioni istituzionali. In questo caso, l’azzeccagarbugli interno di manzoniana memoria, lo aveva rassicurato sull’inesistenza di problemi antitrust dell’operazione, facendo deragliare in questo modo anche il progetto di CDP per la rete unica”.

Dopo le critiche a Rossetti, un benvenuto a Gola da parte del consigliere del sottosegretario a Palazzo Chigi con delega all’innovazione: “Non possiamo fare altro – ha scritto Barberio – che augurare un grosso in bocca al lupo al nuovo amministratore delegato Giuseppe Gola, perché lui, sì, eredita una azienda distrutta. Farebbe sicuramente bene a dare avvio ad una serie di Audit, volti a verificare la correttezza dei dati aziendali e le conseguenze del mancato rispetto delle norme previste dalle Convenzioni e Concessioni che si sono registrate con l’attuale gestione. Ci permettiamo di concludere affermando che Open Fiber, ormai ha una sola via d’uscita, che per primi abbiamo indicato nel lontano gennaio di quest’anno (E se invece separassimo la rete di Open Fiber?), recentemente ripresa anche dall’on. Maurizio Gasparri e che consiste nella separazione tra Aree nere da una parte (da cedere sul mercato) e Aree bianche e Aree grigie dall’altra, per fare confluire queste ultime nell’attuale progetto industriale del MEF e di KKR. L’unico obiettivo raggiunto da Mario Rossetti è di poter dire che lascia Open Fiber ben peggio di come l’ha trovata, risultato del resto inevitabile se si considerano i metodi di gestione praticati”.

Affondo finale di Barberio su Rossetti: “In queste ore immaginiamo si stiano affilando le lame degli avvocati, per trattare presumibilmente una liquidazione milionaria favore del defenestrato AD e, ne siamo certi, magari accompagnata da ombrelli protettivi con manleve che proteggano da qualunque successiva azione di responsabilità”.

LE CRITICHE DEL PROFESSOR VATALARO

Ma non ci sono state soltanto critiche giornalistico-politiche sull’operato di Rossetti alla testa di Open Fiber. Significativi soprattutto le analisi di un tecnico del calibro del professor Salvatore Vatalaro, ordinario decano di Telecomunicazioni, Università di Roma Tor Vergata, in diversi interventi su Start Magazine dove ha rimarcato le criticità anche delle relazioni non chiarissime di Open Fiber con Infratel (gruppo Invitalia): “In sintesi, Open Fiber ha vinto tutti i bandi pubblici per le Aree Bianche del Paese formulando offerte irresponsabilmente al ribasso persino aumentando di molto, rispetto alla base di gara, il numero delle connessioni offerte in fibra ottica fino alla sede del cliente (FTTH). Lo ha fatto ipotizzando ricavi potenziali del tutto irragionevoli che naturalmente non si sono neppure lontanamente avverati. – ha scritto in una lettera aperta al governo e in particolare al ministero dell’Economia – Non ha rispettato le condizioni previste dalla convenzione firmata con la concessionaria Infratel Italia la quale, nel 2020, quando i progetti dovevano essere consegnati ed erano in mare altissimo e procelloso, preso atto molto tardivamente del completo insuccesso dell’impresa, invece di richiedere il versamento delle cospicue e doverose penali previste, ha viceversa ridotto di circa un migliaio i Comuni in fibra ottica da realizzare anche travasando un numero cospicuo di altri Comuni da tecnologia FTTH alla più economica e meno performante tecnologia radio FWA. Nonostante ciò dell’attuazione del programma non si vede la fine”.

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